Il rapporto appena presentato dall’Osservatorio Provinciale sul “monitoraggio degli appalti pubblici e privati” in provincia di Modena per l’anno 2010, offre un quadro di analisi molto esauriente, che conferma il notevole valore e la portata “legalitaria” dell’esperienza ormai decennale dell’Osservatorio modenese.
Le circa 80 pagine ricche di dati e commenti inquadrano le dinamiche che hanno caratterizzato i grandi lavori pubblici e privati nel nostro territorio degli ultimi tre anni. Gli anni della grande crisi economica e produttiva che hanno comportato -anche da noi – il calo degli investimenti e del numero dei cantieri pubblici, il calo strutturale del numero delle imprese del settore con la conseguente caduta del numero dei lavoratori addetti di circa 3.500 unità e, sopratutto, l’affermarsi di una tendenza alla “mutazione genetica” di un buon numero di imprese, che va attentamente analizzato e seguito.
L’Osservatorio Provinciale si riconferma così uno strumento validissimo ed attento nell’osservazione di un settore – quello edile – da sempre esposto e permeabile a fenomeni di lavoro irregolare, riciclaggio ed investimenti malavitosi, pratiche imprenditoriali che truccano la libera concorrenza.
I dati e le tabelle sono già stati giustamente commentati.
E’ bene allora soffermarsi su alcune proposte concrete, praticabili -già in parte – a livello locale, oppure risolvibili con chiari e semplici interventi legislativi.
1) Osservatori Provinciali sugli appalti. Se è vero che l’esperienza modenese si è rivelata preziosa e lungimirante, perché continua a restare quasi unica e isolata nel panorama nazionale? Perché non istituirli per legge?
2) Il criterio del “massimo ribasso” negli appalti pubblici. Sulla base del lavoro dell’Osservatorio e nella scia delle buone pratiche proposte anche nel Protocollo sottoscritto presso la nostra Prefettura, occorre che Governo e Parlamento assumano norme più rigorose e selettive: abbassamento del valore economico degli appalti per i quali diventi obbligatoria la certificazione antimafia; estensione della prassi del superamento delle offerte al massimo ribasso; estensione della responsabilità discrezionale degli enti pubblici appaltanti nell’esclusione delle imprese poco affidabili. Ciò che è stato possibile al Comune di Modena, col totale superamento del massimo ribasso, può essere esteso ad ogni altro appaltante pubblico.
3) Per gli appalti pubblici e privati superiori ad una certa soglia, che potrebbe essere sui 500.000 euro, va introdotta l’obbligatorietà dei “controlli informatizzati” sulle entrate e uscite dai cantieri di persone, mezzi e materiali. Misura eccessiva? No. Sarebbe una misura efficace per prevenire lavoro nero ed irregolare, caporalato e traffico illecito di forniture. Non si dimentichi che, anche nei nostri cantieri, le indagini svolte ci raccontano che vi sono stati sorpresi dei latitanti e subappalti gestiti da vere imprese “prestanome”.
4) Vanno migliorate ed accentuate le norme che già prevedono la “tracciabilità” e la fatturazione elettronica dei pagamenti nei lavori pubblici. Ma, sopratutto, vanno introdotte nel vastissimo ambito dei lavori privati.
5) Il rapporto dell’Osservatorio Provinciale dà atto che l’attività svolta dal Nucleo di Polizia Edilizia dei Vigili Urbani di Modena ha assunto un rilievo strategico nell’attività di controllo dei cantieri privati. Ribadiamo la sollecitazione a costituire analoghi nuclei operativi presso ognuno dei Corpi Intercomunali di Polizia Municipale.
6) La legislazione esistente è troppo debole rispetto ad una preoccupante “evoluzione della struttura aziendale”. Anche i dati dell’Osservatorio modenese lo confermano.
Da un lato, la strategia emergente che tende a spostare le imprese da “società di persone” – con relativi obblighi previdenziali e parafiscali – verso le “società di capitali” (in provincia sono già 500 in più rispetto alle prime!) senza i relativi obblighi di versamenti per la previdenza, Cassa edile, cassa integrazione, ecc…
D’altro lato, la normativa oggi consente a chiunque di presentarsi alle Camere di Commercio dichiarando “sono un’impresa edile” ed essere prontamente registrato!
Oggi risultano così in provincia di Modena circa 700 imprese del settore senza alcun dipendente. Come possono imprese di questo tipo concorrere ad appalti? Le finte partite Iva possono nascondersi una nuova e moderna forma di “intermediazione e caporalato” in edilizia e nell’indotto?
(Franco Zavatti, Cgil Modena-coordinatore legalità e sicurezza Cgil Emilia-Romagna)