In occasione dell’inaugurazione degli eventi celebrativi del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, i rappresentanti degli Enti locali emiliani non hanno perso occasione per fare propaganda politica contro il Governo centrale.

Il Sindaco, Graziano Delrio, nel suo indirizzo di saluto, ha affermato che: “soffriamo per i tagli ai servizi e a causa delle regole sbagliate del patto di stabilità”. La Presidente della Provincia, Sonia Masini, ha sottolineato, le difficoltà economiche degli Enti locali. Il Presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha invece dichiarato che “bisogna contrastare ogni spinta alla divisione per rilanciare l’unità del Paese”. I tre, sembravano recitare una parte, sulla base di un unico copione e di un’unica regia. Si sono presentati come paladini dei cittadini vessati da un Governo centrale egoista e come difensori della Patria e dell’Unità d’Italia.

Una raffigurazione della realtà che ha teso a rappresentare Reggio Emilia e la Regione Emilia Romagna come l’ultimo baluardo di difesa dall’assalto dei berlusconiani e dei “barbari leghisti”. Nulla di più falso e propagandistico.

La linea di demarcazione fra Governo ed Enti locali, a fronte di un debito pubblico enorme, non è fra chi vorrebbe spendere e chi ha chiuso i cordoni della borsa, ma fra coloro che lavorano per far uscire l’Italia da una crisi mondiale drammatica, e coloro, come la sinistra, che continuano a fare la cicala.

Certo esistono regioni virtuose, come Lombardia, Veneto e Piemonte, che spendono bene i soldi dei contribuenti, ed altre invece che investono male. Queste discrasie rafforzano la necessità di una riforma in senso federale dello Stato italiano, affinché ogni Ente locale sia responsabile direttamente, nei confronti dei propri cittadini residenti, della gestione amministrativa della cosa pubblica.

Un federalismo che non aumenta i costi, che non privilegi gli “amici”, che metta tutti sullo stesso piano. Una riforma che contribuisca a diminuire le poltrone e aumenti i servizi per il cittadino. A Reggio le fusioni non hanno portato certo bene: nel passaggio da Agac ad Enìa e da Iride a Iren i costi dei servizi sono sempre aumentati e forse anche le poltrone. Un metodo da evitare, noi stiamo lavorando nella direzione di un federalismo che diminuisca il numero delle poltrone ed i costi dei servizi.

(Fabio FILIPPI)