
E’ proprio così che la Società Italiana degli Infermieri di Emergenza vuole esprimersi su quanto si è potuto leggere nei giorni scorsi, con una certa nota di disappunto, sui quotidiani della provincia di Modena, in merito alla decisione di non rinnovare la sperimentazione sul soccorso d’emergenza nel distretto dell’Appennino Modenese, avviata nel 2024, come comunicato dai Direttori Generali di AUSL e AOU di Modena, Mattia Altini e Luca Baldino.
La storia si ripete perché, purtroppo, si continua a leggere di allarmismi infondati rivolti alla popolazione, la quale viene descritta come “a rischio” a causa della mancata presenza del medico a bordo delle ambulanze, quasi “abbandonata” dal 118, alimentando tensioni e dubbi sulla sicurezza del sistema, che non solo stanno spingendo i cittadini locali a organizzarsi in manifestazioni di protesta, ma potrebbero indurre un uso scorretto dei servizi stessi (mancate chiamate al 118, autopresentazioni improprie in Pronto soccorso, episodi di ostilità verso gli operatori sanitari).
Trattandosi di una dinamica già nota, viene spontaneo chiedersi quanti di questi allarmi siano realmente motivati da una preoccupazione per la sicurezza del sistema e quanti, invece, rappresentino una difesa di interessi corporativi, legati a posizioni lavorative oggettivamente privilegiate. Colpisce, in particolare, che a sollevare l’allarme e a
promuovere manifestazioni pubbliche sia un sindacato medico: un fatto che appare quantomeno singolare.
Tutto questo, nonostante i dati (che riportiamo fedelmente) dimostrino il contrario: nell’Alto Frignano è disponibile un mezzo ogni 9.400 residenti circa, una dotazione sei volte superiore rispetto agli standard previsti, numeri superiori alla media nazionale, anche considerando gli aspetti geografici del territorio. Questa non è da considerarsi “sicurezza”?
A dominare il dibattito, purtroppo, sembra essere una questione politico-professionale, che ha ben poco a che fare con ciò che in sanità si definisce programmazione e progettazione dei servizi. Essa, infatti, parte da un’analisi puntuale del fabbisogno territoriale e mira a mettere in campo risorse in modo efficiente, garantendo al contempo efficacia e
tempestività negli interventi, senza preconcetti. Ed è necessario anche superare il gap conoscitivo secondo il quale un mezzo di soccorso a leadership infermieristica non sia considerato un “mezzo di soccorso avanzato”: la Delibera Num. 1206 del 17/07/2023 ha definito il “mezzo di soccorso avanzato” sia il mezzo con a leadership medica sia il mezzo a
leadership infermieristica.
Il concetto del medico a bordo dell’ambulanza, per come è stato riproposto nel dibattito pubblico, appare, oltretutto, anacronistico. L’esperienza sul campo e l’evoluzione dei sistemi di soccorso dimostrano che la rapidità e l’efficacia degli
interventi dipendono dalla rete nel suo complesso, non dal singolo medico a bordo di un mezzo di soccorso. La provincia di Modena, da questo punto di vista, è ben servita sia in termini di copertura territoriale che di organizzazione del sistema (si veda ad esempio il servizio di elisoccorso).
È evidente che, in questo caso, la riflessione debba essere condotta anche da un punto di vista etico e deontologico.
Stiamo parlando di una sperimentazione, e per definizione una sperimentazione implica la possibilità che i risultati non conducano al mantenimento della soluzione testata. I dati forniti dai Direttori Altini e Baldino parlano chiaro (anche in questo caso riproponiamo fedelmente i dati): nel primo semestre del 2025, nell’area di Fanano, Sestola e
Montecreto, su 496 chiamate totali al 118, gli interventi dei medici d’emergenza sono stati 81, uno ogni 2,2 giorni, e solo due di questi riguardavano codici ad alta gravità (con analogie nell’estate 2024 e nel 2023). Aggiungiamo che nel 2022 in Emilia-Romagna i codici 3, ovvero pazienti con compromissioni delle funzioni vitali, sono stati il 3% di tutte le
chiamate al 118 (oltre le 700.000).
Appare quasi superfluo dover commentare ulteriormente questi dati, che supportano in modo evidente la scelta dei due direttori generali, verso i quali la Società Italiana degli Infermieri di Emergenza esprime il proprio totale e convinto sostegno. È inoltre doveroso ricordare che i medici coinvolti nella sperimentazione hanno seguito un percorso
formativo non assimilabile a quello dei cosiddetti “medici 118”, mentre dati così limitati per numeri di interventi e casistica trattata costituiscono un elemento di rischio rispetto al mantenimento della competenza e del necessario livello di aggiornamento. È tempo – anzi, lo è già da decenni – di superare ideologie legate a paradigmi sanitari non più
sostenibili né attuabili. E non si tratta, in questo caso, di una questione prettamente economica: il sistema di emergenza si è evoluto, e sono cresciute tutte le professioni sanitarie con esso e in esso.
La vera chiave di lettura dell’efficacia del “118” non sta solo nel numero di medici, di elicotteri o di auto con professionista sanitario a bordo, ma nel funzionamento integrato dell’intero sistema e nella capacità di misurare gli esiti degli interventi. A garantire davvero la sicurezza dei cittadini dell’Appennino Modenese non sarà mai il singolo medico sulla singola ambulanza, ma l’efficienza, la coesione e l’efficacia del sistema di emergenza nel suo complesso.
“La definizione di mezzo di soccorso avanzato con a bordo l’infermiere o il medico (o entrambi) è stata certificata dal Ministero della Salute in risposta a quesiti di due diverse Regioni, la Toscana e l’Emilia-Romagna – dichiara Fabio Mora, coordinatore infermieristico SET118 di Modena -. Per quanto riguarda la provincia di Modena in generale, si registra
un’alta presenza di MSA con a bordo infermieri con formazione specifica avanzata, gli algoritmi regionali sono integralmente applicati da circa dieci anni con ottimi risultati assistenziali e una interazione con i MSA a leadership medica presenti sul territorio assolutamente equilibrata. Da tempo nel territorio montano i mezzi infermieristici
garantiscono, anche con il modello dell’auto infermieristica, il supporto ai mezzi di base dislocati nei vari comuni dell’Alto Frignano. La risposta stratificata in relazione ai bisogni espressi dalla popolazione aumenta il valore delle risorse presenti nella rete dell’emergenza urgenza della provincia di Modena, in integrazione con la più ampia risposta che può essere assicurata dal servizio di elisoccorso fornito dalle 4 basi presenti nella regione Emilia-Romagna. Il sistema di emergenza urgenza, attraverso le varie articolazioni territoriali, risponde in modo adeguato rispettando gli indicatori dati dal Ministero della Salute in relazione all’adempimento dei LEA. Vorrei dunque rassicurare i cittadini che la rete del Servizio emergenza territoriale modenese fornisce una risposta efficace e che l’attività è monitorata continuamente al fine di porre eventuali correttivi in caso di criticità che possano verificarsi”.
(Il Consiglio direttivo nazionale della Società Italiana degli Infermieri di Emergenza siiet.org)