Sopralluogo del Sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, insieme alla Direzione dell’Azienda USL di Modena, rappresentata dalla DG Ausl Anna Maria Petrini e dal Direttore di Distretto Andrea Spanò, questo pomeriggio, al cantiere che darà definitiva collocazione alla Centrale operativa territoriale di Modena. La COT, già dallo scorso giugno – nella sua collocazione provvisoria – si prende cura dei cittadini modenesi, 7 giorni su 7, grazie a un team di infermieri Ausl appositamente formati e assistenti sociali del Comune di Modena.

I lavori al cantiere presso il complesso ex-Estense, che ospiterà anche la seconda Casa della comunità di Modena città, sono in corso da alcune settimane per la ristrutturazione degli ambienti messi a disposizione dal Comune di Modena. L’obiettivo, così come previsto dalle “milestones” – le tappe fondamentali – del PNRR, è la conclusione dei lavori e la messa in funzione, nel secondo trimestre 2024. L’investimento è di oltre 307mila euro, di cui 244 previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e la parte restante da mutuo Ausl.

Come detto, però, non si dovrà attendere il prossimo anno per vedere all’opera la COT, in quanto questa struttura, nodo fondamentale della rete prevista nell’ambito del rinnovo dell’assistenza sanitaria territoriale illustrata nel DM77 – il decreto ministeriale che fornisce i nuovi indirizzi per la sanità del futuro – è già attiva su Modena, così come sugli altri distretti della Provincia, per migliorare i percorsi sanitari dei cittadini.

La COT di Modena è il centro di riferimento provinciale “hub”, cui afferiscono la Centrale di Telemedicina e le altre COT dislocate sul territorio. Vi lavorano 11 infermieri, assistenti sociali del Comune e 4 operatori di telemedicina, in stretto collegamento tra loro e con tutti gli altri servizi della rete socio-sanitaria della città, quali Ospedali, Case residenza anziani, servizi sociali, associazionismo e l’importante rete dei Medici di medicina generale e Pediatri di libera scelta. Osservando i primi 5 mesi di attività (giugno-ottobre 2023, comprensivi anche del periodo estivo), la COT ha processato 1560 contatti, vale a dire telefonate o mail, di cui 1470 sfociati in una valutazione da parte degli operatori, con diversi livelli di complessità.

“La riqualificazione dell’ex Ospedale Estense – sottolinea il sindaco Gian Carlo Muzzarelli – mantiene per l’edificio anche una forte caratterizzazione sul tema della salute, oltre a garantire nuovi spazi per la cultura, e la Centrale operativa territoriale avrà qui la sua sede definitiva, nell’ambito della Casa della comunità. Ma la Cot è già operativa ed è una struttura innovativa, promossa dall’Azienda Usl insieme al Comune e con la collaborazione dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, che consente di avvicinare concretamente i servizi sanitari alle persone, soprattutto le più fragili, garantendo continuità nell’assistenza. Grazie a una squadra di infermieri e di assistenti sociali qualificati e motivati viene garantita l’integrazione interna tra i vari servizi sanitari e socio-sanitari e i professionisti coinvolti nei diversi luoghi di cura”.

“In questi primi mesi di attività abbiamo potuto toccare con mano l’importanza della Centrale operativa territoriale all’interno della rete sociale e sanitaria modenese, e i professionisti hanno potuto affinare le procedure, costruendo anche nuovi percorsi che prima non esistevano – aggiunge la Dg Ausl Anna Maria Petrini -. La COT è l’esempio lampante che per realizzare la prossimità delle cure, principio guida della sanità di oggi (e di domani), servono anche cambiamenti organizzativi e non solo strutturali, e professionisti competenti, in costante formazione, per rispondere ai bisogni dei cittadini. Ci auguriamo che il cantiere prosegua speditamente per poter presto collocare la COT nella sua sede definitiva”.

Chi può contattare la COT? Non il privato cittadino, ma uno dei soggetti che si stanno occupando della sua assistenza, vale a dire il Medico o Pediatra, un Ospedale o altri nodi della rete sociale e sanitaria. La maggior parte dei contatti arriva da strutture ospedaliere o di ricovero residenziale (1192), 368 dal territorio (un infermiere dell’assistenza domiciliare, un medico, ecc) e 220 dal Servizio sociale. Il 73% degli utenti valutati ha oltre 75 anni, segno che la presa in carico delle fragilità delle persone anziane, con più patologie, è un nodo cruciale dell’assistenza. Il 4% ha meno di 50 anni, mentre il restante 23% ha dai 50 ai 74 anni.

Come spiegare in maniera semplice il funzionamento della COT? È una vera e propria “regia”, che si prende cura dei diversi bisogni del paziente, organizzando per lui le risposte più appropriate. Il sanitario, o l’assistente sociale che per primo viene a contatto col cittadino e identifica un nuovo bisogno di salute (anche temporaneo) che cambia la situazione precedente, attiva la COT che velocemente mette in rete le risorse per individuare la miglior soluzione.

Ad esempio, il medico di medicina generale può aver bisogno, per un suo paziente, di attivare un percorso in Ospedale di Comunità o l’assistenza di infermiere e OSS domiciliare; oppure, per un cittadino che rientra dall’ospedale dopo una fase acuta della sua patologia, è necessario organizzare al meglio il ritorno a casa con un letto, una carrozzina e la visita dell’assistenza domiciliare e dell’OSS: in questo ultimo caso a contattare la COT può anche essere lo stesso reparto ospedaliero. Può esservi invece un paziente anziano che, dopo incontro col servizio sociale, va collocato in una struttura residenziale perché la rete famigliare non è più in grado di provvedere a tutti i suoi bisogni. Ancora, un paziente purtroppo allo stadio terminale della malattia, che necessita di un percorso di sollievo dalla sofferenza, tramite l’attivazione dell’équipe di Cure palliative domiciliare e il sostegno del volontariato dedicato per lui e i suoi caregiver.

Chi sono i destinatari della sua attività? Sono i cittadini cosiddetti “fragili”, persone prevalentemente anziane, o con disabilità o malattie invalidanti, che nella maggior parte dei casi oggi presentano un quadro composto da più patologie che coesistono, e che dunque richiedono di prendersi cura di loro a 360 gradi. L’obiettivo è anche di mantenere il più possibile la persona dentro al proprio contesto di vita e alla rete relazionale.

Sono circa 45mila i cittadini di Modena over65, su un totale di circa 185mila abitanti. Di questi, oltre 20mila hanno almeno una patologia cronica (diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva, insufficienza renale, parkinson, scompenso cardiaco, disordini della tiroide, ecc) che non necessariamente richiede una presa in carico sanitaria ma che può evolvere in acutizzazioni. Da questo si evince l’importanza di strutture organizzative a supporto della presa in carico da parte dei professionisti in una logica di prossimità delle cure.

 

Cos’è una COT

Il modello organizzativo, che trova le sue radici all’interno del DM77 e che grazie alle risorse del PNRR sarà possibile attivare progressivamente in ogni Distretto, rappresenta la chiave per l’integrazione interna tra i vari servizi sanitari e socio-sanitari e i professionisti coinvolti nei diversi luoghi di cura, assicurando continuità, accessibilità e complementarietà dell’assistenza. La COT assolve al suo ruolo di raccordo occupandosi del coordinamento tra i servizi e i professionisti coinvolti nel percorso della persona con bisogni non solo sanitari ma anche socio-sanitari tra i diversi contesti assistenziali: rientro a domicilio dal Pronto Soccorso; dimissione da strutture ospedaliere sia verso il domicilio che in altre strutture residenziali e semiresidenziali; ammissione, dimissione o trattamento temporaneo in CRA (Casa Residenza Anziani) o presso gli Ospedali di Comunità. È attiva tutti i giorni (festivi compresi), dalle 8 alle 19, ed è composta da infermieri adeguatamente formati alla risposta telefonica con funzione di triage e da infermieri e assistente sociale dedicati alle valutazioni multidimensionali d’equipe e alla progettazione degli interventi.

Gli operatori COT devono dunque possedere, oltre a buone competenze relazionali e di problem solving, conoscenze relativa ai percorsi disponibili ed attivabili sul territorio (sanitari, socio assistenziali e riconducibili alla rete del volontariato) in relazione alle caratteristiche dell’utenza.