
Reggio Emilia fa scuola, nel settore delle costruzioni, per la regolarità del lavoro e il contrasto alle infiltrazioni criminali. Lo fa, tra l’altro, con le interdittive della Prefettura (che rappresentano l’80% di quelle emanate in Emilia-Romagna e stanno tra il doppio e il quintuplo di altre città note per le infiltrazioni); lo fa, al tempo stesso, con quel “badge di cantiere” (strumento che consente, nei cantieri pubblici, di monitorare la manodopera nei luoghi di lavoro) che è stato ora adottato anche da Roma Capitale ed è al vaglio di diverse altre province italiane.
Ad oggi sono 26 i cantieri pubblici, per un valore di 70 milioni di euro, che nel reggiano hanno inserito questo strumento di controllo e prevenzione, che la Prefettura chiede alle organizzazioni d’impresa di mantere attivo anche in fase di applicazione dei nuovi contratti nazionali, affinchè continui ad essere adottabile e adottato anche dalle imprese di altre aree del territorio nazionale che si aggiudicano appalti nella nostra provincia.
Sono questi alcuni degli elementi emersi dal convegno su “Chi costruisce, chi distrugge: la criminalità organizzata nel settore delle costruzioni. L’impegno delle Istituzioni e delle imprese a contrasto dell’illegalità” organizzato dalla Cassa Edile e dalla Prefettura di Reggio Emilia” per una valutazione complessiva – come hanno detto il presidente e il vicepresidente dell’Ente bilaterale, Enrico Zini e Giulio Nota – degli esiti cui si è giunti nella lotta alle infiltrazioni e sugli alert che imprese, lavoratori e comunità locali possono e debbono cogliere.
Un appuntamento che ha coinvolto i massimi esponenti provinciali delle istituzioni preposte a sicurezza e giustizia e i più alti rappresentanti delle amministrazioni.
Dal Prefetto Maria Rita Cocciufa al Procuratore capo Calogero Gaetano Paci, al sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, all’assessora regionale alla Legalità, Eleonora Mazzoni, alla consigliera provinciale delegata alla legalità, Cecilia Barilli, è così emersa unanime una valutazione che parla di una forte reazione reggiana al fenomeno delle infiltrazioni, con esiti (e tra questi il processo Aemilia) sicuramente positivi, ma che inducono comunque ad “alzare ancora di più le antenne” – come ha detto il Prefetto Cocciufa – per evitare che il fenomeno possa configurarsi come strutturale (molto significativo, al proposito, l’intervento del Procuratore capo Paci), condizione che potrebbe aprire le porte ad infiltrazioni nella politica (preoccupazione espressa dal Sindaco Massari) che sancirebbero la fine della democrazia.
E’ in questo scenario che si sono collocate le valutazioni degli esponenti dei ministeri dell’Interno e della Giustizia, con bilanci positivi sugli esiti delle azioni intraprese dalle istituzioni e dai diversi soggetti dello sviluppo locale, ma anche con una serie di raccomandazioni e di inviti espliciti rivolti, in particolare, alle imprese e alle loro organizzazioni: una sollecitazione ad “alzare l’asticella degli impegni” venuto dal Prefetto Maria Rita Cocciufa, che insieme al Procuratore capo capo Calogero Gaetano Paci hanno puntato a contrastare una visione distorta piuttosto diffusa a proposito di interdittive.
“Noi – ha detto il Prefetto – non siamo contro le imprese, ma siamo una garanzia per le imprese sane “; per questo – ha aggiunto il Procuratore capo – le interdittive sono uno strumento di bonifica del settore e tengono conto dei comportamenti concreti dei titolari delle imprese e non, banalmente, delle parentele”.
L’intreccio del lavoro che accomuna Istituzioni e amministrazioni locali è emerso bene anche dagli interventi del Sindaco Massari, dell’assessora regionale Mazzoni e dell’esponente della Provincia, Cecialia Barilli.
Un intreccio, tra l’altro, che consente, grazie a specifici protocolli, anche un monitoraggio sulle opere private oltre i 70.000 euro (fondamentale, in tal senso, il ruolo dei Comuni), di avere continuità nelle azioni di contrasto al crimine e di educazione alla legalità e di mettere in campo strumenti importanti che integrano il lavoro degli inquirenti.
L’assessore regionale Mazzoni ha ricordato, al proposito, le azioni riguardanti il monitoraggio dei cantieri, l’ossrvatorio sui contrattoi pubblici, l’elenco di merito delle imprese, i protocolli con le prefetture , gli striumenti informatici che la Regione ha messo a disposizione dei Tribunali e, ancora, l’investimento di 1,4 milioni di euro, per il 2025, per la gestione dei beni confiscati alla mafia; “perché – ha detto – il crimine organizzato va aggredito sui patrimoni”.
Ai lavori – coordinati dal giornalista Gabriele Franzini, direttore di TG Reggio – sono intervenuti, insieme ai massimi esponenti delle forze dell’ordine, oltre 100 tra imprenditori, sindacalisti, professionisti del settore, insieme a 20 studenti del triennio ITS Zanelli con Secchi accompagnati da due docenti.