Fiom-Cgil e Cgil Modena hanno appreso nei giorni scorsi dagli organi di stampa della sottoscrizione del protocollo d’intesa tra Ferrari Spa e il Ministero dello Sviluppo economico, la Regione Emilia-Romagna ed Invitalia. In merito al progetto di investimento sul sito produttivo di Maranello, che prevede tra gli altri più di 100 milioni di risorse pubbliche, sono state spese parole di grande elogio e soddisfazione da tutte le parti coinvolte.

“Salutiamo con interesse questo progetto – affermano Fernando Siena della segreteria provinciale Cgil Modena e Stefania Ferrari segretaria generale Fiom-Cgil Modena – e l’idea che finalmente si inizi a pensare a come affrontare le sfide della riconversione, e che proprio nella terra dei motori si parta dalla sua eccellenza, ma pensiamo che questo debba essere fatto insieme alle parti sociali: del resto, non siamo nella Regione del Patto per il lavoro e per il clima, di cui sono firmatarie anche le organizzazioni sindacali?”

“Leggiamo con piacere di 250 nuovi posti di lavoro – continuano i sindacalisti – ma avremmo voluto approfondire meglio il bilancio occupazionale del territorio”. “Infatti, il progetto di sviluppo Ferrari ha iniziato il suo iter modificando strutturalmente la zona artigianale di Maranello nella quale possiamo stimare solo recentemente un numero quasi analogo di posti di lavoro persi, attraverso il trasferimento e la chiusura di diverse imprese storicamente insediate nel territorio”.

Per queste ragioni, Fiom-Cgil e Cgil Modena avrebbero voluto comprendere meglio di quale occupazione si tratta: “parliamo ancora una volta di tirocini, di forme di lavoro precarie, oppure di un’occupazione stabile, che garantisca un futuro e che ci ponga al contempo i temi dello sviluppo abitativo e dei servizi pubblici?

La buona occupazione deve riguardare tutti i soggetti che faranno parte di quel progetto a partire dagli ingegneri, passando per le maestranze, agli appalti che sicuramente verranno avanti, fino ad arrivare all’indotto che dovrà essere accompagnato nel percorso di riconversione”, aggiungono Cgil e Fiom-Cgil Modena.

“Non solo: la buona occupazione passa attraverso la formazione permanente, dentro una logica di transizione tecnologica ed ambientale che, se non governata e affrontata a garanzia di tutti, rischia di favorire processi che disperdono capacità professionali e mettono a repentaglio la tenuta occupazionale.

Affrontare uno straordinario passaggio di questa portata, richiede strumenti straordinari, proprio perché i processi di cambiamento nelle produzioni richiedono e richiederanno obbligatoriamente sempre più formazione, maggiore riqualificazione e garanzie per i lavoratori e le lavoratrici”.

“Ed è qui – concludono Siena e Ferrari – che si inserisce il lavoro e chi lo rappresenta. Di questo vogliamo discutere, ed è su questo che lanciamo un appello e una sfida alle istituzioni ed alle imprese tutte, iniziando da Ferrari, dagli Enti locali del territorio e dalla Regione: riprendiamo il modello emiliano, che ha contraddistinto le relazioni tra le parti sociali in questa regione, tanto più se il progetto è finanziato in parte con soldi pubblici. Come Cgil e Fiom-Cgil di Modena siamo pronti al confronto: speriamo lo siano anche gli altri”, concludono Cgil e Fiom-Cgil Modena.