Sabato 26 luglio, alle 21.30, in piazza Sant’Agostino a Modena, arriva “Il sogno di una cosa”, lo struggente affresco di Pier Paolo Pasolini portato in scena da Elio Germano e Teho Teardo in una potente versione per parole e musica. Lo spettacolo, a ingresso gratuito, fa parte del cartellone “santAGOstino, una piazza per la cultura”, la grande novità di questa estate modenese promossa da Comune di Modena, Fondazione di Modena e Fondazione Ago con il sostegno del Gruppo Hera. In caso di pioggia, l’evento si terrà al Teatro Storchi.
Tre giovani friulani — Nini, Milio, Eligio — attraversano l’innocenza della giovinezza fino al disincanto adulto. Campagne misere, fabbriche straniere, ideali comunisti, sogni di rivoluzione: tutto implode nel tempo del boom economico, che promette benessere e consegna compromessi. Con una narrazione che vibra di nostalgia e rabbia, Germano dà voce ai protagonisti del primo romanzo pasoliniano, mentre Teardo disegna un paesaggio sonoro denso e cangiante, fatto di elettronica, corde, vento e campane. In scena, pochi elementi, ma ogni suono e ogni parola sono pieni. Germano evoca, incarna, accarezza le memorie di una generazione che cercava pane e dignità oltre confine. Le sue parole si fondono con la musica di Teardo, che amplifica la tensione narrativa e la traduce in emozione. Ne risulta una performance che supera la lettura scenica e si fa esperienza sensoriale, immersione in un’Italia ferita e affamata, che — in un paradosso storico — andava in Jugoslavia in cerca di futuro.
A rendere il tutto ancora più denso, si intrecciano le voci registrate in lingua friulana, richiami diretti alla terra madre di Pasolini, Casarsa.
“Il sogno di una cosa”, proposto in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, non è solo un omaggio a Pasolini, ma una riflessione su temi ancora vivi: l’emigrazione, la disuguaglianza, il prezzo del progresso, l’urgenza di sognare. I sogni che agitavano i contadini friulani degli anni Cinquanta parlano oggi alle nuove generazioni di migranti che attraversano le stesse frontiere, ma in senso inverso. Un tempo erano gli italiani ad affidarsi ai passeur: Pasolini non ce lo lascia dimenticare.
In parallelo allo spettacolo, prosegue fino a fine estate nel chiostro della biblioteca Delfini la mostra “Fumetti Sovversivi per Pier Paolo Pasolini”, che raccoglie le tavole prodotte durante l’omonimo laboratorio artistico. Dodici giovani autori visivi hanno anch’essi reinterpretato “Il sogno di una cosa” sotto la guida di Marino Neri e Stefano Ascari, affiancati da artisti come Noemi Vola, Icaro Tuttle, Michela Rossi (Sonno), Francesco Ceccarelli (Bunker) e altri. Un modo fresco e radicale di riscoprire l’attualità del pensiero pasoliniano con lo sguardo delle nuove generazioni.