
“Abbiamo sottovalutato il ‘tu mi stai a cuore’. Le neuroscienze lo riprendono come elemento determinante. Tu sei il mio scopo, tu sei il mio fine. I ragazzi devono ricominciare a sentire; sono lo scopo del processo educante, non il contenitore”.
Alcuni prendono appunti, altri osservano, in tanti annuiscono mentre Daniela Lucangeli, professoressa ordinaria in Psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università di Padova e membro dell’accademia mondiale delle ricerche sulle difficoltà di apprendimento, esprime queste parole, in una Sala Fanti gremita, durante la prima giornata degli Stati generali dell’infanzia e dell’adolescenza in viale Aldo Moro a Bologna, presso l’Assemblea legislativa. Tutti esauriti da tempo i posti, per dare la possibilità di seguire anche a chi era in lista da attesa la Regione ha predisposto un servizio di diretta streaming.
“Abbiamo sentito l’urgenza di mandare un segnale chiaro ai ragazzi: stanno vivendo tempi tumultuosi, comprendiamo il loro disagio e vogliamo dirgli che ci prenderemo cura di loro in maniera pragmatica- ha spiegato l’assessora regionale a Welfare, Politiche per l’infanzia e Scuola, Isabella Conti, presentando gli Stati generali-. Partendo da numeri che ci preoccupano, la Regione può intraprendere percorsi di consapevolezza per far stare bene i bambini e i ragazzi. Siamo davanti a un bivio, non possiamo traccheggiare, dobbiamo prendere la strada giusta”.
“Il grande tema da affrontare è che abbiamo ignorato il problema dell’affettività relazionale” dice la professoressa Daniela Lucangeli durante la lectio magistralis. I dati sono forniti da un recente studio Unicef, secondo il quale il suicidio è la quarta causa di morte più comune tra gli adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni, nei paesi Ocse e Ue. Qui un adolescente su sette, di età compresa fra i 10 e i 19 anni, soffre di un disturbo mentale diagnosticabile. Quasi 46mila adolescenti muoiono in Occidente a causa di suicidio ogni anno – più di uno ogni 11 minuti.
Sicuramente la pandemia ha portato gli studiosi a concentrarsi su questo disagio anche se già nel 2006 emergevano tra i ricercatori i primi segnali di problemi nella fase del neurosviluppo giovanile: e la risposta, ha spiegato la docente, non può essere l’ospedale o il carcere, perché l’adolescenza non è una malattia. La prevenzione è l’unica possibilità per un sistema che chiede agli adulti di essere capaci di un’autentica trasformazione.
Una ragazza di quasi sedici anni scrive alla professoressa che il suo non è mal di vivere, ma consapevolezza. Non è più grande, ma più fragile. La scuola è un amore tradito, l’ansia impera a casa, a scuola e nel corpo.
Proprio l’ansia è un sentimento molto frequente e non solo tra i giovani: nel momento di maggiore interconnessione, grazie ai nuovi media, non dovremmo essere soli. Invece tutti si sentono profondamente soli e queste anomalie coinvolgono i processi cognitivi.
Durante la lectio la professoressa ha illustrato da un punto di vista scientifico i processi neurali alla base di fenomeni che gli studiosi stanno decifrando e che hanno un elemento comune: l’importanza di rivalutare le emozioni che motivano i comportamenti delle persone, una mente che sta perdendo la sua programmazione: i segnali emergono solo durante l’adolescenza perché fino a quel momento sono stati inibiti.
Le conclusioni sono rivolte principalmente al corpo docente: la scuola ha il dovere di assumersi una responsabilità sociale e può aiutare la salute neurale. L’ipergiudizio del sistema educativo e sociale è fonte di stress.
I dati dell’Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna gli utenti dei servizi di neuropsichiatria infantile presi in carico sono passati dai 38.061 del 2010 ai 64.895 del 2023. Tra gli adolescenti crescono i disturbi alimentari (9.133 casi registrati nel 2023) e i ricoveri psichiatrici (da 289 nel 2010 a 748 nel 2023).
Eventi collaterali
Aperta la mostra “Star bene con se stessi”, realizzata dagli studenti del Liceo Artistico ad indirizzo Grafica dell’IIS B. Pascal di Reggio Emilia: 24 opere per promuovere la salute nelle scuole. Sono le ragazze e i ragazzi a lanciare messaggi ai loro coetanei su come si fa a star bene con se stessi, sia nell’equilibrio tra corpo e mente che nella relazione, temi che toccano il loro benessere fisico e psicologico.
Realizzata in occasione della settimana della salute mentale 2024, è stata organizzata dal Dipartimento assistenziale integrato di salute mentale e dipendenze patologiche della Ausl Ircss di Reggio Emilia.
La prima giornata si è conclusa con “Pale Blu Dot”, una performance teatrale sul disagio adolescenziale frutto del lavoro di scrittura collettiva dei ragazzi del Corso Doc del liceo Laura Bassi di Bologna. Un progetto multimediale realizzato nel percorso conCittadini dell’Assemblea legislativa: suoni, luci, proiezioni su schermo e recitazione dal vivo danno voce a una storia che prende le mosse dal suicidio di una ragazza per dare forma alla rabbia di una generazione che chiede aiuto perché si sente sola. “Il buio è il nostro unico compagno” dicono osservando l’universo e il pale blu dot del titolo, cioè il tenue puntino azzurro che è il pianeta Terra visto dallo spazio.