(DIRE) – Con in testa le sarte della Manifattura San Maurizio (gruppo Max Mara) e i lavoratori della Interpump (dove un delegato Fiom è stato di recente licenziato) circa 8.000 persone hanno sfilato a Reggio Emilia in occasione della manifestazione per lo sciopero generale indetto dalla Cgil contro la manovra finanziaria del Governo. Il corteo di lavoratori, studenti e pensionati ha attraversato nel tragitto una parte di circonvallazione, per concludersi a piazza Gioberti.
Secondo i dati diffusi dal sindacato l’adesione nelle aziende del territorio è stata massiccia: dal 70 al 100%. A Montecchio e Bibbiano le scuole sono rimaste chiuse, mentre nei servizi educativi 0-6 anni del Comune capoluogo l’astensione è stata del 70%. Cirfood, il colosso della ristorazione collettiva, ha ridotto il servizio al minimo essenziale.
“Siamo in piazza oggi per dire no ad una Finanziaria che non risolve i nodi e le gravi difficoltà del Paese”, dice il segretario generale della Cgil reggiana Crsitian Sesena. “Da un Governo che si sente forte e mostra i muscoli ci saremmo attesi qualcosa di più. Invece l’unico vero investimento strategico è in armi, 35 miliardi nei prossimi 10 anni sottratti dalle pensioni, dai salari e dal welfare. Ma grazie abbbiamo già dato” Continua Sesena: “Non ci accontentiamo delle mancette offensive di questa manovra: la detassazione degli auementi contrattuali taglia fuori una platea consistente di lavoratori, mentre detassare gli straordinari notturni e festivi è una presa in giro”. E ancora: “Non ci lasciamo abbindolare neanche dal taglio dell’aliquota fiscale che non è, come viene affermato una misura a favore del ceto medio”. Inoltre “chiediamo un cambiamento radicale e profondo del prelievo fiscale che rispetti la Costituzione e la restituzione del drenaggio fiscale, un vero e proprio salasso legalizzato operato dall’esecutivo”. Infine, insiste la Cgil “occorre un salario minimo per legge, che andrebbe rinominato slario di dignità per chi lavora, perché la contrattazione da sola non basta e ha bisogno di un supporto”.
Ma occorre anche una “riforma pensionistica vera, con una pensione di garanzia anche per i giovani”, conclude Sesena.
(Cai/ -Dire)




