A Barigazzo, dall’11 al 15 agosto, tutte le sere anche in caso di maltempo, si svolge la 39° ‘Festa dei Lamponi’, organizzata dall’Associazione HEWO Modena per sostenere, con tutto il ricavato, i progetti della comunità HEWO del Tigray in Etiopia.

Ospitata negli spazi de La Sorgente, è una festa speciale perché si basa, in cucina e al servizio dei tavoli, sull’impegno di oltre 100 volontari di ogni età: giovani a raccogliere gli ordini e a servire, genitori e nonni in cucina, pronti ad accogliere gli amici di HEWO, più di 1.000 persone ogni sera per ritrovarsi, scambiarsi notizie e informazioni sugli impegni dell’associazione, cenare insieme e così dare una mano per il finanziamento dell’ospedale di Quihà con le specialità tipiche dell’Appennino, crescentine, borlenghi, gnocco fritto, ciacci e frittelledi castagne con ricotta, patatine fritte, frittelle di baccalà, polenta distesa, grigliata di carne, yogurt, dolci e gelati a base di lamponi e frutti di bosco.

Nei primi sei mesi del 2025 la struttura di Quihà ha effettuato 620 pazienti ai quali fornire assistenza medica e supporto completi, ma anche un supporto emotivo come nel caso, fra i ricoveri pediatrici, di una neonata, ricoverata insieme alla nonna per tre mesi dopo la tragica perdita della madre.

La comunità HEWO del Tigray deve operare in un contesto difficile. In questi giorni ha inviato un report molto preoccupante che spinge HEWO Modena a un sempre maggiore impergno: l’inflazione galoppa ed è stato necessario aumentare i salari del 30% per gli operatori; “commerci, produzioni e cantieri sono fermi, manca il lavoro un po’ per tutti – anche investimenti sono fermi, languono le rimesse dall’estero e la gente, soprattutto quella più povera, è ormai con poche speranze, dopo due anni di guerra e due di vana attesa della ricostruzione. Molti vogliono lasciare il Tigray, anche medici o professionisti e tanti sono già andati ad Addis Abeba, perché la situazione è molto incerta e, tra i giovani, molti temono di essere richiamati al servizio militare; tanta gente sta ritirando i propri soldi dalle banche e accumulando beni essenziali come gasolio e cereali”.

“Molti, anche per il pericolo di una ripresa della guerra, stanno cercando di migrare illegalmente, o verso il Sudan e poi Libia, oppure attraverso lo Yemen verso i Paesi arabi, in entrambi i casi esponendosi ad altissimi rischi per la propria vita. Le Ong di minori dimensioni hanno smobilitato, anche a seguito del totale disimpegno dell’Agenzia di Cooperazione statunitense USAID, voluto da Trump. Soprattutto nei centri minori la disastrosa situazione delle strutture sanitarie e scolastiche rovinate dalla guerra non è stata risolta e i promessi aiuti internazionali non sono arrivati che in minima parte, limitando i diritti a istruzione e salute di tanta parte della popolazione povera”.