Sono sei gli episodi di vandalismo sulle gabbie per la cattura delle nutrie o altri dispositivi utilizzati per i piani di controllo sulla fauna selvatica denunciati quest’anno dalla Polizia provinciale.

Oltre al recente danneggiamento di gabbie per nutrie al parco Ferrari di Modena, quest’anno si sono verificati atti analoghi a S.Cesario sul Panaro, a Modena nella zona di via Salvo d’Acquisto, a Cavezzo, a Mirandola, dove sono stati distrutti i richiami utilizzati dai coadiutori dell’Atc durante un piano di controllo sullo storno a tutela di un’azienda agricola, e a S.Damaso, in marzo lungo il fiume Panaro, quando la Polizia provinciale ha identificato, grazie alle immagini di un impianto di video sorveglianza faunistica, una cittadina che danneggiava le gabbie per la cattura di istrici e tassi.

«Chi crede di contrastare i piani di controllo con questi gesti – afferma Gian Domenico Tomei, presidente delle Provincia di Modena –  non difende la natura e commette un reato grave che mette a rischio la sicurezza di intere comunità. Le attività di controllo sugli animali è fondamentale per la tutela degli argini e delle colture agricole ma anche del necessario equilibrio faunistico. Intensificheremo i controlli per prevenire e scoprire i responsabili».

Come ricorda Patrizia Gambarini, comandante della Polizia provinciale, «questi atti vengono denunciati all’autorità giudiziaria per i reati di danneggiamento e interruzione di un pubblico servizio. Insieme agli Atc e i cacciatori coadiutori occorre contrastare la proliferazione incontrollata di alcune specie lungo gli argini e garantire un necessario equilibrio ecologico grazie agli interventi di riduzione, approvati anche dall’Ispra, per una corretta valorizzazione dell’ambiente».

Le gabbie per la cattura delle nutrie e volpi sono gestite  dagli Atc, quelle per la cattura di istrici e tassi, che essendo specie protette vengono liberati in altre zone, da una ditta incaricata con il coordinamento della Polizia provinciale.

L’attività è prevista nel piano per la difesa degli argini dagli animali “fossori”, avviato nel 2014 dopo la rottura dell’argine del Secchia, che vede la partecipazione di diversi enti, tra Comuni, Atc, Aipo e volontari della Protezione civile, con il coordinamento della Provincia.

Il piano per la sicurezza del nodo idraulico di Modena prevede anche il monitoraggio delle tane lungo 230 chilometri di  argini, con il coinvolgimento di oltre 2.700 volontari e circa 500 cacciatori coadiutori, tutti appositamente formati.