
La recente decisione del Dipartimento della giustizia minorile di aprire una sezione di detenuti giovani adulti all’interno della Casa circondariale ha stravolto gli equilibri della popolazione detenuta adulta in Emilia-Romagna al punto di avere trasformato gli Istituti penitenziari di Parma nel carcere con più detenuti del distretto.
Infatti il penitenziario di Parma ha registrato ieri 773 presenze contro le 770 del carcere di Bologna diventando così il primo carcere della regione. Il fatto è anche storicamente nuovo perché è da sempre quello di Bologna il carcere più grande della regione.
Lo svolgimento non è solo però dovuto al trasferimento dei detenuti alta sicurezza da Bologna Parma, spostamento che si è reso necessario per liberare una sezione da destinare al minorile, ma anche ad una impennata degli accessi in carcere e di trasferimenti da altre carceri che hanno interessato l’istituto ducale.
L’evento offre anche la possibilità di confrontare i due istituti sotto altri profili. Quello di Bologna è il carcere nel quale il management penitenziario e il territorio sono più attivi nell’inserimento di detenuti al lavoro e nell’avvio ai benefici. Sono ben 9,3% dei ristretti che accedono a queste misure contro il 4,1% a Parma, percentuale che sale al 6,6% se si tolgono dai calcoli i detenuti di alta sicurezza che hanno percorsi giuridici e trattamentali più complessi per permettere a loro accedere ai benefici.
Entrambi gli istituti restano comunque due esempi di politiche efficaci per l’accesso ai benefici dei ristretti per i numeri consistenti è ben sopra la media regionale, il 60% dei detenuti semiliberi presenti in Emilia-Romagna provengono da Parma e Bologna, sebbene non sempre questi percorsi non portino a collocazioni lavorative a tempo indeterminato.
Roberto Cavalieri
Garante delle persone sottoposte a misure restrittive o limitative della libertà personale