La Regione Emilia-Romagna ha aumentato le rette delle residenze per anziani (case di riposo e strutture protette convenzionate) di 4,10 euro al giorno, 123 al mese, complessivamente 1.500 euro l’anno. Interessati dal provvedimento le famiglie di 16.000 anziani e 2.000 disabili che – già dal mese di gennaio – si troveranno a pagare, di fatto, una mensilità in più ogni anno. Rette aumentate dell’8,2% dopo uno stop ai rincari delle tariffe durato 15 anni.

L’assessore regionale al Welfare, Igor Taruffi , ha motivato questi rincari come una necessità per evitare la chiusura dei servizi, con i gestori che affermavano di non riuscire più a coprire i costi, a fronte di un grave sotto-finanziamento nazionale. Addossando sostanzialmente la colpa degli aumenti delle rette delle Cra e dei Csrr (Case residenza anziani non autosufficienti e Centri socio riabilitativi residenziali per disabili) al governo.

“E noi come sindacato attento alle condizioni socio-sanitarie delle persone più deboli diciamo che si poteva e doveva agire in altro modo e con maggiore analisi del problema. A partire dalla verifica puntuale dei costi sostenuti e della qualità del servizio offerto effettivamente dalle società accreditate a gestire le ex Rsa e le Case protette. Si potevano e dovevano istituire tavoli di studio e concertazione con tutti gli enti coinvolti in ambito locale, a partire dai Comuni, per verificare prima di procedere in autonomia agli aumenti alla verifica della situazione economica dei più disagiati al fine di tutelare e garantire al massimo la platea di chi non potrà sostenere i ricari. Tanto più che alcuni Comuni (Forlì, per esempio) e alcune Conferenze Territoriali Socio-Sanitarie (quella della Romagna) avevano chiesto una sospensiva”: commenta il segretario di Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua.

Il sindacato ribadisce che: “non può e non deve in alcun modo essere fatto ricadere sulle spalle delle famiglie e delle categorie sociali più fragili l’aumento delle rette a carico di anziani e disabili ricoverati nelle strutture protette a causa di maggiori costi sopportati dai gestori alle prese con l’aumento dell’inflazione e delle materie prime. L’inflazione che corre e i costi di energia e delle materie prime alle stelle gravano anche sull’economia familiare dei cittadini. Colpiti, alla pari delle imprese, dai rincari”.

E il segretario regionale di Ugl Emilia-Romagna, Tullia Bevilacqua, conclude lanciano un appello al governatore Bonaccini: “Nel novembre scorso la stessa Regione ha comunicato che il Fondo per la non autosufficienza – pari a 500 milioni – è aumentato di altri 18 milioni di euro, riteniamo che si possa attingere a queste risorse per compensare l’aggravio dei costi nei servizi pubblici erogati a favore delle persone più fragili. Auspico un ripensamento e l’avvio di un immediato confronto. Noi faremo la nostra parte, come sempre, in difesa delle categorie più deboli”.