“Basso rischio ostetrico: evidenze scientifiche e ricadute assistenziali” è stato il tema scelto dalla Società Italiana di Medicina Perinatale (SIMP) e la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (FNOPO) per il convegno che lo scorso 6 giugno è stato ospitato dall’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Presente anche l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena la cui direzione ha portato i propri saluti in avvio dei lavori. Alla giornata hanno partecipato professioniste e professionisti provenienti da varie regioni italiane.

«L’evento – spiega la Professoressa Isabella Neri, associato di Scienze infermieristiche ostetrico-ginecologiche di Unimore e responsabile degli accessi  ambulatoriali ostetrici della dell’ Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena – è nato dalla necessità di riorganizzare le modalità assistenziali dopo il periodo della pandemia, cercando di ripristinare pratiche assistenziali virtuose ed efficaci. In particolare, si tratta di ottimizzare l’assistenza definendo a quali donne vanno prestate cure intensive e quali invece possono essere gestite con un approccio meno interventistico. Numerose evidenze scientifiche dimostrano come contenere il numero gli interventi ostetrici nella popolazione a basso rischio non aumenta il rischio di esiti materno-fetali negativi, ma anzi li riduce».

Le figure professionali maggiormente coinvolte nella gestione del basso rischio sono le ostetriche, il cui profilo prevede di poter seguire in maniera autonoma le donne fisiologiche durante la gravidanza e il parto fino alla dimissione e nel post-partum: duurante il travaglio, però, è fondamentale che l’assistenza sia one-to-one: solo questa tipologia consentirà di gestire in autonomia la paziente e con il massimo del beneficio.

ONEDAYSIMP si è sviluppato in due sessioni: il focus di quella mattutina sono stati i concetti generali che definiscono il basso rischio ostetrico e la formazione universitaria al riguardo. A seguire, una tavola rotonda con rappresentanti regionali del Centro-Nord ha illustrato i diversi modelli assistenziali. «Le considerazioni generali tratte – fa sapere il Professor Fabio Facchinetti, Presidente SIMP e Direttore dell’Ostetricia e della Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena – riguardano la necessità di ampliare il modello del basso rischio ostetrico in Italia, che ancora è sotto-utilizzato e disomogeneo nonostante la provata efficacia in termini di miglioramento degli esiti e di soddisfazione delle donne. Parallelamente è necessario ridefinire la formazione delle ostetriche e rinforzare il loro senso di appartenenza con interventi mirati sia di aggiornamento scientifico che di team building».

Durante la sessione pomeridiana si è invece entrati nel dettaglio della tipologia di assistenza con trattazioni inerenti i corsi di accompagnamento al parto e le medicine complementari per il sostegno al travaglio e di gestione del puerperio e del neonato fisiologico. Inoltre, sono stati discussi gli aspetti amministrativi e legali che regolano l’attività delle ostetriche. Il convegno si è concluso con la relazione della Presidente nazionale FNOPO, Silvia Vaccari, che ha illustrato le realtà italiane di basso rischio ostetrico quali i Centri Nascita di Torino, Firenze, Genova e Modena di prossima riapertura, ponendo l’attenzione sul futuro della professione e gli ostacoli da superare per il raggiungimento dell’appropriatezza assistenziale.

«L’iniziativa – chiosa Claudio Vagnini, Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – rappresenta un momento di recupero per un settore di cui troppo spesso non si parla, come anche del valore del lavoro delle ostetriche. In questo ambito vedo bene una possibile integrazione funzionale tra il lavoro svolto nei territori periferici della provincia di Modena e quello del Centro Nascita del Policlinico».