Un momento importante è in programma lunedì prossimo, 8 settembre, alle ore 18 a Castelnovo Monti, nella sala del Consiglio comunale in Municipio (piazza Gramsci 1): la presentazione del Rapporto Montagne Italia 2025, a cura di Uncem (Unione Nazionale dei Comuni, Comunità ed Enti montani), incentrato sulle green community e le nuove sfide dei territori. All’iniziativa interverranno il Sindaco di Castelnovo Monti e Presidente dell’Unione Appennino Reggiano Emanuele Ferrari, il Presidente del Parco nazionale dell’Appennino Fausto Giovanelli, il Presidente del Consorzio di bonifica dell’Emilia Centrale Lorenzo Catellani, l’Assessore alla montagna, alle aree interne e al bilancio della Regione Emilia – Romagna Davide Baruffi, l’esperto di sviluppo locale e curatore del rapporto Luca Lo Bianco, l’economista territoriale e coautore del rapporto Giampiero Lupatelli, il Presidente nazionale Uncem Marco Bussone.

Il Rapporto nasce nell’ambito del Progetto Italiae del Dipartimento per gli Affari regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri e attuato dall’Uncem per descrivere come si manifesta la contemporaneità nelle montagne italiane tra criticità, opportunità e nuovo protagonismo. Le montagne italiane raccontate attraverso l’illustrazione delle dinamiche socioeconomiche che le caratterizzano e le strategie territoriali che le attraversano. Un quadro completato dalle riflessioni sul percorso fatto dalla Strategia delle Aree Interne e sulla novità dei processi in atto connessi alla Strategia delle green Community. Ne esce un quadro delle montagne italiane che non nasconde le criticità, ma evidenzia anche opportunità importanti nel panorama nazionale attuale.

Spiega presentando l’evento Giampiero Lupatelli: “Il rapporto offre una lettura molto diversa dalle narrazioni spesso prevalenti delle zone montane come se fossero teatro di un abbandono uniforme e inarrestabile, perché andando ad analizzare i dati in modo preciso e concreto si vede che non è così. Lo spopolamento vissuto da tante aree appenniniche, ma anche alpine, prima di tutto non è affatto irreversibile: abbiamo invece segnali quantitativamente significativi di una nuova attenzione della popolazione italiana all’insediamento nelle terre alte, leggibili con tutta evidenza nelle statistiche del movimento migratorio (degli italiani e degli stranieri). Il rapporto rappresenta un’informazione documentata, articolata e carica di aspettative ma anche di responsabilità. Un ruolo lo ha avuto anche il lavoro meritorio di una strategia innovativa che da più di dieci anni è stato attivato in molte zone montane: in alcune langue nelle difficoltà locali della sua attuazione, nella distrazione della politica di molte Regioni, mentre in Emilia – Romagna, e sul territorio dell’Appennino reggiano in particolare, ha portato risultati significativi, frutto di una forte coesione tra il livello istituzionale, quello imprenditoriale fino a coinvolgere in modo diretto le comunità. La Montagna e le Aree Interne oggi hanno bisogno di una narrazione nuova, scevra da preconcetti e luoghi comuni, ma che sia invece attenta anche ad evidenziare questi aspetti positivi e di prospettiva. C’è ancora tanto lavoro da fare per capire approfonditamente quel che sta succedendo, per accompagnare le tendenze condivisibili e contrastare quelle che non lo sono, per suscitare e unire le energie rivolte al cambiamento possibile. Credo che l’evento dell’8 settembre potrà essere illuminante e continuare un percorso in questa direzione”.