L’innovativo sistema DAE RespondER è pronto per un nuovo passo: la Centrale Operativa 118 Emilia Est ne consentirà l’attivazione anche per arresti cardiaci che accadono in abitazioni private. Per l’efficacia del sistema è fondamentale far crescere il numero dei soccorritori occasionali volontari, pronti ad intervenire sulla scena.

Riconoscere l’arresto cardiaco, chiamare il 118, eseguire la rianimazione cardiopolmonare, utilizzare i defibrillatori semiautomatici (DAE). Sono semplici gesti, manovre elementari, alla portata di tutti. Lo hanno dimostrato in modo eccellente Paolo Freccioni e Paolo Parisi, che per primi, intervenendo tempestivamente, hanno permesso di salvare la vita di un giovane quarantenne vittima di un arresto cardiaco mercoledì scorso mentre attraversava la strada, in via Matteotti.

Ricostruzione degli eventi accaduti mercoledì 15 marzo in via Matteotti 

La chiamata alla Centrale Operativa 118 Emilia Est con la richiesta di intervento è arrivata alle ore 16.13. A rispondere c’era l’infermiere del 118 – Gianluca Federiconi – che ha prontamente identificato la criticità attivando il Codice BLU. Contestualmente ha attivato il sistema di videochiamata con cui ha teleguidato il soccorritore laico presente sulla scena, Paolo Freccioni, che ha immediatamente avviato le compressioni toraciche (inizio compressioni toraciche alle ore 16.16). Attraverso l’innovativo sistema regionale DAEResponder si è attivato un secondo soccorritore laico – Paolo Parisini – che, portando il DAE di cui dispone il suo taxi,  è arrivato sulla scena alle ore 16.20 collegando il defibrillatore e procedendo ad erogare uno shock sul paziente. Nemmeno un minuto dopo sono arrivati sul posto ambulanza e automedica che hanno stabilizzato la vittima, trasportandola in Emodinamica all’Ospedale Maggiore in meno di 30 minuti.

L’equipe diretta da Gianni Casella ha tempestivamente trattato con angioplastica il 40enne – affetto da una malattia coronarica già diagnostica in fase avanzata – il quale è oggi tornato alla sua quotidianità senza alcun esito neurologico.

Da un’attenta analisi dell’intera catena dei soccorsi si evince che la pronta identificazione del problema, la chiamata al 118 e soprattutto l’azione tempestiva dei due soccorritori laici hanno fatto la differenza, contribuendo alla realizzazione di un tempo, quasi da record, per l’intervento sulla scena.

Un risultato che è senz’altro anche frutto della sensibilità della regione Emilia-Romagna e della città di Bologna che hanno contribuito a fare da apripista per la legge 116/2021. Un importante punto di arrivo che ha consentito a tutti i cittadini l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico o automatico nei casi di arresto cardiaco. Dalle recenti Linee guide dell’European Resuscitation Council, in caso di arresto cardiaco, defibrillare entro 3/5 minuti dall’inizio dell’arresto cardiaco può infatti aumentare le possibilità di sopravvivenza dal 50 al 70%, invece per ogni minuto che passa senza soccorsi queste diminuiscono circa del 10%. Sia la Regione Emilia-Romagna che l’Azienda USL di Bologna hanno peraltro da anni investito in ricerca, innovazione tecnologica, sensibilizzazione e formazione dei cittadini. Tra le tante iniziative aziendali si ricorda la formazione nelle scuole promossa attraverso il progetto “Kids save lives”.

Bologna città cardioprotetta è pronta per una nuova evoluzione del sistema DAE: dall’attivazione nei luoghi pubblici oggi anche nelle abitazioni private

Bologna, città cardioprotetta ha fatto tanti passi avanti negli ultimi anni. Da un recente studio dell’Azienda USL di Bologna emerge come la forza del Sistema dell’Emergenza bolognese risieda in un’ottima percentuale di ripartenza del cuore all’arrivo dei soccorsi del 118 (45% rispetto ad una media italiana del 19% ed una media europea del 33%) e in una buonissima percentuale di sopravvivenza dopo la dimissione ospedaliera (19% rispetto ad una media italiana del 9.5% ed una media europea dell’8%). Tanto, però, c’è ancora da fare per aumentare la percentuale di intervento dei laici che possono fare la vera differenza nell’esito dell’arresto cardiaco. Si pensi infatti che in Danimarca, dove si registra il 70% di RCP da laici, si raggiunge poco più del doppio della percentuale di sopravvivenza registrata in Italia. Traguardi a cui Bologna mira e che intende raggiungere attraverso un approccio di sistema. Risultati che dipendono da un’organizzazione capace di unire da un lato la sensibilizzazione rivolta alla popolazione e dall’altro l’attività formativa, continuamente supportata dall’innovazione tecnologica in grado di rendere la rianimazione cardiopolmonare un’azione alla portata di tutti, espressione di senso civico ed elemento di coesione della comunità.

A questi obiettivi concorre da diversi anni anche l’app DAE RespondER, sviluppata dal Sistema 118 e attiva dal 2017, completamente integrata con le Centrali Operative 118 della Regione. Un’innovazione tecnologica nata con l’obiettivo di inviare sulla scena, in caso di eventi di sospetto arresto cardiaco, soccorritori volontari laici e non, equipaggiati di defibrillatore in modo tale da ridurre al minimo il tempo intercorso tra l’inizio dell’arresto cardiaco e l’applicazione delle piastre del defibrillatore ed eventuale shock al paziente.

L’app integra diverse informazioni: il luogo dell’evento, la posizione del RespondER, quella di tutti i defibrillatori semiautomatici disponibili nelle vicinanze, nonché gli eventuali orari di apertura dei locali in cui sono custoditi i DAE (come ad esempio le scuole).

Il funzionamento dell’applicazione prevede che, quando la Centrale Operativa del 118 identifica un sospetto caso di arresto cardiaco, vangano allertati attraverso l’app i volontari che hanno dato la loro disponibilità ad intervenire in quell’area, e identifica la posizione del defibrillatore più vicino. Se un RespondER decide di intervenire, la sua posizione viene localizzata dalla Centrale Operativa 118, che può guidarlo nel raggiungimento dei dispositivi DAE e poi sulla scena. Giunto sull’evento, il volontario può avviare le manovre di rianimazione cardiopolmonare, utilizzare il defibrillatore ed eventualmente erogare la scarica elettrica salvavita.

Oggi il sistema DAE RespondER è giunto ad un ottimo livello di efficienza: conta quasi 15.000 iscritti, vantando una storia di interventi efficaci tanto che in uno studio recentemente pubblicato sulla rivista scientifica “Resuscitation” si evidenzia che il loro intervento nel 13% dei casi ha preceduto l’arrivo dei servizi sanitari.

Questi elementi suggeriscono che sia giunto il momento di garantire l’invio dei RespondER anche nelle abitazioni private in cui si verifichino situazioni di sospetto arresto cardiaco.

Considerato che la maggior parte degli eventi di arresto cardiaco avvengono a domicilio, ci si attende che questa evoluzione aumenti ulteriormente gli effetti del sistema DAE RespondER, garantendo quindi il massimo accesso alla defibrillazione precoce per la popolazione dell’Area Emilia Centro.