Si è tenuta questo pomeriggio, nella Sala del Consiglio comunale a Palazzo d’Accursio, la cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria alla Brigata Aeromobile “Friuli”. Successivamente è stato firmato il Libro d’onore in sala Rossa.
In allegato le motivazioni del conferimento, lette in aula dalla presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca e il discorso del Comandante della Brigata Aeromobile Friuli Generale Loreto Bolla.
Di seguito l’intervento del sindaco Matteo Lepore
“Un benvenuto in questa aula alle autorità civili e militari, alla presidente Manca, alle consigliere e ai consiglieri, alle cittadine e ai cittadini presenti, al generale Loreto Bolla seduto qui al mio fianco, ai militari presenti in rappresentanza dei tanti che fanno parte della Brigata Aeromobile “Friuli”, a loro e alle loro famiglie il nostro saluto. Quando conferiamo la cittadinanza onoraria è un momento solenne ma è anche un momento di festa e quindi sono convinto che lo sia anche per voi.
Oggi Bologna si stringe a voi in un abbraccio che attraversa il tempo. È un abbraccio che nasce dalla memoria, dalla riconoscenza e da una forte condivisione di valori. Con la cittadinanza onoraria alla Brigata “Friuli”, la nostra città dice grazie; un grazie che arriva da lontano, che parla al presente, ma che guarda anche al futuro.
Abbiamo avuto modo lo scorso giugno di visitare il Comando del Reparto presso la Caserma “Mameli”, che è sede dell’87° Reparto Comando e Supporti Tattici “Friuli”, con alcuni consiglieri e consigliere comunali, in occasione di un’udienza conoscitiva dalla Commissione Scuola, Antimafia, Legalità Democratica, Coesione Sociale, Cultura e Giovani, Europa e Attività Internazionali e li cito non a caso anche in relazione alle attività dell’Esercito Italiano in particolare a quelle della Brigata. L’obiettivo era quello di approfondire il ruolo operativo del Reparto e valorizzare lo storico legame che unisce l’Esercito Italiano, la brigata “Friuli”, alla Città di Bologna. Ed è proprio da questo legame che vorrei partire.
C’è un giorno che noi bolognesi non possiamo dimenticare e non dimentichiamo: il 21 aprile 1945.
Quel giorno, mentre la guerra ancora infuriava, l’87° Reparto del Gruppo di Combattimento “Friuli” fu il primo reparto dell’Esercito Regolare Italiano a entrare a Bologna, insieme a polacchi, gli alleati, i resistenti, come ho avuto modo di ricordare ospitando assieme i reduci e i veterani polacchi in visita alla nostra città.
I testimoni, e tante immagini che conserviamo, raccontano l’emozione di quelle ore: le strade piene di gente, le finestre spalancate, gli abbracci, le lacrime, le bandiere che tornavano a sventolare. In quei volti giovani, infangati e stanchi, Bologna riconobbe l’Italia che rinasceva. Non erano soltanto soldati che avevano vinto una battaglia, erano uomini che avevano scelto la libertà, che avevano rifiutato la resa, che avevano creduto in un futuro diverso.
La “Friuli”, nata come Divisione del Regio Esercito, dopo l’8 settembre del 1943 non esitò a schierarsi dalla parte giusta della storia. Scelse di combattere contro il nazifascismo, di unirsi alle forze cobelligeranti, di collaborare con la Resistenza italiana. Fu una scelta di coscienza, prima ancora che militare.
E in quella scelta — così difficile e coraggiosa — è racchiuso tutto ciò che noi oggi vogliamo onorare: la fedeltà, la dedizione, la dignità di chi serve il Paese non per obbedienza, ma per convinzione.
Quando l’87° attraversò Porta Santo Stefano, la città lo accolse come si accoglie un fratello che torna a casa. Lì, in quella stessa piazza dove oggi una targa ricorda quel momento, Bologna e la “Friuli” si incontrarono. E da allora, le loro storie, le nostre storia, hanno camminato insieme.
Oggi, a ottant’anni di distanza, quello spirito non si è spento.
La Brigata Aeromobile “Friuli” ha saputo rinnovare la propria missione, adattandosi ai tempi, ma senza mai smarrire i propri valori. Dalle operazioni di pace all’estero, alle missioni umanitarie e di soccorso sul territorio nazionale, ovunque la “Friuli” sia presente, porta con sé un’idea di Italia fatta di responsabilità, professionalità e umanità.
Lo abbiamo visto, con emozione, anche nell’alluvione del 2023 che ha colpito la nostra terra e anche nel 2024.
Quando l’acqua ha sommerso case, strade, intere comunità, i vostri mezzi sono arrivati dove quasi nessuno poteva arrivare.
Ma più ancora dei mezzi, sono arrivati i vostri volti, la vostra presenza, la vostra solidarietà. Avete soccorso, avete ascoltato, avete restituito fiducia. In quelle giornate difficili, la “Friuli” non è stata solo un reparto militare: è stata una parte viva della nostra comunità, una mano tesa in silenzio, con discrezione, una presenza rassicurante.
Ecco perché questo riconoscimento ha un valore profondo. Non è solo un tributo alla storia, ma un gesto di gratitudine per ciò che siete oggi, per ciò che rappresentate. Quello che rappresentate lo abbiamo visto raccontare molto bene anche all’interno del museo stesso che l’esercito ha voluto organizzare attraverso l’impegno dei propri uomini e delle proprie donne nella caserma Mameli dove sono state aperte le porte e abbiamo visto non solo un archivio e una raccolta di cimeli ma un percorso storico all’interno della caserma che è possibile visitare e che noi stessi come amministrazione comunale vogliamo valorizzare nel progetto della memoria che come città abbiamo voluto e che portiamo avanti insieme alle scuole.
La cittadinanza onoraria è il modo con cui Bologna vi dice: siete parte di noi.
Perché la libertà che avete contribuito a restituirci nel 1945 non è un capitolo chiuso nei libri di storia — è un’eredità che ancora oggi ci guida, ci unisce, ci responsabilizza. Sotto l’alto patronato del nostro presidente della Repubblica, giurando sulla nostra Costituzione e la collaborazione che questa fascia tricolore ci vede condividere, perché gli enti locali, i comuni, i sindaci, fanno parte di questa Repubblica e quindi in fondo sono anche colleghi in questo esercito che la rappresenta.
Bologna, città medaglia d’oro della Resistenza, ha imparato che la libertà si difende ogni giorno: con il coraggio, con il lavoro, con la cura reciproca, con l’ascolto.
Perciò, oggi, nel consegnarvi simbolicamente la cittadinanza di Bologna, vogliamo dire che la “Friuli” e i suoi uomini e le sue donne, non sono solo ospiti della nostra città, ma sono una grande realtà professionale che con le proprie famiglie, abita, vive e frequenta ogni giorno Bologna, lavoratori e lavoratrici del nostro Stato e come tali hanno diritti e doveri, ma sono soprattutto parte di una comunità dove il loro vivere quotidiano è fatto anche di affetti, di rispetto, di riconoscenza e di relazioni. Dunque questa cittadinanza onoraria, non solo vi accoglie fin dal primo giorno come è scritto fuori dal nostro Comune, ma vi accompagna nel vostro servizio quotidiano fatto anche nelle strade, nelle piazze, nei contesti internazionali dove condividiamo l’impegno per la pace e per il futuro.
Grazie, a nome di tutta la nostra città.”



