Il caro energia, la riforma del sistema ETS, le criticità del commercio internazionale e le azioni che il Governo e la Commissione Europea debbono intraprendere sono stati i temi di “Continuare ad investire nella manifattura ceramica italiana”, il convegno inaugurale di Cersaie 2025, il Salone Internazionale della Ceramica per l’Architettura e dell’Arredobagno che vede la presenza di 620 espositori da 29 nazioni su una superficie di 155.000 metri quadrati.
Dopo i saluti introduttivi del presidente di BolognaFiere Gianpiero Calzolari, ha preso la parola il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale in collegamento dall’Expo di Osaka, che ha sottolineato “come siamo in un momento di sfide, in cui è necessario vengano fatte politiche utili per questo settore: ridurre i costi dell’energia, della logistica per l’approvvigionamento e delle materie prime. Faccio un appello perché il sistema dell’ETS venga cambiato, non è più sostenibile, se vogliamo far vedere cos’è l’innovazione italiana abbiamo bisogno che l’Unione Europea sostenga lo sviluppo del settore e smettiamo di farci del male da soli”.
L’azione di supporto di ICE Agenzia è stata ricordata dal suo presidente Matteo Zoppas– “Il settore ceramico e dell’arredobagno è un’eccellenza del Made in Italy, capace di coniugare innovazione e tradizione. Seppure in un clima di incertezza legato alle tensioni geopolitiche e al contesto macroeconomico globale, il Made in Italy della ceramica sta mantenendo la posizione nonostante la pressione incalzante che proviene dai produttori a basso costo. Questo quadro impone di rafforzare ulteriormente il sostegno alle nostre imprese attraverso servizi di promozione e sviluppo: per questa edizione di Cersaie, ICE ha gestito l’incoming di 220 operatori provenienti da oltre 38 Paesi da Europa, America, Africa, Medio Oriente e Area del Golfo e Asia. Le sinergie di tutto il sistema Paese (ICE, Sace, Simest e CdP) rappresentano, nel solco della diplomazia della crescita messa in campo dal Ministro Antonio Tajani, un fondamentale supporto alle imprese”.
Monica Maggioni ha introdotto l’intervento di Augusto Ciarrocchi, presidente di Confindustria Ceramica, un settore da oltre 7,5 miliardi di euro con 240 imprese e circa 30.000 dipendenti diretti. “Oggi per uscire dalle difficoltà del settore edile nazionale sono necessari interventi straordinari, come “piani casa” per far fronte alle emergenze dell’edilizia sociale e abitativa dei nostri giovani. Per la ceramica italiana, leader del commercio internazionale in valore, l’accordo UE – Usa ha portato certezza nei rapporti con i nostri partner commerciali, ma ha raddoppiato i dazi e a cui si è aggiunta la svalutazione del dollaro. Il rischio più grande è che la crescente chiusura del mercato Usa porti produttori di altri Paesi come l’India a scaricare il loro surplus produttivo sul mercato europeo. Questo richiede, a livello UE, strumenti molto più efficaci per il contrasto alle pratiche commerciali scorrette, soprattutto su dumping ambientale e sociale, ma anche una normativa che obblighi tutti a dichiarare l’origine dei prodotti immessi nel mercato europeo. E’ necessario – ha proseguito il presidente di Confindustria Ceramica – che a Bruxelles si smetta di penalizzare le produzioni UE con dazi e tasse che ci autoimponiamo per scelte normative ormai chiaramente fuori da ogni realtà, che si configurano come una tassa per le nostre imprese. L’energia è un problema fondamentale per la manifattura europea e, ancora di più italiana. Le nostre imprese sono per necessità campioni di efficienza energetica e il nostro settore è impegnato con convinzione nella ricerca di ogni soluzione o vettore energetico alternativo. Dobbiamo dire chiaramente che al momento attuale e nel breve periodo non c’è alternativa sostenibile all’utilizzo di gas naturale, se non quella – che non vogliamo nemmeno prendere in considerazione – di andare a produrre ceramica fuori dalla UE, con conseguenze catastrofiche sociali e ambientali.
Già oggi l’Emission Trading, e il nuovo ETS 2 aggiunge alle nostre imprese un aggravio del 15% al costo dell’energia più caro del mondo, pari a un extra costo di circa 100 milioni annuo, destinato ad aumentare. Queste risorse che vengono sottratte alle imprese per i loro investimenti in innovazione e vanno in gran parte alla speculazione finanziaria. Le imprese italiane della ceramica sono leader mondiali perché hanno sempre continuato a investire, fino al 10% del loro fatturato e 2 miliardi di euro in un triennio, anche se lo scorso anno gli investimenti sono calati del 20% e il rischio che questo andamento continui è purtroppo reale. A livello europeo l’ETS va sospeso o modificato urgentemente, introducendo deroghe per la ceramica che già sono previste per altri settori, in modo da lasciare alle nostre imprese le risorse per fare i necessari investimenti. A livello nazionale, abbiamo bisogno di un costo dell’energia almeno allineato a quello dei concorrenti europei e di ogni possibile sostegno per gli investimenti in ricerca e innovazione di prodotto e di processo”.
Il contesto internazionale è stato spiegato da Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison. “Nei primi sette mesi dell’anno 2025 l’export italiano ha raggiunto quello del Giappone al 4^ posto tra gli esportatori mondiali. Era già accaduto nella prima parte dello scorso anno, ormai è un testa a testa. Tuttavia, la produzione industriale è stagnante e gli investimenti, dopo la fine del piano 4.0, sono rallentati. Non è un problema di competitività del sistema industriale in sé, come dimostra il successo dell’export, ma c’è un problema europeo di bassa domanda, di bassa crescita e di alta incertezza per i consumatori e le imprese a causa delle strutture del Green Deal. Aggiungiamoci i dazi di Trump e la rivalutazione dell’euro e si capisce perché l ‘Europa è ferma e la sua industria non ha un futuro chiaro, col rischio di perdita di competitività. Manca una strategia industriale, il rapporto Draghi è inascoltato e la commissione europea è inconcludente”.
L’amministratore delegato di BPER Banca Gianni Franco Papa ha affermato che “negli ultimi anni è cresciuta fino a diventare uno dei principali gruppi bancari del Paese, mantenendo un forte radicamento territoriale, derivante dal suo DNA di banca popolare. Le dimensioni raggiunte si traducono non solo in un accresciuto numero di filiali e dipendenti sul territorio, ma anche in una maggior disponibilità di risorse da investire a servizio dello sviluppo delle famiglie e delle imprese.
Il settore della ceramica costituisce uno degli ambiti distintivi del Made in Italy. Il nostro istituto accompagna il settore con affidamenti ben oltre la nostra quota naturale di mercato, ma soprattutto ci impegniamo nello sviluppo di servizi specialistici a supporto di questo fiore all’occhiello dell’industria, che ben rappresenta la forza dell’imprenditoria italiana e la sua capacità di resilienza”.
Nella seconda parte dell’incontro la riflessione si è spostata sul livello istituzionale. Il ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione ed il PNRR Tommaso Foti ha dichiarato che “il Green Deal è nato come un manifesto ideologico e continua a rimanere tale. C’è un limite oltre il quale l’innovazione non può spingersi: non si può mettere a rischio la sopravvivenza delle imprese. Se l’Europa non si dà una mossa, sarà molto complicato – per non dire quasi impossibile – competere in settori dove (come quello della ceramica) si gioca con “l’arbitro venduto”: da una parte in Europa si rispettano le regole, dall’altra si affronta una concorrenza che di quelle regole non si cura affatto”. Sulla stessa lunghezza d’onda Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy: “Abbiamo sollecitato la Commissione europea a rivedere le follie del Green Deal che stanno penalizzando il settore della ceramica, leader a livello mondiale e orgoglio del Made in Italy, insieme a tutti i comparti energivori che più necessiterebbero di incentivi per proseguire e accelerare sulla strada della decarbonizzazione, come la siderurgia, la chimica, la carta e il vetro. Come ha sottolineato il presidente Mario Draghi l’istituzione europea si è contraddistinta in questo anno, dalla presentazione del suo report per l’inazione. Ma l’Europa deve cambiare rotta, subito, e abbandonare una visione che oggi è un cappio al collo delle imprese. Questo è il momento di agire”.
Ha chiuso i lavori il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. “Grazie ai suoi investimenti in ricerca e innovazione, la ceramica italiana e’ diventata quella a minori emissioni nel mondo, ma resta un settore tra i più esposti ai rischi tra dazi, dumping asiatico e costo dell’energia. Non si può più attendere: l’Europa deve decidere con urgenza se vuole mettere l’industria al centro e puntare alla competitività e non rischiare la deindustrializzazione. Serve un cambio di passo, un patto di responsabilità sociale tra tutti i partiti in Europa: come fu fatto a suo tempo da Draghi per salvare l’euro, oggi serve un “Whatever it Takes” anche per l’industria europea, perché abbia un futuro”.