Disabilità, violenza e parità di genere ed inclusione Lgbtq+ sono stati i temi al centro dello straordinario progetto “Ri(e)voluzioni” rivolto ai 200 dipendenti di Iperceramica di Fiorano Modenese che si è svolto da ottobre a oggi con 12 ore di formazione per ogni dipendente, suddivise in 9 moduli, pari a circa 2.400 ore totali.

Un progetto formativo senza precedenti nel territorio emiliano-romagnolo, accolto con convinzione dalla stessa proprietà di Iperceramica, che è stato voluto innanzitutto dai sindacati di settore Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil che lo hanno messo al centro del contratto integrativo aziendale del 2024.

Il progetto è stato creato dall’associazione sassolese “Non è colpa mia” con il contributo di avvocate e formatrici per promuovere diritti, benessere e cultura aziendale inclusiva.
“Abbiamo avuto una risposta sorprendente in termini di disponibilità sia da parte dell’impresa che da parte di lavoratrici e lavoratori che hanno dimostrato grande interesse man mano che si svolgevano gli incontri” affermano Cinzia Pinton (Filcams Cgil), Domenico Silvano (Fisascat Cisl) e Lorenzo Tollari (Uiltucs Uil).

Anche per Michele Neri (Ceo e socio di Iperceramica) il giudizio è molto positivo e la collaborazione con i sindacati è stata produttiva. “L’azienda ci tiene a questi principi, ci tiene a creare un ambiente inclusivo, dove tutti quanti si sentano a proprio agio, sia per ragioni di principio, sia perché un ambiente inclusivo fa comunque bene al business. Quindi da tutti i punti di vista mi è sembrata un’ottima idea. Con l’aiuto di esperte si sono sviluppati momenti di riflessione personale in cui ciascuno ha cercato di trovare delle conclusioni proprie, senza alcuna intenzione di fare una lezione moraleggiante”. 

“Sin dall’inizio abbiamo cercato di evitare approcci moralistici, puntando invece a costruire un linguaggio comune per stare davvero dentro temi complessi come differenza di genere, violenza di genere, omosessualità e disabilità – spiega Roberta Barra, coach, formatrice e progettista, e co-fondatrice dell’associazione ‘Non è colpa mia’ – È stato fondamentale lavorare sugli stereotipi, non solo di genere, ma anche legati alla disabilità e ai comportamenti, per imparare a riconoscerli, sospendere il giudizio e costruire nuove modalità di relazione tra le persone.”

Anche le avvocate Angela Ninzoli, Simona Fiandri e Angela Corniola fanno un bilancio positivo dell’esperienza formativa che aiuta a superare pregiudizi, ad introdurre in modo semplice concetti giuridici come, ad esempio, fattispecie di maltrattamenti o situazioni di violenza (fisica o verbale) che possono accadere nelle relazioni famigliari, i diritti delle coppie omosessuali come l’unione civile, oppure ai temi della disabilità e dei caregiver.  

“Un’esperienza entusiasmante e molto formativa sia per lavoratrici e lavoratori che per noi docenti – commenta l’avvocata Barbara Nannerini – infatti il linguaggio e quindi la comunicazione, ci permette di affrontare argomenti che ancora oggi sono un po’ tabù, parlarne aiuta, aiuta anche a comprendersi di più. Fare tutto ciò in azienda è straordinario perché vuol dire riconoscere un valore aggiunto ai propri dipendenti, li si forma, li si fa crescere, significa dargli valore e riconoscimento”.

“Nel momento in cui si normalizza il diritto, lo si mette alla portata di tutti e lo si rende comprensibile, le persone dimostrano interesse, c’è curiosità, c’è stupore – spiega l’avvocata Erika Mantovani – ci si rende conto che anche piccole azioni potrebbero configurare, in alcuni contesti, dei reati”.

All’interno del progetto, sono stati appositamente realizzati da Martina Mammi, socia di “Non è colpa mia”, dei segnalibri con illustrazioni originali rappresentanti i temi trattati: parità di genere, violenza di genere, omosessualità e disabilità.  

Nel progetto “Ri(e)voluzioni”, l’associazione “Non è colpa mia” ha scelto, in accordo con Iperceramica e con le organizzazioni sindacali, di devolvere una parte del ricavato della formazione in beneficenza.

Una scelta coerente con l’obiettivo dell’associazione di coniugare diffusione di diritti, linguaggio e consapevolezza con un impatto concreto sul territorio, sostenendo attraverso la raccolta fondi le realtà che si occupano di disabilità e contrasto alla violenza di genere.

Una percentuale importante delle risorse sarà destinata ad associazioni del territorio che si occupano di disabilità e di violenza di genere a supporto del loro lavoro quotidiano. Un gesto condiviso che rafforza il valore sociale del progetto e restituisce alla comunità parte del percorso costruito insieme.

Gli stessi destinatari del corso, lavoratrici e lavoratori, hanno espresso un altissimo gradimento.

“Per me è stato molto utile, l’impressione è che serva fare questi corsi dappertutto, anche fuori dall’ambiente di lavoro, a partire dalle scuole, ovunque” dice Francesca Iaccheri.

“E’ stata una buona occasione per confrontarsi anche con altri colleghi e ascoltare punti di vista differenti e magari riflettere sulle proprie idee, e cambiare anche il proprio punto di vista” dice Elisa Cuoghi

“Sicuramente è stato un corso utile per sensibilizzare su tanti argomenti interessanti – dice Alberto Dallari – Sono stati trattati in un modo molto diverso dal solito, non con il solito spiegone, ma puntando sempre sulla discussione e sul dibattito”.

Anche Riccardo Mongelli valuta molto interessanti i temi trattati: “il contrasto alla violenza sulle donne, il rispetto dei disabili, il riconoscimento di pari opportunità sono valori in cui credo e che debbono essere riconosciuti a tutti. Io sono molto credente e ho valori tradizionali, e ritengo che tutte le persone, indipendentemente da orientamento sessuale, identità di genere e disabilità, debbano essere rispettate e avere stessi diritti. Di questi corsi se ne dovrebbero fare di più, per aggiornare la nostra coscienza civile e spirituale”.

E’ stata entusiasta del corso Gretha Fontanelli: “mi è piaciuto moltissimo, ci ha messo di fronte ai luoghi comuni e agli stereotipi, ci ha insegnato a riconoscerli. Ci hanno mostrato come la pubblicità dei giochi per bambini differenzi ancora tra ruoli di genere, rappresentando i bimbi con i soldatini e le armi, e le bimbe con i trucchi, i vestiti da principessa e i giochi da cucina. Riproducendo gli stereotipi dell’uomo forte e sicuro, e della donna dedita alla cura dei figli e alla casa. Sulla violenza di genere abbiamo letto titoli di giornale dove c’è sempre una sorta di giustificazione alla violenza dell’uomo sulla donna (“l’amava troppo”). E’ un tema che mi ha toccato da vicino, visto che anni fa ho perso una carissima amica uccisa insieme alla madre dal padre/marito. Il lavoro a piccoli gruppi ha spinto ognuno di noi a ragionare su questi temi. Le formatrici e le avvocate sono state eccezionali, hanno saputo catturare l’attenzione. Sono molto contenta che i sindacati abbiano portato questo corso e che l’azienda l’abbia accolto favorevolmente. Se ne dovrebbero fare di più”.

Alberto Righetti sottolinea l’importanza di “aver inserito nel contratto aziendale tutele per lavoratori e lavoratrici che subiscono violenze, maltrattamenti o sono oggetto di discriminazioni e violenza nella loro vita privata e sociale (tipico esempio l’ambito familiare): l’azienda si impegna a sostenerli in questi momenti di difficoltà garantendo loro continuità lavorativa e sostegno economico, così come da richiesta sindacale. Il corso – prosegue Righetti – ci ha dato una visione diversa rispetto a stereotipi che usiamo quotidianamente e a vecchi retaggi culturali, per imparare a riconoscerli, ci ha invitato a riflettere su questi temi e a riconoscere la violenza in tutti i suoi aspetti”.

“Crediamo che la contrattazione sindacale non debba fermarsi al salario, ma portare anche strumenti di crescita culturale e sociale – concludono i sindacalisti Cinzia Pinton (Filcams), Domenico Silvano (Fisascat Cisl) e Lorenzo Tollari (Uiltucs Uil) –  E’ importante la valorizzazione delle persone e la possibilità di dare sempre più strumenti di consapevolezza. Questa esperienza dimostra che il dialogo tra azienda e rappresentanze dei lavoratori può tradursi in percorsi di valore. L’inclusione è responsabilità collettiva”.

“Il nostro augurio è che questo progetto diventi un modello da replicare in altre realtà – aggiunge Alessandro Santini segretario Filcams Cgil Modena – per migliorare il clima aziendale e rendere i diritti parte integrante della cultura d’impresa. Questo progetto dimostra che la contrattazione collettiva può diventare strumento di innovazione sociale oltre che di tutela economica. E’ auspicabile che vi siano altre imprese che vogliano investire in cultura, formazione e rispetto.”