Previsto dal Patto di contrasto alle nuove povertà, si è svolto in questi giorni al Tecnopolo di Reggio Emilia il quarto Job Day rivolto ai giovani.

Organizzato dal Centro per l’Impiego in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e le Cooperative del privato sociale, che offrono servizi di orientamento, socializzazione, inclusione, partecipazione per i giovani in convenzione con la Pubblica amministrazione, l’evento ha fatto incontrare 101 giovani e 12 aziende nella formula della filiera corta, che prevede un rapporto molto diretto e immediato fra chi offre e chi cerca lavoro. Dopo un primo momento di presentazione da parte delle aziende infatti, i giovani hanno potuto fermarsi e fare direttamente colloqui conoscitivi e di approfondimento sulle opportunità offerte in uno scambio diretto e dinamico.

Il prossimo Job Day, in novembre, sarà dedicato, per la seconda volta dalla nascita dell’iniziativa, all’occupazione femminile.

I sottoscrittori del Patto di contrasto alle nuove povertà di Reggio Emilia, inoltre, si sono incontrati nei giorni scorsi per un’analisi e un confronto sui nuovi bisogni che si stanno evidenziando in città. Il Comune di Reggio Emilia era rappresentato dall’assessore al Welfare Daniele Marchi.

Andrea Gollini, direttore della Caritas Reggiana, ha presentato il report ‘Nessuno si salva da solo’ sulle povertà in provincia di Reggio Emilia, relativo al biennio 2021-2022, mentre Gianluca Truscello, ricercatore dell’Università Cattolica di Milano e Daniele Valla dell’Istituto per la finanza e l’economia locale (Ifel) hanno dato un quadro sui working poor (i lavoratori poveri) a partire dai dati forniti dalla Cgil. Marco Corradi, presidente di Acer Reggio Emilia, che ha sottoscritto quest’anno il Patto di contrasto alle nuove povertà, ha rappresentato le situazioni di fragilità degli affittuari degli alloggi pubblici e  Lucia Gianferrari ha presentato il progetto Commond Ground, che si occuperà di sfruttamento lavorativo, in rete con altre città e regioni.

Soprattutto negli ultimi due anni sono emerse nuove povertà: oggi al primo posto a Reggio Emilia c’è il bisogno abitativo, la necessità di accoglienza residenziale; al secondo posto il lavoro e al terzo altre necessità della vita quotidiana.

Prima del 2021 al primo posto c’era il lavoro come bisogno impellente. Oggi è l’abitazione la condizione più precaria, soprattutto se sommata ad altre problematiche (di salute, di provenienza geografica, di competenze di base, di genere).

I sottoscrittori hanno evidenziato la necessità di mantenere l’integrazione costruita  e i servizi di accompagnamento e orientamento per le persone fragili e di porre particolare attenzione al mondo femminile, che è più esposto al lavoro temporaneo, frammentato e sottopagato.