Il Comune di Casalgrande ha votato contro l’approvazione del bilancio di previsione 2025 dell’ASL di Reggio Emilia.
Lo ha fatto al termine della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, tenutasi lunedì mattina nella sede della Provincia di Reggio Emilia, formata dai Sindaci dei Comuni reggiani e dal Presidente della Provincia, in cui si sono analizzate le previsioni di budget della sanità pubblica reggiana per l’anno in corso. In rappresentanza dell’Amministrazione comunale di Casalgrande era presente l’Assessore con delega alla Sanità, Domenico Vacondio.
“Voglio ringraziare l’Assessore Vacondio per la serietà e la coerenza con cui ha rappresentato questa Amministrazione presso il CCTS. La decisione di non dare un parere favorevole al bilancio previsionale dell’ASL reggiana è frutto, in primis, di un’analisi numerica – dichiara il Sindaco Giuseppe Daviddi –. Il previsionale che ci è stato presentato evidenzia un deficit di 103 milioni di euro. Un trend fortemente peggiorativo rispetto al bilancio di previsione dell’anno 2024, dove il debito si era fermato a 89 milioni. Con un deficit previsionale complessivo di tutte le ASL regionali che arriverebbe a toccare il miliardo di euro. Numeri che ci obbligano, evidentemente, a non poter approvare un quadro economico di questo tipo”.
“Voglio sgombrare dubbi su un aspetto: da parte di Casalgrande non vi è una contrarietà a priori all’idea di proporre dei bilanci fortemente negativi – precisa Daviddi -. In epoca Covid ho votato convintamente a favore di un bilancio di previsione di forte indebitamento, perché eravamo al cospetto di un’emergenza storica ed era necessario sostenere con ogni mezzo la sanità pubblica in quella battaglia. Oggi è diverso. Oggi l’emergenza è finita ed i numeri che ci sono stati presentati sono la testimonianza di una regressione, grave, dei servizi sanitari pubblici verso i cittadini”.
Le ragioni del ‘rosso’, secondo quanto emerso dalla Conferenza di lunedì sono ascrivibili a tre motivazioni principali: la Regione Emilia Romagna avrebbe trattenuto risorse per controllare meglio l’andamento finanziario delle varie Asl modulandone gli investimenti, con l’impegno di sbloccarle nella seconda parte dell’anno; l’aumento della spesa farmaceutica convenzionata che ha toccato un ‘più’ 4% per le farmacie private; e, infine, il mancato accordo sulla ripartizione delle quote del Fondo Sanitario Nazionale – da cedersi successivamente alle Asl – in sede di Conferenza Stato Regioni.
“Vi è perplessità, almeno per quanto riguarda questo Comune, sulle modalità di rientro dal deficit. Da quanto emerso, si fa affidamento sulle risorse derivanti dal pay back farmaceutico (il meccanismo per cui le aziende farmaceutiche fornitrici di farmaci o presidi sanitari che hanno goduto di guadagni ‘eccessivi’ dovrebbero restituire alle sanità regionali parte di quegli introiti). Tuttavia non vi è certezza, soprattutto dal punto di vista giuridico, che un tale procedimento sia effettivamente realizzabile – analizza Daviddi –. Inoltre, sempre stando ai numeri, la manovra regionale che ha determinato un aumento dei ticket, dell’Irap, dell’Irpef e del bollo auto regionale porterà ad un gettito previsto di circa 200 milioni di euro per quest’anno e 165 milioni per il 2026. Insufficiente a rimettere in equilibrio i conti della sanità pubblica regionale”.
Minori investimenti ma un outlook debitorio profondamente negativo e anche dal punto di vista delle assunzioni il quadro resta preoccupante: “E’ molto improbabile che si vada verso una gestione tesa all’acquisizione di un numero sufficiente di operatori sanitari, e suscita perplessità il ‘congelamento’ delle spese per il personale pari a 365 milioni – aggiunge il Primo Cittadino -. Anche se, va detto, vi è un impegno della Regione a sostenere gli aggravi economici derivanti dai rinnovi contrattuali; ed è pure un’ottima notizia l’aumento dei fondi per la non autosufficienza di circa 20 milioni di euro per l’anno 2025”.
Infine, anche sulla medicina di prossimità: “Si continua ad investire massicciamente sulle Case della Salute, senza avere una visione chiara ed efficace su come rendere appetibile una professione, quella del medico di base, che oggi come oggi non è più in grado attrarre neolaureati o giovani medici, come evidenziato dai recenti fallimenti dei bandi di assegnazione in zone carenti di quelle specifiche professionalità”, prosegue il Sindaco.
“Il ragionamento complessivo è chiaro: se aumentasse il debito a fronte di investimenti massicci nel miglioramento dei servizi, nelle assunzioni di nuovi medici e infermieri e nell’adeguamento delle loro retribuzioni, se si facesse sviluppo territoriale sui servizi di primo soccorso, sugli ospedali provinciali ed i servizi di prossimità, saremmo all’interno di un ciclo virtuoso con una tendenza verso un miglioramento complessivo del quadro generale. Purtroppo, e lo dico con infinito dispiacere, ci troviamo al cospetto dell’esatto opposto: una situazione debitoria in aggravamento e una corrosione costante dei servizi basilari tipici di una sanità pubblica e universalistica vicina ai cittadini – chiosa Giuseppe Daviddi -. Per questa Amministrazione comunale una sanità efficiente, capillare, vicina alle comunità in cui opera, è la vera essenza di ciò che vuole dire un servizio sanitario pubblico in ossequio ai dettami della nostra Costituzione”.
“La sensazione, invece, è che si stia andando in direzione opposta. Come a voler spingere il cittadino verso una sanità privata che è l’antitesi di ciò che i Padri costituenti avevano progettato per il Paese. E’ per questo che, oggi, non possiamo essere a favore di un bilancio di previsione che getta profondi interrogativi sulla tenuta sostanziale della Sanità pubblica locale, oltre che regionale, perché dietro a quei numeri non vediamo un percorso di crescita chiaro e definito. Lo facciamo con uno spirito comunque costruttivo, ma anche con la ferma volontà di pretendere dalle istituzioni sovraordinate una reale e tangibile, inversione di tendenza”, conclude il Sindaco di Casalgrande.