Alla spicciolata a Gaida di Reggio Emilia stanno arrivando mail e telegrammi da tutto il mondo. E’ successo qualcosa di grosso. Tra diecimila vini del pianeta, in ‘assaggi ciechi per due settimane’ da parte di un’attenta giuria a Londra, il Lambrusco Reggiano Concerto 2009 della Cantina di Medici Ermete srl, azienda agricola e di trasformazione con 120 anni di storia, si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento “Iwc Great Value Champion Sparkling” per il miglior rapporto qualità prezzo nella categoria dei vini con bollicine.
Tra le felicitazioni di enoteche del mondo e d’Italia, spicca anche quella della presidente della Provincia, Sonia Masini. Entusiasta Giorgio Gianotti, presidente dei Consorzi dei Vini Reggiani: “E’ ora evidente che il processo di miglioramento qualitativo avviato in questi anni sta avendo risultati superiori alle nostre aspettative. E’ un riposizionamento notevole che dà fiducia al settore. Se oggi siamo valutati al livello del Brunello di Montalcino è un fatto non di poco conto…”.
“No non è stato facile – spiegano i fratelli Giorgio e Valter, che incontri a Gaida nella cantina in quello che per loro resta un normale giorno di lavoro – . E’ vero, il Lambrusco era considerato un vino di minore classe, ora invece…”
Il vino Lambrusco nel mondo è noto da molto tempo?
“Cinque decenni fa nel mondo il Lambrusco non era conosciuto – spiegano Valter e Giorgio -. Per noi questa è certo una vittoria importante, ma sull’estero riconosciamo il merito dei primi valorosi imprenditori che aprirono la strada del mercato”.
Oggi l’azienda vede i fratelli Valter e Giorgio lavorare a fianco ai figli: Alessandra Medici, che cura la parte agricola, Alberto e Pierluigi quella commerciale, Paolo per quella amministrativa. Una splendida realtà reggiana che impiega nel complesso una trentina di persone. Quale la vostra produzione?
“Commercializziamo 8 milioni di bottiglie ogni anno, per il 70% esportate in sessanta paesi al mondo (Sud America, Messico, Stati Uniti, Canada, tutta l’Europa, Australia, Nuova Zelanda, Cina, India, Russia e paesi dell’ex Urss, Sud Africa, Angola, Kenia)”.
Dove avviene la produzione?
“I vini cru dell’azienda, il Concerto lo produciamo nella tenuta ‘Rampata’ di Montecchio Emilia, l’Assolo nella tenuta ‘Quercioli’ nel comune di Cavriago, estese complessivamente su 50 ettari, di vitigni autoctoni. Quindi acquistiamo vini dalle cantine sociali dalla zona dove i nostri tecnici controllano preventivamente la qualità”.
Concerto e Assolo: due vini ora molto famosi…
“Sì, ma sono due cru ben delimitati. Il Concerto, nasce solo da vitigni Salamino: lo ‘inventammo’ 16 anni fa. L’Assolo 9 anni fa, si fa con uve Ancellotta e Lambrusco. Possiamo dire che il legame col territorio per la loro produzione è fondamentale: si possono fare solo qui. A seconda delle annate, se ne producono dalle 110 alle 150 mila bottiglie”.
Numerosissimi premi e, anche, un incredibile afflusso di persone…
“Sì: ogni anno nella nostra tenuta Rampata – dove disponiamo anche di un museo di vecchie attrezzature, un’acetaia, sala degustazione e una convegni – vengono in visita otre 3500 stranieri all’anno. Nel 2010 ne attendiamo 4000, grazie alle agenzie turistiche”.
Ospiti e consumatori illustri?
“Numerosi politici, e tra gli altri il ministro dell’agricoltura danese o sportivi, di recentemente Crespo. Tra i consumatori il compianto regista Michelangelo Antognoni che qui si serviva per i suoi regali, Pippo Franco, Mara Venier, Daniele Piombi, molti altri. Ma la soddisfazione più grande è essere nei ristoranti più prestigiosi al mondo come ‘Zafferano’ e ‘Locanda Locatelli’, nei magazzini ‘Harrowds’, a Londra, di fianco allo Champagne nella sezione dei grandi vini, a Mosca, oppure da ‘Babbo’ (stella Micheline) e ‘Del Posto’ (due stelle Micheline) a New York, ‘San Marco’ a Las Vegas, ‘Locanda Mimosa’ in Brasile…, nei grandi magazzini giapponesi di ‘Isetan’, dove era preclusa la parola Lambrusco…”.
Tutti gli anni partecipate ai maggiori concorsi del mondo. Il segreto per fare questi vini pluripremiati? “Su terreni vocati la scelta di vitigni locali, a produzione bassa per ettaro, inferiore a quanto previsto dal disciplinare, con potature severe, quindi durante la lavorazione in cantina un controllo rigoroso dei processi produttivi”.
Una dedica a chi?
“Nel nostro piccolo – spiega Giorgio – il Lambrusco è stato sdoganato, il nostro è un riconoscimento al territorio. Ho proseguito nella strada che avviai anche quand’ero presidente del Consorzio Vini Reggiani, per circa otto anni. Fu il periodo più bello perché potei mettere a disposizione la mia esperienza vitivinicola per il miglioramento della viticoltura reggiana. Erano anni di crisi per il settore”.
Un occhio al mercato: “La nostra azienda fortunatamente non ha risentito del calo dei consumi di vini e della crisi attuale. Questo è dovuto alla qualità dei nostri prodotti, perché la gente beve meno ma beve meglio. Il nostro segreto commerciale sta nella rete: una grande rete di vendita all’estero e, in Italia, una cinquantina di agenti”.
All’estero come si trova un cliente?
“Partecipando alle fiere più importanti del mondo e facendo continue degustazione nei più rinomati ristoranti”.
(Gabriele Arlotti)