Non solo le donne, ma anche i giovani modenesi hanno un reddito medio pro capite quasi dimezzato rispetto alla media retributiva generale.

A rivelarlo (ma lo confermano anche i dati Inps) è un’indagine del Caf (Centro assistenza fiscale) Cisl Emilia-Romagna, che ha analizzato 142.629 dichiarazioni dei redditi presentate l’anno scorso con il modello 730 presso le sue sedi provinciali (Modena compresa).

Nel 2016 a Modena la media retributiva pro capite dei dipendenti 19-34 enni in valore assoluto era pari a 13.995 euro annui, per un numero medio pro capite in quelle stesse fasce di età di 197,19 giornate retribuite all’anno. Nel 2019 la media retributiva pro capite dei dipendenti 19-34 enni passa a 14.309 euro annui, migliorando del 2,2% il dato del 2016.

Il miglioramento si avverte in particolare tra i 25-29 enni: nel 2019 la loro retribuzione media pro capite annua cresce del 4,6% rispetto al 2016.

Resta il dato allarmante che nel 2019 a Modena i dipendenti in età 19-34 anni hanno una media retributiva pro capite annua del 40% inferiore rispetto alla media retributiva pro capite annua generale del Modenese (in valore assoluto 14.309 contro 23.515).

«Il fenomeno non è di facile lettura – commenta il segretario generale della Cisl Emilia Centrale William Ballotta – La nostra valutazione è che i giovani paghino un periodo troppo lungo di precarietà lavorativa e un’eccessiva rigidità nelle organizzazioni del lavoro. Rigidità che non favorisce gli inserimenti di giovani in profili professionali medio-alti, né sviluppi adeguati delle carriere. Si entra a lavorare con contratti precari, tempi determinati, rapporti intermittenti, lavoro stagionale, e si investe poco in formazione nei luoghi di lavoro. Prova ne è l’utilizzo modesto del contratto di apprendistato».

I dati Inps confermano l’analisi di Ballotta. I lavoratori dipendenti 19-34 enni in Emilia-Romagna sono 460 mila (dato 2019). Quelli assunti a tempo indeterminato sono il 60% (contro il 74,6% dei dipendenti a tempo indeterminato sul totale lavoro dipendente); tra i giovani i tempi determinati sono il 34%, contro il 21,4% dei tempi determinati sul totale lavoro dipendente.

«Le imprese dimostrano scarsa fiducia nelle capacità e competenze dei giovani, nonostante la grande maggioranza di essi sia diplomata o laureata – osserva il segretario Cisl –

Per questo lanciamo una sfida e un appello ai nostri imprenditori: investite in progetti che vedano protagonisti i nostri ragazzi.

Allo stesso tempo va migliorato il collegamento tra scuola e mondo del lavoro. Sono necessari, inoltre, un patto per le competenze (già richiamato dal Patto per il lavoro e il clima firmato in dicembre con la Regione), un rilancio dell’apprendistato, della formazione professionale e continua, politiche industriali al servizio di un chiaro progetto di sviluppo.

Dobbiamo offrire ai nostri giovani un lavoro stabile e di qualità, insieme a salari che, – conclude il segretario generale della Cisl Emilia Centrale – permettano loro di costruire progetti di vita personali e familiari».