In relazione ai recenti e numerosi servizi trasmessi dai mass media in merito alla situazione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari italiani, la Direzione Generale dell’Azienda USL di Reggio Emilia intende fornire un quadro aggiornato sui cambiamenti avvenuti all’OPG di Reggio Emilia in seguito al passaggio delle competenze sanitarie dal Ministero di Giustizia alle Aziende USL (DPCM 1 aprile 2008).Premesso che la sede dell’OPG di Reggio Emilia è all’interno dell’Istituto Penitenziario di via Settembrini, nel 2008 la situazione presentava un importante sovraffollamento di pazienti (275 persone a fine 2008, con una dotazione di 131 celle singole), carenze di organico e di qualifica del personale, deficit strutturali e tecnologici, scarsa qualità dell’assistenza e dell’organizzazione sanitaria, diffuso ricorso alla contenzione fisica, difficoltà negli approvvigionamenti di beni di uso comune. Inoltre in 4 reparti su 5, i pazienti erano ricoverati in celle chiuse giorno e notte.
In seguito all’applicazione del DPCM 1 aprile 2008, sono state separate le responsabilità sanitarie, in carico all’Azienda USL, da quelle relative alla sicurezza e alla gestione dei locali rimaste di competenza diretta dell’Amministrazione Penitenziaria.
Dal 2008 ad oggi l’Azienda USL ha perseguito obiettivi di miglioramento e provveduto ad una profonda trasformazione, con fondi dedicati della Regione Emilia-Romagna.
Gli aspetti più significativi di questa riqualificazione riguardano:
aumento del personale sanitario: da 3 medici e 8 infermieri dipendenti, ai quali si aggiungevano numerosi contratti libero professionali, a 7 psichiatri e 3 psicologi, 33 infermieri, 5 terapisti della riabilitazione psichiatrica, 22 operatori socio-sanitari, tutti dipendenti dell’Azienda USL.
Apertura delle celle nelle ore diurne di 4 reparti su 5, con presenza in reparto di solo personale sanitario per le funzioni assistenziali e disponibilità all’intervento d’urgenza del personale di polizia penitenziaria.
Riorganizzazione delle equipe dei singoli reparti, aumento del tempo di attività clinica degli psichiatri e degli psicologi, estensione dei progetti di riabilitazione (inclusi quelli che prevedono l’accompagnamento dei pazienti all’esterno dell’OPG) e dell’assistenza infermieristica e di base.
Drastica riduzione del ricorso alla contenzione fisica, che oggi si attua in un solo reparto, in stato di necessità, secondo una procedura formalizzata. Ciò ha permesso di passare dai 177 episodi di contenzione nel 2008 ai 121 nel 2009 fino a 53 nel 2010 (-77% nei 2 anni). Si precisa inoltre che il ricorso alla contenzione avviene solamente in stato di necessità, nei casi in cui ogni altro intervento relazionale e farmacologico sia risultato inefficace o controindicato.
Ristrutturazione e ammodernamento degli ambulatori di radiologia e odontoiatria.
Un aspetto particolarmente problematico riguarda la dimissione di pazienti clinicamente stabilizzati, per i quali il ricovero è legato alla difficoltà di individuare progetti di inserimento sociale (inserimento in strutture residenziali, appartamenti protetti, etc). In molti casi, infatti, proprio la mancanza di alternative territoriali nelle regioni di residenza dei pazienti, prolunga indebitamente il ricovero in OPG.
Ciò nonostante, grazie all’intenso lavoro di collegamento coi servizi competenti, dei 36 pazienti individuati dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria come dimissibili, solo 4 sono tuttora nell’OPG di Reggio Emilia, mentre per gli altri sono state individuate collocazioni alternative.
Le principali criticità ancora presenti riguardano il sovraffollamento che aggrava le carenze ambientali e strutturali. Si precisa che l’ingresso e la dimissione dei pazienti vengono stabiliti dall’Autorità Giudiziaria e dall’Amministrazione Penitenziaria e non sono nella disponibilità dei sanitari.
Riguardo al sovraffollamento i pazienti presenti al 31/12/2010 erano 276, di cui più della metà provenienti da regioni non di competenza dell’OPG di Reggio Emilia.
Infatti, nonostante un accordo della Conferenza Unificata Stato-Regioni, che stabilisce che l’OPG di Reggio Emilia è riferimento per Emilia-Romagna, Veneto, Friuli, Marche e Trentino Alto Adige, ben 147 persone provenivano da altre regioni. E’ evidente che il sovraffollamento peggiora la qualità di vita dei pazienti e condiziona il lavoro assistenziale.
La situazione dal punto di vista logistico e strutturale presenta purtroppo le stesse carenze di 2 anni fa.
Un ulteriore miglioramento delle condizioni di vita dei pazienti dell’OPG si potrà quindi ottenere con Il rispetto delle competenze territoriali, la dimissione o il trasferimento dei pazienti negli OPG di competenza e la conseguente riduzione del sovraffollamento.
(La Direzione Generale dell’Azienda USL di Reggio Emilia)