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“Donne e contratti part-time, una situazione che si è aggravata con il perdurare dell’emergenza pandemica” la denuncia arriva da Fisascat Cisl Emilia Centrale e Uiltucs Uil Reggio Emilia che pone l’attenzione sulla ennesima disposizione governativa di chiusura delle scuole nei territori dichiarati in zona rossa.

Fisascat Cisl Emilia Centrale e Uiltucs Uil Reggio Emilia ricordano come “molte donne in part time lavorino in mense scolastiche aziendali. Ma le mense scolastiche reggiane risultano inattive dall’inizio della pandemia, mentre le mense aziendali della provincia hanno visto le attività azzerate o fortemente ridotte dal ricorso generale allo smart working”. Pertanto, queste operatrici si trovano ora impegnate ad affrontare un periodo di bilancio familiare negativo.
“Alcune di loro – proseguono i sindacati – si trovano in condizioni ai limiti della povertà, in quanto assunte con contratti di lavoro a 15 ore settimanali, con minimi retributivi che corrispondono ad un netto mensile di circa 450 euro, cifra che diminuisce drasticamente in quanto in cassa integrazione. Con il protrarsi della situazione attuale, si corre il rischio concreto di un’uscita dal mercato del lavoro per migliaia di addetti, per la stragrande maggioranza donne per con un’età media oltre i 50 anni”.
Quello che è avvenuto lo scorso anno durante l’emergenza sanitaria e che si è ripresentato in questa nuova ondata pandemica, è infatti la mancata riattivazione o la ripresa parziale dei servizi in appalto per effetto dei cambiamenti nell’organizzazione del lavoro da parte delle imprese committenti a partire dal ricorso allo smart working. Per i sindacati: “con la scelta del ricorso allo smart working, si impone una riflessione sulle conseguenze e l’impatto economico del lavoro agile per un’ampia fetta di lavoratori e indotto, una quota importante per il territorio, che rischia perdita di lavoro e professionalità in mancanza di un valido modello di ripresa”.
Per questo Fisascat – Cisl e Uiltucs – Uil, chiedono inoltre interventi a sostegno delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese del settore, a partire dalla richiesta di ammortizzatori sociali con causale Covid per un arco temporale coerente con la previsione di ripresa per sostenere l’occupazione e non disperdere professionalità.
Come ogni anno, lavoratrici e lavoratori vedranno sospesi i propri contratti a giugno, in corrispondenza della fine dell’anno scolastico, rimanendo per questi mesi senza retribuzione, senza ammortizzatori e senza possibilità di ricercare una nuova temporanea occupazione preclusa dagli effetti della crisi in atto, senza una prospettiva certa rispetto ai tempi e alle modalità di ripresa dei servizi.
Da qui la richiesta sindacale a “enti e imprese, confronti per individuare percorsi condivisi e soluzioni per prorogare, monitorare ed effettuare una riforma degli ammortizzatori sociali per non discriminare i lavoratori in appalto e dare risposte strutturali per i lavoratori part time ciclici; misure di sostegno economico straordinarie per affrontare l’emergenza”.