Il New England Journal of Medicine ha pubblicato i risultati di uno studio di fase 2, condotto su persone con narcolessia di tipo 1, che ha come co-principal investigator il Prof. Giuseppe Plazzi, neurologo, coordinatore del Centro per la Narcolessia e dei Disturbi del Sonno, dell’IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna e Docente di Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza di Unimore.

La narcolessia di tipo 1 (NT1) è una rara e grave condizione neurologica cronica causata dalla perdita significativa di neuroni produttori di orexina, neuropeptide chiave nel controllo del ciclo sonno-veglia e dell’appetito, con conseguenti bassi livelli di orexina che portano a EDS, cataplessia (perdita improvvisa del tono muscolare), sintomi cognitivi, sonno notturno disturbato, allucinazioni che si verificano quando ci si addormenta o ci si sveglia, e paralisi nel sonno. Questi sintomi debilitanti possono ridurre notevolmente la qualità della vita e influire gravemente sulle prestazioni lavorative, sull’adempimento accademico e sulle relazioni personali. L’attuale trattamento standard include politerapia per gestire i diversi sintomi, ma nessuno di questi farmaci affronta la carenza di orexina sottostante che causa la NT1.

Lo studio, che ha arruolato a livello globale 112 adulti di età compresa tra 18 e 70 anni con NT1, esamina in particolare gli effetti di un agonista dell’orexina sulla sonnolenza diurna, sul mantenimento della veglia durante il giorno e sulla frequenza degli attacchi di cataplessia.

Oveporexton è un agonista selettivo orale del recettore 2 per l’orexina (OX2R), progettato per affrontare la carenza di orexina che causa la NT1 e in grado di ripristinare il segnale dell’orexina.  I risultati hanno mostrato miglioramenti significativi nelle misure oggettive e soggettive della eccessiva sonnolenza diurna (EDS), riduzioni degli episodi di cataplessia e miglioramenti clinicamente rilevanti nella gravità della malattia e nella qualità della vita in tutti i dosaggi testati rispetto al placebo durante otto settimane di trattamento.

La narcolessia di tipo 1 è una malattia che affligge l’individuo affetto nelle 24 ore, ne rende molto difficile la conduzione di una vita sana e produttiva,” dichiara il Prof. Giuseppe Plazzi -. “Per le persone che vivono con questo tipo di narcolessia andare al lavoro o a scuola e gestire le attività quotidiane come guidare, fare esercizio fisico o socializzare con la famiglia e amici può diventare una sfida ardua. I risultati di fase 2b suggeriscono che ripristinare il segnale dell’orexina può aiutare le persone con narcolessia di tipo 1 a raggiungere livelli di veglia quasi normali, come quelli osservati in individui sani, influenzando positivamente allo stesso tempo lo spettro più ampio della malattia.”

I dati mostrano miglioramenti statisticamente significativi nei primary e secondary endpoint: la maggior parte dei partecipanti al trial ha raggiunto valori normali al test di mantenimento della vigilanza (MWT) e miglioramenti clinicamente rilevanti nell’ampia gamma dei sintomi studiati. I risultati della Fase 3 sono previsti nel 2025.