La crescita dell’economia provinciale, che era già stata imponente nel 2021 (+8,3%) dopo la drammatica caduta del 2020, è proseguita anche nel 2022.

Il valore aggiunto, grazie al +4,2% fatto registrare in quest’ultimo anno, ha superato di slancio i valori più alti segnati in precedenza, compreso quello del 2019. È stato soprattutto il settore terziario, insieme alle costruzioni, a spingere la crescita. Altro fattore decisivo è stato l’aumento delle esportazioni: anch’esse hanno superato abbondantemente il valore del 2019, anche se occorre tener conto del livello assolutamente anomalo dell’inflazione. Infine, l’exploit del terziario è stato sospinto in larga misura dall’ottimo andamento del turismo, tale da riportare sia gli arrivi sia le presenze su valori molto prossimi a quelli del 2019.

Rispetto al 2023 regna però ancora una grande incertezza, legata alle tensioni geopolitiche mondiali, al prolungarsi della guerra in Europa, al rallentamento di tutta l’economia mondiale e, infine, alle politiche monetarie anti-inflattive messe in campo dalla BCE. In questo quadro si stima la crescita dell’economia modenese di poco superiore all’1%, con una riduzione del contributo di tutti i settori.

Non va scordato inoltre che i recenti fatti alluvionali e franosi che hanno interessato una parte importante del territorio emiliano-romagnolo, possono determinare anche nella provincia di Modena un effetto in qualche misura negativo sulla crescita dell’anno in corso.

Anche dal mercato del lavoro sono giunti nel 2022 segnali positivi: a differenza di quanto era accaduto l’anno precedente gli occupati sono cresciuti (oltre 14.000 in più) e non può essere interpretato troppo negativamente nemmeno il contestuale aumento dei disoccupati, che trascina il tasso di disoccupazione al 5,1%, visto che è in gran parte determinato da una secca riduzione degli inattivi, soprattutto donne (-17.500 circa). Anche dal punto di vista occupazionale la crescita è sospinta soprattutto dal terziario e inoltre dalle costruzioni; in misura meno rilevante dall’industria. Nel 2022 cresce infine soprattutto l’occupazione indipendente (+11.000 circa), interrompendo così una lunga serie negativa.

Nell’ultimo anno la popolazione è lievemente cresciuta (+0,1%) e anche negli anni precedenti, in positivo o in negativo, le variazioni sono sempre state molto contenute. Però prosegue il calo dei residenti nelle aree più montagnose e prosegue altresì, e accelera, l’invecchiamento della popolazione, con un indice di vecchiaia che, seppure inferiore a quello medio regionale, ha raggiunto quota 182 (182 over 65 ogni 100 under 15). Alla base dell’invecchiamento sta un forte calo delle nascite a partire dal 2009 e la riduzione altresì del saldo migratorio, soprattutto nella sua componente straniera. La popolazione residente straniera è rimasta negli ultimi anni quasi stabile attorno alle 96.000 persone, il 41% delle quali proviene da Paesi europei. La cittadinanza prevalente tra gli stranieri è però quella marocchina (15,6%).

I recenti drammatici avvenimenti meteorologici che hanno interessato nel mese di maggio l’Emilia Romagna (soprattutto la Romagna), ci hanno ricordato come la nostra sia una regione particolarmente fragile dal punto idrogeologico. Modena non fa eccezione, anche se si tratta di una provincia interessata prevalentemente da un rischio elevato o molto elevato di frane (13,6% del territorio) e in misura minore da un rischio elevato di allagamenti (6,1% del territorio). L’alta percentuale di consumo di suolo (11,0% contro la media regionale di 8,9%) contribuisce ad enfatizzare le conseguenze del rischio idrogeologico.

Dal punto di vista economico/reddituale la provincia di Modena presenta condizioni migliori rispetto alla media regionale: una retribuzione media giornaliera dei lavoratori dipendenti dei settori privati non agricoli pari a 102 euro e un reddito medio imponibile pro capite pari a circa 23.500 euro. Tuttavia, restano evidenti le diseguaglianze retributive in base al genere, alla tipologia di contratto d’assunzione e all’età del lavoratore, nonché le differenze reddituali in base al territorio di residenza, con il capoluogo e i comuni della cintura che occupano da questo punto di viste le prime posizioni anche a livello regionale e i comuni appenninici nei quali oltre il 40% dei dichiaranti denuncia redditi inferiori ai 15.000 euro annui.

Il numero di posti letto negli ospedali a Modena si è ridotto di 702 in 20 anni. L’assistenza domiciliare resta pressoché invariata come numero di assistiti (tranne nel 2022: aumenta in tutti i distretti), ma allo stesso tempo gli indicatori sul numero di accessi al domicilio da parte degli operatori e sulla durata media della presenza in carico sono in calo. Le case della comunità ammontano a 14, ma altre 3 dovrebbero essere costruite nei prossimi anni con le risorse del PNRR. Sono dati che contribuiscono a descrivere il punto in cui si trova sul territorio modenese la difficile transizione da un sistema ospedalo-centrico ad uno che dovrebbe auspicabilmente essere fondato su una maggiore integrazione degli interventi ed una maggiore prossimità alle persone.