I servizi socio-sanitari gestiti dalle 36 Asp operative in Emilia – Romagna (cui si aggiungono due Ipab) valgono complessivamente oltre 478 milioni di euro (dati riferiti ai bilanci 2022), con oltre 50.000 persone prese in carico e un’offerta di posti letto pari a 9.475 unità, di cui 6.139 accreditati.

Dal punto di vista occupazionale, impiegano circa 6.000 addetti, di cui l’80% sono donne, che in oltre la metà delle aziende ricoprono il ruolo di direttore e nel 40% dei casi sono le amministratrici uniche.

I costi dei servizi forniti sono coperti per il 35% dalle rette pagate da famiglie e comuni, per il 33% da rimborsi Asl, per il 26% dal Fondo regionale per la Non Autosufficienza (FRNA) e il restante 6% con altri ricavi.

Sono questi i dati principali contenuti nel Bilancio Sociale delle Asp (riunite nel coordinamento ASP_ER all’interno dell’associazione regionale Cispel – Confederazione italiana Servizi Pubblici Enti Locali) che oggi è stato presentato, per la prima volta in forma unitaria, presso la sala 20 Maggio della Regione Emilia – Romagna, con l’intervento del presidente Stefano Bonaccini.

Dai nidi alle case residenza per anziani, dai servizi sociali alle strutture per disabili, fino all’accoglienza degli stranieri, al trasporto sociale e all’assistenza a donne vittime di violenza: i servizi socio-sanitari in capo alle Asp rappresentano la diversità dei bisogni che ogni comunità affronta per la gestione di vecchie e nuove fragilità, collaborando, in tutta la regione, con circa 300 associazioni di volontariato e del terzo settore.

Il tutto in un’ottica che, oltre alla sostenibilità economica e all’efficienza gestionale guarda ad esperienze di innovazione sociale, applicando alla cura anche le nuove tecnologie. Vanno in questa direzione le buone pratiche raccontate all’interno del bilancio come l’Iot (Internet of Things) per il supporto a persone con demenza e ai loro caregiver, utilizzata nel bolognese, all’impiego dell’arte per il benessere dell’anziano a Reggio Emilia fino al laboratorio di ristorazione inclusiva attivato nel basso ferrarese e al progetto di supporto alle neomamme in condizioni di fragilità a Forlì – Cesena.

 

MARCO BERTUZZI – PRESIDENTE CISPEL ER

“Le Asp dell’Emilia – Romagna rappresentano uno strumento fondamentale per l’attuazione e il buon funzionamento delle politiche di welfare sul territorio regionale. Avere un quadro complessivo delle attività svolte, come si è cercato di fare con la redazione del Bilancio Sociale Unitario, significa mettere a fuoco sempre meglio la loro mission che è quella di mettere al centro la persona e il suo benessere, al di là del bisogno che rappresenta, erogando servizi di qualità, con professionalità e competenza.

Siamo consapevoli che la scelta non semplice né indolore di aumentare le rette, deliberata dalla Regione a fine dicembre dello scorso anno, avrebbe comportato disagi e tensioni ma l’adeguamento tariffario, fermo da 15 anni, ha permesso di evitare riduzioni di posti o chiusura di servizi, dopo anni in cui tutto il sistema dei servizi socio-sanitari ha dovuto operare in un contesto difficilissimo, prima con l’emergenza Covid e poi con il generale aumento dei costi. Non dimentichiamo poi, quanti non riescono ad accedere ai servizi accreditati e che, di conseguenza, pagano da sempre servizi onerosi”.

 

MARCO FRANCHINI – RESPONSABILE COORDINAMENTO ASP – ER

“Da Piacenza a Rimini abbiamo unito le forze per raccontare il tanto che silenziosamente ciascuna Asp fa. Non solo numeri ma servizi, persone e passioni. Al di là delle cifre rappresentate oggi, che fotografano anche la dimensione economica e occupazionale dell’offerta pubblica di servizi, l’unità di misura su cui il nostro bilancio deve misurarsi è l’utente, con il suo bisogno di dignità e benessere e, in generale, la comunità a cui le Asp si rivolgono con la loro offerta di servizi.

Dobbiamo coniugare l’innovazione sociale, come ben rappresentato dalle best practice del documento, con la sostenibilità economica: le Asp hanno necessità di affrontare questo tema risolvendo l’ingiustificabile onerosità che la forma giuridica di azienda pubblica porta con sé. La nostra identità è e deve rimanere pubblica ma dobbiamo liberare risorse sui servizi e sul personale. Abbiamo sfide complesse davanti a noi: trasformiamole in opportunità di crescita. Per tutti”.