Si è tenuto oggi il Consiglio comunale aperto dedicato alle Consulte cittadine, in cui i rappresentanti delle nove Consulte hanno illustrato il lavoro svolto e da svolgere nei rispettivi quartieri, sulla base di quanto emerso dal confronto con il territorio. Sono intervenuti Valerio Corghi, Filippo Prati, Maurizio Grimellli, Nicky Murphy, Laura Sanna, Giuliano Parmeggiani, Gabriele Soncini, Roberto Benatti, Gigliola Borghi, Alessandro Roccatagliati.

Davide Prandi, assessore alla Cura della città con delega alla partecipazione e ai quartieri, ha invece tracciato un bilancio di questa esperienza, per ribadirne l’importanza e per anticipare alcune novità in materia di partecipazione e coinvolgimento cittadino, tra cui, a partire da metà novembre, la periodica organizzazione della Giunta comunale direttamente nei quartieri per un confronto diretto tra sindaco, assessori, membri delle Consulte e cittadini.

“Le Consulte non sono e non devono essere semplicemente uno strumento tecnico o consultivo. Sono una forma viva di democrazia territoriale, un presidio civico che tiene insieme la comunità e l’Amministrazione – ha esordito Prandi – Il valore politico delle Consulte sta proprio nell’idea che una città è più forte quando ascolta e quando coinvolge. Quando non delega tutto all’istituzione, ma costruisce insieme ai cittadini la propria direzione di marcia”.

“Ascoltare i quartieri non è solo una buona pratica amministrativa: è una scelta politica profonda – ha aggiunto Prandi – Vuol dire riconoscere che la città non si governa solo dall’alto, ma si costruisce ogni giorno nei luoghi dove la vita accade: nelle piazze, nelle scuole, nei centri sociali, nei cortili, nelle strade. Ogni quartiere ha una sua identità, una sua storia, una rete di relazioni che ne definisce la qualità della vita. E le Consulte sono lo strumento che permette a queste identità di essere ascoltate, rappresentate e valorizzate. Non solo per segnalare criticità, ma anche per proporre soluzioni, generare idee, co-progettare interventi. L’ascolto politico non si limita infatti a raccogliere istanze: implica un impegno reciproco. In questo senso, le Consulte non sono semplicemente un canale di partecipazione, ma un luogo di corresponsabilità.

In questi anni, grazie anche al lavoro di tanti cittadini e associazioni, si è iniziato a costruire un percorso nuovo: quello del Patto d’ambito che ci ha permesso di fare un salto di qualità nella governance locale e di passare da una partecipazione episodica a una programmazione condivisa, dove i quartieri diventano parte del processo decisionale, non solo destinatari. Tuttavia, perché tutto questo non resti sulla carta, serve una condizione chiara: servono risorse. Senza un impegno economico e umano dedicato, la partecipazione rischia di restare retorica. Allocare risorse per le Consulte e per i Patti d’ambito non è un costo, è un investimento politico e sociale. Significa riconoscere che la cura del territorio, la coesione sociale, la prevenzione del disagio, nascono prima di tutto da comunità attive e coinvolte”.