Proseguono le attività dei Musei. Giovedì 10 agosto, nell’ambito di Restate,dalle ore 21.00 si svolgerà una passeggiata alla scoperta del parco e degli edifici dell’ex Ospedale Psichiatrico San Lazzaro. Il punto di ritrovo per le persone interessate è  presso l’ingresso principale dell’ Ex Ospedale San Lazzaro. (Via Giovanni Amendola 2)
La visita termina nel cortile del Museo di Storia della Psichiatria. Non sarà possibile visitare il Museo che è temporaneamente chiuso per manutenzione.

La Prenotazione è obbligatoria, tel. 0522 456816  (negli orari di apertura del Palazzo dei Musei). Costo a persona € 5.00, min 7 partecipanti.

Il complesso del San Lazzaro, comprendente il vasto parco ed i numerosi padiglioni di varia epoca dell’ex ospedale psichiatrico, straordinario campionario costruttivo, dal Neoclassico all’Eclettismo storicista, dal Liberty al Neo manierismo, dal Razionalismo all’Architettura contemporanea, includendo il paesaggio dell’ex colonia agricola e le ampie aree a verde,  sottoposti a tutela per il loro interesse storico e artistico, ospita gli uffici dell’Azienda Usl di Reggio Emilia ed è sede del Campus dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. All’interno del Padiglione Lombroso è presente il “Museo di storia della psichiatria” che, valorizzando uno straordinario patrimonio di reperti e manufatti originali, propone un itinerario nella storia del San Lazzaro e della psichiatria italiana.

Il primo nucleo dell’ospedale di San Lazzaro risale al 1217, anno in cui, a ridosso della via Emilia, fu realizzato un lebbrosario con annessa una chiesa ambedue dedicati a San Lazzaro. Nel 1536 fu ospitato il primo paziente affetto da patologie psichiatriche, dopo che già dall’inizio del XVI secolo l’ospedale era divenuto un luogo di accoglienza e cura permanente. Il complesso si avviò ad essere definitivamente una struttura destinata ad ospitare i malati di mente soltanto nel 1754 quando il duca Francesco III d’Este diede seguito alla riforma delle Opere Pie sgomberando così l’ospedale dalla cura generica degli invalidi. Il “frenocomio” di Reggio si caratterizzava quindi come “asilo per alienati” ed era organizzato come un vero e proprio edificio di contenzione articolato in un sistema di corti. Nel corso del XIX secolo l’istituto divenne un’avanguardia nazionale per la psichiatria. Sotto la guida del medico Antonio Galloni (1821) fu avviata un’operazione di rinnovamento che puntava ad abolire i primitivi e diffusi sistemi repressivi e a organizzare numerose attività lavorative in cui venivano direttamente occupati i ricoverati. Verso la fine dell’Ottocento l’istituto divenne una vera e propria “cittadella”, costituita da numerosi padiglioni, presso i quali gli ammalati venivano occupati quotidianamente nei lavori agricoli. Ricerca e innovazione furono nuovamente portate avanti sotto le direzioni di Carlo Livi (1873), che avviò un sodalizio con l’Università di Modena, e Augusto Tamburini (1877), che da docente universitario si impegnò per il potenziamento dell’attività di ricerca. Con la seconda guerra mondiale, l’intera “cittadella” subì ingenti danni dai bombardamenti che causarono altresì la morte di decine di pazienti. Dopo la legge Basaglia (1978) l’istituto fu progressivamente smantellato. Nel corso del Novecento il San Lazzaro ospitò il pittore reggiano Antonio Ligabue e il brigante calabro Giuseppe Musolino.

Nell’area di pregio storico architettonico e ambientale del San Lazzaro sono presenti diversi esemplari di alberi di pregio e filari tutelati. La conservazione dell’arredo arboreo è dunque di primaria importanza non solo ambientale ma anche storica, in ragione del suo valore testimoniale e identitario.