“Il tratto distintivo della ricostruzione dopo il drammatico sisma del 2012 è quello di un percorso amministrativo inedito, che oggi ci consegna un lavoro ormai ultimato e rappresenta un modello nella gestione delle grandi calamità del nostro Paese”.

Così il presidente della Regione, Michele de Pascale che, in occasione del 13^ anniversario della seconda scossa del 29 maggio 2012, ha presieduto al Teatro del Popolo di Concordia sulla Secchia (Mo) il Comitato istituzionale con gli amministratori dei 59 comuni colpiti. Con de Pascale erano presenti anche l’assessore regionale con delega alla Ricostruzione delle aree colpite dal sisma, Davide Baruffi, e il direttore dell’Agenzia per le Ricostruzioni, Enrico Cocchi.

A 13 anni dalle due violente scosse che sconvolsero l’Emilia, la ricostruzione degli immobili privati, ovvero le abitazioni e le attività produttive, è pressoché completata: con un investimento complessivo pari a 8 miliardi di euro, dei quali oltre 7 dei quali già liquidati. Risultati raggiunti attraverso l’impegno condiviso tra istituzioni, rappresentanze economiche e sociali e cittadini, e certificato dal fatto che il 2025 è l’ultimo anno in cui permane lo stato d’emergenza per Emilia-Romagna e Lombardia, colpite dal terremoto del 2012 oltre al Veneto, già uscito dal ‘cratere’.

“I terremoti non se ne vanno mai per sempre, restano dentro chi li ha vissuti, ma il percorso di ricostruzione post-sisma può oggi dirsi sostanzialmente concluso– ha aggiunto de Pascale-. Mentre si completano gli ultimi cantieri dell’edilizia residenziale e produttiva, anche le principali infrastrutture pubbliche sono state ripristinate e riconsegnate alle comunità. Resta più complessa la ricostruzione del patrimonio storico, che richiede tuttora interventi più delicati e specializzati, aggravati negli ultimi anni dagli effetti della pandemia, dall’impatto del superbonus e dall’aumento dei costi dei materiali”.

De Pascale ha ripercorso il modello che ha permesso di ricucire gran parte delle ferite provocate dal sisma: “Una governance condivisa e trasversale, una storia amministrativa non ordinaria- l’ha definita il presidente-. Fin da subito non si pensò a un regime straordinario che accentrasse nelle sole mani del Commissario mezzi e poteri non consueti, sia pure per fronteggiare eventi eccezionali, ma si scelse la concertazione, che portò le istituzioni emiliano-romagnole a scavare sentieri mai battuti prima, inaugurando un nuovo percorso amministrativo destinato a lasciare una propria impronta nella gestione delle grandi calamità del Paese”.

“Per noi o per le generazioni future a fare la differenza sarà la qualità antisismica degli edifici– ha aggiunto Baruffi-. Ecco perché ora in Emilia ‘ristrutturare’ e ‘prevenire’ sono due concetti che viaggiano sempre insieme. La ricostruzione in questa terra è stata realizzata evitando di edificare ex novo e altrove, puntando a riqualificare invece il patrimonio edilizio esistente, migliorandone la sicurezza e l’efficienza energetica. E poi la pervicacia sul puntare alla rinascita dei centri storici che, per la loro valenza identitaria, simbolica e sociale, sono stati ripensati intrecciando funzioni vecchie e nuove, per farli ritornare a vivere”.

Dall’emergenza alla rinascita: in un’intervista inedita il direttore dell’Agenzia per la ricostruzione, Enrico Cocchi, racconta 13 anni di lavoro per ricucire le ferite del terremoto
“Già dalla prima scossa del 20 maggio 2012 capimmo che era accaduta una autentica tragedia. Fummo travolti da un evento senza precedenti per il dramma umano e materiale. Poi una seconda scossa. Ci sentimmo vulnerabili, ma dovemmo rispondere subito e senza esitazione ai bisogni delle persone, e poi organizzare la ricostruzione: l’inizio fu difficilissimo, era tutto nuovo, dovevamo dare delle regole, scoprendo man mano ciò che serviva”.

A 13 anni di distanza dalle due violentissime scosse che sconvolsero l’Emilia, un protagonista di ieri e di oggi, Enrico Cocchi, direttore dell’Agenzia per le ricostruzioni della Regione Emilia-Romagna, ripercorre in una intervista inedita le tappe, dall’emergenza alla rinascita, che hanno segnato quei territori. L’intervista, realizzata nello studio televisivo di viale Aldo Moro 52 dal giornalista dell’Agenzia di Informazione e comunicazione della Regione, Gianni Boselli, è on line su Lepida TV e a disposizione della stampa e delle tv. È possibile scaricarla dalla cartella dedicata.

I numeri della ricostruzione
Circa 20mila abitazioni sono state ripristinate e 28mila persone rientrate nelle proprie case; 570 scuole ripristinate o ricostruite ex novo senza che sia mai stata persa un’ora di lezione. Oltre 6.800 piccole attività commerciali, artigiane e dei servizi sono state rese di nuovo agibili, 3.359 aziende industriali e agricole ristrutturate e altre 2.155 imprese hanno messo in sicurezza i propri stabilimenti o spazi di produzione. Sono quasi 10.000 gli interventi della ricostruzione di edifici privati a prevalente utilizzo abitativo e si attesta a circa 3,2 miliardi di euro l’ammontare dei contributi concessi per la loro realizzazione. A oggi, la quasi totalità dei cantieri risulta conclusa o prossima alla conclusione: gli interventi ammessi a contributo ma non ancora completati sono il 5% del totale.
Circa 1.200 interventi già conclusi e un nuovo bando in corso, per i centri storici, per la riqualificazione o nuove aperture di botteghe, uffici, attività artigianali e professionali. Delle 441 chiese (479 interventi) inserite nel Programma opere pubbliche e beni culturali ne furono chiuse perché inagibili 321, lasciandone completamente o parzialmente aperte 120.
Intanto, proseguono i lavori per completare la realizzazione del Piano delle opere pubbliche e dei beni culturali, condiviso con Soprintendenze e autorità ecclesiastiche, più complessa anche per i vincoli storici e architettonici esistenti.
Nelle prossime settimane, per consolidare l’accelerazione della ricostruzione pubblica, facendo fronte al caro materiali e rispondendo alle esigenze di liquidità dei cantieri in corso affinché non si fermino, il Commissario metterà in campo risorse per circa 10 milioni di euro. Una stessa misura per fare fronte all’aumento dei prezzi delle materie prime era stata adottata anche nel 2023: uno stanziamento aggiuntivo di 10 milioni di euro per la ricostruzione pubblica che nel corso del 2024 ha permesso di sbloccare cantieri e lavori per oltre 130 milioni di euro.