Poteva essere un esempio virtuoso di rigenerazione che sa produrre risparmio e migliorare la qualità della vita di un territorio intero, è diventato un caso da manuale di piccola macelleria sociale. Parliamo della cucina interna all’Ospedale di Guastalla, dichiarata “kaputt” da Ausl e sostituita da una ditta esterna a partire dall’8 maggio. Siamo i primi a chiedere di non gettare alle ortiche i soldi dei cittadini, ma ci domandiamo dove sia finita la grande sanità emiliana se undici lavoratori, dipendenti Ausl e in forza alla cucina, tutti residenti a Guastalla o nei comuni limitrofi dove hanno comprato casa per essere vicini al luogo di lavoro, vengono spediti forzatamente a Montecchio (73 km tra andata e ritorno) o a Reggio Emilia (60 km tra andata e ritorno)”.

Così Cgil Fp, Cisl Fp Emilia Centrale e Uil Fpl bocciano senza appello il diktat di Ausl Reggio, scrivendo una accorata richiesta d’aiuto alla Sindaca Camilla Verona.

“Come dovrebbe essere noto un dipendente Ausl non guadagna come Jeff Bezos e, in questo modo, si giocherebbe metà dello stipendio in auto e carburante. Ma andiamo avanti: tra questi undici lavoratori ci sono persone senza patente, persone che hanno familiari da assistere, madri single e altre complessità. Ausl, che è un’azienda pubblica, si è comportata come la peggiore delle multinazionali che prendono e spostano uomini e donne come fossero dei pacchi senza valore”, proseguono i sindacati.

IL PROGETTO DI UNA GRANDE MENSA AZIENDALE PER TUTTO IL DISTRETTO
La soluzione c’era, avrebbe salvato dal massacro economico e sociale undici lavoratori e le loro famiglie e avrebbe dato un servizio a tutto il territorio: parliamo della nostra proposta di creare una mensa interna nei locali oggi inutilizzati dell’ospedale”, spiegano Cgil Fp, Cisl Fp Emilia Centrale e Uil Fpl. Il personale della cucina poteva fornire un servizio grandioso a più di 700 lavoratori del distretto sanitario di Guastalla, che una mensa aziendale non ce l’hanno. Distretto che è il secondo per volume di attività e per numero di dipendenti.  Per non dire che Ausl avrebbe potuto sia dimostrare di avere a cuore il welfare del suo personale, sia trasformare un servizio vetusto come quello attuale in una occasione per incamerare soldini preziosi.

APPELLO AL COMUNE E ALL’UNIONE BASSA REGGIANA
“La risposta quale è stata? Niet, nada, nein, no – evidenziano i sindacati –. Per questo ci siamo appellati alla Sindaca di Guastalla e presidente dell’Unione Bassa Reggiana, Camilla Verona, cui crediamo debbano interessare i destini di undici concittadini trattati a pesci in faccia e condannati alla povertà. Soprattutto, la Sindaca ha il diritto di sapere che con questa scelta l’Ospedale di Guastalla ci rimette anche per il futuro: non sono rari i casi di professionisti che rifiutano persino l’assunzione a tempo indeterminato quando gli viene proposto come sede di lavoro l’ospedale guastallese.  Perché è scomodo e senza servizi. Oggi, di sicuro, avrà un servizio in meno. Il risultato è che a Guastalla vogliono andare in pochi e chi si trova già in servizio viene caricato di doppi turni, salta i riposi, si vede annullare le ferie e gli è negato un part time per gestire la famiglia”.