L’ordine delle professioni infermieristiche di Modena desidera esprimersi con chiarezza in merito alla recente riorganizzazione del servizio 118 nell’area montana modenese.
Negli ultimi giorni, alcune dichiarazioni hanno suscitato molta preoccupazione tra i cittadini, paventando pericoli per la sicurezza e la salute di coloro che abitano in quelle zone.
Tali dichiarazioni poco responsabili hanno creato paure ingiustificate, minando la fiducia dei cittadini verso il modello di soccorso e il sistema generale di servizio alla salute.

Se le affermazioni che abbiamo dovuto leggere e ascoltare in questi ultimi tempi hanno un qualche interesse particolare, questo non è certo la salute dei cittadini delle aree montane.
Se qualcuno si aspetta di vedere cominciare da parte nostra una battaglia ideologica tra medici e infermieri, ne rimarrà deluso, perché il ruolo dell’Ordine delle professioni infermieristiche ha come scopo primario la tutela della salute del cittadino, obiettivo che persegue anche l’attuale riorganizzazione del sistema di emergenza montano.
Nella nostra realtà territoriale, il sistema dell’emergenza-urgenza si basa su una rete ben coordinata dove ogni attore – infermieri, medici, centrale operativa 118, volontari del soccorso e strutture ospedaliere – lavora in sinergia per garantire una risposta integrata, efficiente e soprattutto efficace.

È un sistema dinamico, interprofessionale e adattabile, che assicura una copertura capillare del territorio e una gestione sicura delle emergenze. Non si tratta, quindi, di un impoverimento del servizio, ma della sua naturale evoluzione verso un modello di qualità reale, più sostenibile e coerente con le caratteristiche del territorio.
Il percorso che ha portato alla riorganizzazione del servizio di soccorso, su mandato del CTSS (di cui fanno parte anche i sindaci dei comuni montani) ha visto la partecipazione delle rappresentanze di cittadini, istituzioni e professionisti. Il risultato vede una dotazione di mezzi e di professionalità (infermieri e medici del 118 impiegati nel territorio montano) di gran lunga superiori agli standard definiti dalla norma, dalla letteratura scientifica e dai modelli organizzativi che ritroviamo nel contesto nazionale.
L’intero sistema di risposta alle emergenze sanitarie è stato rivisto, superando le criticità evidenti del progetto precedente, dove il principale problema non era di spesa né di numeri (aspetti che vanno comunque tenuti in considerazione), ma di qualità nella risposta ai cittadini.
Non può essere credibile chi agita lo spettro di un peggioramento in termini di esiti di salute rispetto al superamento della figura del MET, perché contraria ai dati di intervento, alla letteratura scientifica, ai modelli di intervento applicati in tutti i paesi dotati di sistemi sanitari avanzati, e – permetteteci – anche al buon senso.

Il percorso formativo di specializzazione e l’esperienza del personale medico-infermieristico in forza al 118 sono un’eccellenza sia per la formazione teorica specifica che per la competenza derivante dalla continua pratica clinica garantita dalla frequenza di intervento: due elementi che altre figure invece non garantiscono. Il rischio è quello di generare un elemento di rischio concreto per il cittadino, andando ad incidere inevitabilmente sugli esiti di salute, anche quando viene ritardata la tempestiva ospedalizzazione delle patologie tempo-dipendenti.
Il precedente modello contava infatti per alcuni operatori un esiguo numero di interventi, tale da non permette di garantire la necessaria competenza clinica, laddove comunque il trattamento delle patologie più gravi vedevano nella quasi totalità dei casi l’attivazione e l’intervento contestuale del personale afferente al sistema 118.

Anche a nome di tutti i professionisti che ogni giorno lavorano in quell’area, desideriamo ribadirlo: i cittadini del Frignano possono contare su una risposta del 118 integrata efficace ed efficiente.