La vendemmia reggiana si avvia verso le sue fasi finali, con circa i due terzi della raccolta già completati. A un anno di distanza da una vendemmia 2024 che aveva fatto registrare un’ottima ripresa delle quantità, il 2025 si presenta con un bilancio molto diverso: una netta flessione produttiva ma con un risultato qualitativo che promette di essere uno dei migliori degli ultimi anni.

“Se la vendemmia scorsa è stata quella della quantità, il 2025 sarà ricordato come l’annata della qualità – afferma Andrea Zaldini, viticoltore e membro di giunta di CIA Reggio -. Siamo a buon punto con la raccolta e il bilancio è chiaro: avremo meno uva, ma il prodotto che stiamo portando in cantina è straordinario sotto ogni aspetto”.

Inizia la sua analisi dalla produzione: “Per la nostra Ancellotta, che da sola copre il 60% delle uve totali con circa 5mila ettari, registriamo una riduzione del 30% rispetto allo scorso anno. Per i Lambruschi, la cui raccolta è appena iniziata, stimiamo un calo più contenuto, intorno al 10%. Per le uve bianche la produzione è invece in leggero aumento del 10%”.

Zaldini sottolinea che le uve hanno una qualità eccezionale, risultato di un’estate sostanzialmente fresca: un fattore che si è rivelato la chiave di volta per un’eccellenza senza precedenti. “L’assenza di picchi di calore e la perfetta gestione idrica hanno evitato qualsiasi stress alle viti, permettendo una maturazione lenta e graduale. Questo ha favorito una concentrazione ottimale di tutti i parametri tecnici. Le analisi in campo confermano un corredo polifenolico di altissimo livello, essenziale per il colore e la struttura dei vini rossi, e hanno garantito un corredo di acidi organici eccellente, fondamentali per la freschezza, la longevità e l’equilibrio dei mosti. Le uve si presentano con una perfetta maturazione aromatica e sanitaria, un equilibrio invidiabile tra zuccheri e acidità che fa ben sperare per la produzione di vini ricchi, profumati e con un carattere deciso”.

“Nonostante l’enorme soddisfazione per la qualità raggiunta, non nascondiamo la nostra preoccupazione per l’impatto del calo produttivo – prosegue Zaldini -. Per molte aziende agricole, una riduzione del 30% si traduce in un significativo taglio del fatturato, che rischia di non coprire i costi di produzione. Questo fattore, unito a un mercato in cui la remunerazione non sempre valorizza la qualità e l’impegno, crea un forte timore per la sostenibilità economica a lungo termine del nostro settore”. L’imprenditore agricolo sottolinea poi che alcuni viticoltori sono stati penalizzati nella produzione “anche dalla grandine che, in due occasioni, ha colpito duramente alcune zone, compromettendo una parte della produzione”.

E aggiunge: “I costi di produzione continuano a salire, mentre la remunerazione che riceviamo dalle cantine rimane spesso insufficiente. Questo squilibrio mette seriamente a rischio la sostenibilità economica delle nostre aziende. L’eccezionale qualità di quest’anno non può bastare a compensare un sistema in cui il lavoro e l’impegno degli agricoltori non sono adeguatamente riconosciuti. A rendere il quadro ancora più complesso contribuisce l’incertezza del mercato internazionale, con l’ombra dei dazi Usa che continua a pesare, riducendo le opportunità di export, in particolare verso gli Stati Uniti, uno dei nostri mercati di sbocco più importanti. Per questo, il futuro della nostra agricoltura dipende in modo cruciale dalla capacità di ristabilire un giusto equilibrio lungo tutta la filiera”.