È stato presentato oggi al Caffarri il positivo riconoscimento da parte di ANVUR Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca del dottorato di ricerca “Reggio Childhood Studies from Early Childhood to Lifelong Learning”, che ha visto in mattinata anche la proclamazione di sei nuovi dottori.
Nato nel 2019 dal Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Unimore e dal partner industriale Fondazione Reggio Children – Centro Loris Malaguzzi ETS, il dottorato “Reggio Childhood Studies from Early Childhood to Lifelong Learning”, cui ha fortemente contribuito Carla Rinaldi, ricordata sia dai relatori, sia durante la discussione delle tesi, è il primo dottorato industriale del Desu guidato dalla direttrice Annamaria Contini e il primo dottorato di ricerca internazionale sull’educazione, ed è coordinato dalla professoressa Carla Bagnoli. Dal 2019 sono stati 55 gli studenti del corso di Phd che ha all’attivo 22 dottori, di cui sei hanno discusso oggi la tesi, mentre 27 dottorandi stanno frequentando il corso.
La valutazione ANVUR del dottorato va inquadrata nel più ampio contesto della valutazione dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, giudicata come Ateneo di Fascia A, promosso con la valutazione massima conseguibile, con un giudizio di Accreditamento “Pienamente Soddisfacente”. Come è già stato evidenziato, a oggi, tra le 19 Università italiane sottoposte a visita nel biennio 2023–2024 e i cui esiti siano stati resi pubblici, solo il Politecnico di Torino ha conseguito lo stesso risultato.
“È la conclusione di un percorso impegnativo ma bello” ha detto Francesco Profumo, Presidente Fondazione Reggio Children rivolgendosi al percorso di studi dei nuovi dottori. “Un momento di particolare importanza per l’Università, Fondazione Reggio Children e la città”. Il presidente ha sottolineato che “il dottorato Reggio Childhood Studies è un unicum per la formazione dei giovani in pedagogia moderna” e ha inoltre aggiunto che “la valutazione di Anvur rappresenta un valore nella forma e nella sostanza, un percorso tracciato anche per i prossimi ricercatori”.
“Il PhD Reggio Childhood Studies è nato dall’esperienza dei nidi e delle scuole che si apre ad altri settori – ha detto il Sindaco di Reggio Emilia Marco Massari – Oltre ad essere il primo PhD industriale del DESU, primo PhD internazionale, è il primo PhD a portare il nome della città. La ricerca è necessaria nella scienza e nell’educazione. La transdisciplinarietà è tipica della nostra città, così come l’approccio “one health” che lega salute umana, animale e ambientale. Complimenti a Unimore che cresce nella relazione con la città, per la valutazione perché la ricerca apre la strada, grazie a Fondazione Reggio Children, partner industriale e decisivo, il dottorato agisce quello che Carla Rinaldi chiamava “la solidarietà attraverso la ricerca”.
Per il professor Antonio Felice Uricchio, Presidente ANVUR : “La valutazione è stato un percorso di forte interazione di Unimore con la società civile, tra cui Fondazione Reggio Children, e altri attori di un territorio vivace. “One health” è un tema caro all’Agenzia. I risultati saranno particolarmente preziosi per l’Università e la ricerca. Il dottorato industriale fa formazione e ricerca e usa i risultati generando e moltiplicandone gli effetti sociali”.
“Un dottorato che sta particolarmente a cuore al Desu, è il dottorato per eccellenza del nostro Dipartimento – ha affermato la Direttrice del Desu, Annamaria Contini -. Oggi siamo particolarmente orgogliosi di questo risultato. Ho un motivo di commozione pensando che avrei voluto condividere questa gioia con la professoressa Carla Rinaldi che ha così contribuito al dottorato e all’audizione Anvur. Allora presidente di Fondazione Reggio Children, ha partecipato alla progettazione del dottorato e ha dato un contributo importante nelle caratteristiche di internazionalità e interdisciplinarietà”. La Fondazione “ha la ricerca nella propria mission ed è stato facile trovare punti di connessione”.
“Le 8 ore di “interrogazione” con Anvur sono state un momento di riflessione sulle nostre pratiche. – ha detto Carla Bagnoli, coordinatrice del dottorato Reggio Childhood Studies -Ho capito il “binomio fantastico”, cioè radicamento e internazionalità, che a Reggio sono in una relazione virtuosa. Grazie all’avvio del Professor Alberto Melloni e al lavoro di espansione del network internazionale è stato facile dargli questa forma. L’approccio di Reggio Emilia non è una teoria, non è una scuola: la transdisciplinarietà non è un’imposizione top-down ma un’epistemologia democratica in cui tutti hanno voce e tutti hanno rispetto. È un’epistemologia dell’ascolto, come diceva Carla Rinaldi. Questa serve per raggiungere un impatto sociale. Quella del dottorato è un ricerca impegnata nel sociale, una scienza cooperativa e che coinvolge”.
Il direttore di Fondazione Reggio Children, Cristian Fabbi, ha ricordato che “Carla Rinaldi ha fortemente voluto il dottorato, coniugando la ricerca nelle scuole e quella accademica. Ha avuto il coraggio di percorrere questa strada cercando una sintesi non scontata. Un percorso che ha avuto già un suo rodaggio con 22 dottori. Come partner industriale abbiamo sia offerto lo spazio fisico, tutto il Caffarri è uno spazio, un laboratorio di ricerca, un’identità ibrida che apre al mondo del sociale, dell’economia. Un dottorato per stare dentro al dibattito della società, e creare una comunità educante globale”.
È intervenuto inoltre il professor Antonio Ribba, Coordinatore del Presidio Qualità Ateneo ed era presente la professoressa Maria Elena Favilla, Responsabile Assicurazione Qualità del Desu.
I PUNTI DI FORZA DEL DOTTORATO
Il dottorato “Reggio Childhood Studies” è stato valutato in base alla progettazione del corso, le attività formative e di ricerca, il monitoraggio e miglioramento delle attività. Principalmente viene evidenziato come sia “fortemente caratterizzato dalla vocazione all’interdisciplinarità e internazionalità”. Nato con il pensiero rivolto al Reggio Approach e alla prima infanzia, il corso interpreta, come diceva Carla Rinaldi, l’infanzia come qualità della vita e si pone come “strumento cruciale per affrontare le sfide dell’educazione e dell’apprendimento in senso ampio e generale”.
Internazionalità grazie alla notorietà internazionale del corso di dottorato con “un collegio docenti ampio e composito, che comprende studiosi nazionali ed internazionali di altissimo profilo scientifico”, con sette membri extra-UE, tra cui Australia, Canada, Stati Uniti e EU, al comitato consultivo e al comitato scientifico di Fondazione Reggio Children, alla rete di contatti accademici internazionali. Infatti, tra gli atenei coinvolti da segnalare, oltre a Unimore, Milano Bicocca e Polimi, Università di Urbino, Bologna, Padova, Accademia di Brera, e, all’estero, Mit di Boston, Harvard, Amsterdam, Toronto. Da considerare anche che un quarto degli studenti presenti e passati proviene dall’estero, Arabia Saudita, Brasile, Cina, Francia, Kenya, Nuova Zelanda, Sud Africa, Stati Uniti, Iran e Russia e che sono frequenti le missioni all’estero.
Transdisciplinarietà grazie all’apertura a tutti tipi di lauree magistrali, ma soprattutto all’estensione “a tutti gli ambiti dell’apprendimento e della conoscenza, per comprendere, affrontare e rispondere alle urgenze epistemologiche, etiche e sociali che caratterizzano la nostra contemporaneità”, con l’opportunità di “costruire profili professionali inediti”. Lo dimostrano anche i temi trattati dalle tesi discusse oggi: dall’etnobotanica contro la cecità verso le piante agli ambienti di apprendimento tra gioco e tecnologia, dalla consapevolezza etica nell’infanzia all’atelier del cibo, dall’imparare a imparare di insegnanti e infanzia all’identità maternale come costrutto sociale.
Viene sottolineato anche “il radicamento del corso nel territorio”, la città di Reggio Emilia, dovuto alla residenzialità, con “un’adeguata disponibilità di luoghi di studio”, tra cui il Caffarri, e “il coinvolgimento di numerosi esperti da istituzioni culturali e sociali, industria, terzo settore”. Importante “la possibilità di partecipazione attiva a progetti” e pratiche, messe a disposizione dal partner industriale, Fondazione Reggio Children, e “a workshop e numerose opportunità per la crescita scientifica e professionale”, oltre alla possibilità dei dottorandi di presentare la propria ricerca. Importante anche la possibilità del sostegno finanziario che ha permesso alla maggior parte dei dottorandi di usufruire di borse di studio e di sostenere le attività del dottorato.
Come aree di miglioramento vengono indicati un maggiore coinvolgimento dei dottorandi nelle attività didattiche, una maggiore produttività scientifica di articoli e paper, l’implementazione di informazioni web di servizio riguardo le attività, i seminari di base o avanzati.
Oltre a Unimore e Fondazione Reggio Children, sostengono il dottorato FCR – Farmacie Comunali Riunite, Fondazione Manodori, The LEGO Foundation, Comer e Unindustria Reggio Emilia.
I TEMI DI RICERCA NELLE TESI DEI NUOVI DOTTORI
Molto vari e attuali i temi dei progetti di ricerca delle tesi che sono state discusse dai sei dottorandi nella mattinata al Caffarri, negli spazi di ricerca di Fondazione Reggio Children, dove c’è una sala studio del dottorato. Presenti in particolare l’ecologia e i diritti, si va dall’etnobotanica agli ambienti di apprendimento ispirati alla natura, alla consapevolezza etica nell’educazione, al cibo e al gusto fino all’identità maternale.
La commissione era formata dalla Presidente e coordinatrice del corso, professoressa Carla Bagnoli, Università di Modena e Reggio Emilia, dalla professoressa Maja Antonietti, Università degli Studi di Parma, dal professor Andrea Pintus, Università degli Studi di Parma e da Cristian Fabbi, Direttore generale di Fondazione Reggio Children come membro esperto.
Camilla Cantadori ha presentato la tesi “Ambienti di apprendimento viventi: ripensare l’istruzione alla confluenza di biomateriali, gioco e tecnologia”, in cui propone un nuovo paradigma educativo che integra biologia e biomateriali nelle attività di apprendimento e nella progettazione degli spazi educativi, per favorire cura e convivenza con la Natura.
Rosa Buonanno con “L’etnobotanica nei contesti educativi. Memorie verdi per contrastare la Plant Blindness” adotta un approccio interdisciplinare che intreccia biologia e pedagogia, per un dialogo capace di generare nuove riflessioni sul rapporto con la natura, cercando un cambio di paradigma, promuovendo la “biofilia” e contrastando la “cecità verso le piante”.
Jennifer Coe ha discusso la tesi “Cibo, gusto ed educazione. Esperienze dentro e dall’atelier del cibo in ottica Reggio Emilia” ed evidenzia come l’esperienza emotiva, relazionale e sensoriale legata al cibo sia spesso ai margini delle pratiche educative ed esplora come i food atelier possano promuovere un approccio multisensoriale e partecipativo al gusto e al cibo.
Marco Iori ha presentato il progetto di ricerca “Promuovendo consapevolezza etica: una teoria grounded sul curricolo di educazione etico-sociale alla scuola dell’infanzia”, un binomio finora poco esplorato. La ricerca mira a valorizzare un approccio curricolare che promuova la consapevolezza etica, attraverso un’esperienza immersiva.
Annamaria Gentile ha presentato il progetto di ricerca “Imparare a imparare nella scuola dell’infanzia”, che considera “imparare a imparare” una delle competenze chiave per l’apprendimento permanente e nell’educazione, specialmente nei primi anni di vita.
Esther van der Walt ha discusso la tesi “Identità maternale: un costrutto sociale”, che attraverso un approccio femminista, costruttivista sociale, autobiografico e molteplici linguaggi mette in luce come le narrazioni personali possano sfidare le rappresentazioni tradizionali.