“La medicina di territorio è e sarà sempre di più l’asse portante del sistema sanitario pubblico dell’Emilia-Romagna. E’ una sfida ambiziosa, che vogliamo vincere con l’aiuto di tutte le componenti coinvolte in un’ottica di valorizzazione delle professionalità e delle competenze, che sappia mettere al centro i bisogni del paziente e delle nostre comunità. Storicamente la nostra regione è quella che a livello nazionale ha dato maggior sviluppo alle cure territoriali”.

A ribadirlo l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, intervenendo questa mattina in Commissione assembleare per fare il punto sull’assistenza territoriale in Emilia-Romagna.

“Il nostro obiettivo è dare continuità in un percorso di innovazione e sostenibilità. Attraverso gli obiettivi e le risorse messe a disposizione dal PNRR, valorizzeremo ulteriormente le Case e gli ospedali di comunità a sostegno delle cure di prossimità, che vedono il domicilio come primo luogo di cura, in particolare per le persone fragili. L’organizzazione territoriale – aggiunge l’assessore – ha come fulcro i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, organizzati nelle forme associative a maggiore efficacia: dai nuclei delle cure primarie (NCP) alle aggregazioni funzionali territoriali (AFT) fino alle unità complesse di cure primarie (UCCP). Queste forme organizzative hanno come caratteristica distintiva la forte integrazione tra i medici delle cure primarie (AFT) e le altre professioni sanitarie, tra cui gli infermieri di famiglia e di comunità, presenti nello stesso ambito territoriale (NCP, UCCP). Durante la pandemia Covid-19, infatti, il sistema sanitario della Regione Emilia-Romagna, caratterizzato da una forte integrazione tra medici di medicina generale, infermieri delle cure domiciliari e assistenti sociali del territorio, ha dimostrato resilienza proprio grazie a questa rete diffusa e capillare delle cure primarie. Da qui la necessità di proseguire su questa strada. Quello delle cure primarie è un sistema territoriale che garantisce performance di alto livello e che si integra con l’assistenza ospedaliera e dell’emergenza-urgenza. Grazie agli investimenti Pnrr per la realizzazione delle Case della comunità e al nuovo ruolo unico del medico di medicina generale previsto dall’Accordo collettivo nazionale, siamo impegnati a rendere l’assistenza sanitaria territoriale più sostenibile e accessibile”, ha concluso Fabi.

La rete territoriale dell’Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna sono 141 le Case di comunità attive (47 quelle in programma) e 24 per 380 posti letto gli ospedali di comunità attivi (24 per 486 posti letto da attivare, di cui 20 per 416 posti letto con fondi PNNR). Dei 2.736 medici di medicina generale presenti in regione 618, ovvero il 23%, sono impegnati attualmente nelle Case di comunità e circa 1.600 (67,5%) sono impegnati nelle medicine di gruppo.

Il coinvolgimento dei medici di medicina generale è essenziale per garantire l’assistenza a una popolazione sempre più anziana e nella quale la diffusione delle malattie croniche è in aumento: nel 2023, quasi il 7% della popolazione era affetto da diabete e di questi, circa 200.000 venivano già correttamente monitorati periodicamente dai medici di medicina generale. Analogamente, la rete della medicina generale è in grado di gestire correttamente, a livello territoriale, quasi l’80% dei pazienti dimessi dopo infarto, prescrivendo periodicamente i farmaci e le prestazioni.

Nel 2024 la Regione ha investito 399 milioni di euro, ovvero il 5,4% del Fondo sanitario regionale, per la medicina generale. In media, 102,75 euro per assistito.