“Ci aspettavamo più coraggio dal governatore Michele De Pascale sull’adeguamento delle retribuzioni dei lavoratori della sanità pubblica. Nelle dichiarazioni del Governatore della Regione Emilia Romagna, ieri a Modena per l’inaugurazione della nuova Casa della Comunità di viale Vittorio Veneto, si invoca un “provvedimento strutturale” sulle retribuzioni del personale sanitario. Ma questo provvedimento strutturale che aumenti le retribuzioni, si chiama contratto collettivo nazionale di lavoro!

Un contratto che è fermo da un anno per il rinnovo del quale, il Governo ha proposto un aumento sul triennio 2022-204 che è solo un terzo dell’inflazione. Come Cgil diciamo che esiste già lo strumento, bisogna solo avere il coraggio di intervenire e aumentare gli stanziamenti previsti per i rinnovi contrattuali”. Sono le parole di Alessandro De Nicola, responsabile welfare e sanità segreteria Cgil Modena.

“Il Governo di fronte alle rimostranze sindacali, come è uso fare, invece di parlare del merito, minaccia ritorsioni con l’abolizione della legge sulla rappresentanza nel pubblico impiego.
E allora, caro Presidente della Regione, bisogna metterci più coraggio e rivendicare il contratto senza imbarazzi!

Ampliando il ragionamento ai problemi della sanità, denunciamo la nostra insoddisfazione rispetto alla qualità del dibattito. Ci sembra che negli incontri che si sono svolti i bisogni dei lavoratori e dei territori siano stati temi marginali.

E soprattutto quando si è affrontato il tema dei bisogni dei cittadini lo si è fatto in maniera superficiale e colpevolizzante, come accade quando si parla degli accessi impropri in Pronto soccorso.
I cittadini vanno nei PS, anche per i codici di scarsa gravità, perchè non trovano i medici di famiglia e perché non si capisce nulla di quello che accade nei CAU.  CAU che sono presentati, di volta in volta dai tecnici di turno, ora come luoghi di salvezza per i cittadini, ora come luoghi inutili”.

Riscontriamo un approccio troppo autoreferenziale dei professionisti, che sicuramente hanno degli enormi problemi organizzativi, ma non vediamo il giusto approccio che metta al centro della discussione e della riorganizzazione della rete sanitaria i bisogni cittadini.

Da quello che ci viene riferito dai cittadini e dai nostri iscritti, riscontriamo che in questi anni sono aumentate le disuguaglianze tra centro e periferie della provincia, sugli accessi ai percorsi di cura e alla possibilità di curarsi.

C’è il serio problema medici di famiglia, dalla carenza sino alla definizione del ruolo di questa importante figura della medicina territoriale. Abbiamo capito che i medici di famiglia nella nostra provincia sono oltre 400, che c’è una carenza di oltre 200, ma non abbiamo capito quanti sono i medici di famiglia che vanno nelle Case della Salute!

Vanno affrontati i bisogni delle persone partendo da tre dati oggettivi: l’aumento delle disuguaglianze tra centro e periferia della nostra provincia, la carenza e la cattiva organizzazione dei medici di famiglia, l’integrazione sociosanitaria. Sono questi i temi che a nostro avviso dovrebbero essere messi al centro del dibattito”, conclude Alessandro De Nicola.