Ecografia intrapartum: una rivoluzione in sala parto (Intrapartum sonography: a revolution in the delivery room), questo è il titolo del simposio internazionale che si tiene a Modena (Forum Monzani, via Aristotele 33/1) il 19-20 novembre, organizzato dal Modulo di ecografia e medicina prenatale della Struttura Complessa di Ostetricia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena. Scopo dell’iniziativa – alla quale sono attesi 600 partecipanti dei quali un centinaio stranieri provenienti da tutti i continenti – è fare il punto sulle nuove tecnologie per monitorare la progressione del travaglio e verranno discusse le diagnosi di complicanze del terzo stadio del travaglio. Si comincia alle 8,30 col saluto del dottor Stefano Cencetti, direttore generale del Policlinico di Modena, del prof. Aldo Tomasi, Magnifico Rettore dell’Università degli studi di Modena e Reggio, del prof. Annibale Volpe, Direttore della Struttura Complessa di Ostetricia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, e dal prof Paolo Paolucci, Direttore del Dipartimento ad attività integrata Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera Universitaria. Tutte ricche di interesse le diverse sessioni del simposio che si occuperanno delle nuove tecnologie in sala parto, durante le diverse fasi del travaglio.
“La meccanica del parto spontaneo vaginale è stato fino ad adesso seguito e valutato con la sola tradizionale visita manuale senza l’utilizzo di tecnologie avanzate – ha spiegato il dottor Vincenzo Mazza, Responsabile del Modulo di Ecografia e Medicina Prenatale del Policlinico e presidente del simposio assieme al prof. Reuven Achiron dell’Università di Tel Aviv – Negli ultimi anni sono emersi nuovi studi per la valutazione della paziente in travaglio di parto, basati sull’utilizzo dell’ecografia e di nuovi sistemi computerizzati. Proprio queste nuove tecnologie sono l’argomento di questo simposio che riunisce I maggiori esperti di questo campo che illustreranno le nuove tecnologie per monitorare la progressione del travaglio e verranno discusse le diagnosi di complicanze del terzo stadio del travaglio”.
Il Modulo di Ecografia e Medicina Prenatale della Struttura Complessa di Ostetricia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria da diversi anni studia l’ecografia intrapartum. Sono stati ottenuti risultati meritevoli e pubblicati sulle più prestigiose riviste internazionali di ecografia ostetrica sui dati predittivi per la diagnosi di occipito-posteriore persistente che risulta essere la più comune presentazione anomala in travaglio di parto. Attualmente gli studi sono focalizzati principalmente sulla discesa della testa fetale nel canale da parto in occipito-posteriore. Inoltre sono stati iniziati nuovi studi che utilizzano l’associazione dell’ecografia al TPS (Tracking Position System), un sistema di localizzazione spaziale tipo radar che, attraverso un sensore, traccia la posizione del nascituro. Modena è tra i sei centri (assieme a Berlino, Parigi, Tel Aviv, Haifa e New York) che stanno testando questo sistema, utile per la valutazione sia della pelvimetria che del monitoraggio della testa fetale durante il secondo stadio del travaglio.
L’utilizzo dell’ecografia intrapartum elimina la soggettività della visita tradizionale che da dati unanimi della letteratura ha una percentuale di errore che supera il 25%; il dato obiettivo ecografico da invece informazioni svincolate dalla soggettività della visita tradizionale e quindi permette all’equipe di prendere decisioni più sicure ed immediate – ha aggiunto il dott. Vincenzo Mazza – L’assistenza al travaglio di parto è quindi arrivata ad una svolta storica che non aveva fatto passi avanti da moltissimi anni, e l’evento che si svolgerà a Modena riunirà i più grossi esperti mondiali del settore”.
Presso la Struttura Complessa di Ostetricia da tre anni si sperimenta il monitoraggio ecografico intrapartum con una casistica di circa 230 osservazioni che hanno dato risultati incoraggianti nel valutare l’opportunità di ricorrere al taglio cesareo o al parto per via vaginale, mediante applicazione di ventosa ostetrica, dove è importantissimo conoscere l’esatta posizione della testa fetale. “In assenza del dato ecografico in almeno la metà di questi casi si sarebbe ricorso al taglio cesareo. Siamo ancora in una fase sperimentale e ci vorrà tempo perché questa metodica diventi routine, però il futuro è questo”. Ha concluso Mazza.