La Guardia di Finanzia si è recata ieri negli uffici del Comune non per eseguire una notifica della Procura, ma curiosamente dopo la pubblicazione di un articolo apparso il giorno prima sul quotidiano “Modenaqui” con notizie completamente destituite di fondamento sulle aree di via Canizzaro e di via Aristotele.

Alla Guardia di Finanzia sono stati consegnati tutti gli atti e le delibere che riguardano l’area di via Aristotele, che è di proprietà privata e destinata ad attrezzature generali, al contrario di quella di via Canizzaro, da sempre di proprietà comunale e su cui è in corso la progettazione di un piano Peep. Da giorni “Modenaqui” sta incomprensibilmente confondendo queste due aree che non hanno alcun collegamento né territoriale né logico.

Per quanto riguarda via Aristotele, le gravi imprecisioni del quotidiano riguardano diversi punti:

1) Non si tratta di una zona agricola, ma di un’area destinata ad attrezzature generali e, in quanto tale, già edificabile da oltre vent’anni e cioè dal suo inserimento nel Piano regolatore.

2) Le aree ad attrezzature generali sono di proprietà privata e destinate all’insediamento di edifici di interesse pubblico, per esempio cliniche, palestre, scuole private, impianti per la logistica. Non fanno dunque parte delle aree che il Comune deve obbligatoriamente destinare ai servizi pubblici, tanto che la Regione, con la legge 20 del 2000, non le ha più previste nella pianificazione.

3) Il Comune di Modena ha quindi deciso di procedere ad una trasformazione di queste aree già edificabili ad usi residenziali attraverso una norma adottata con delibera del Consiglio comunale nel maggio 2005. Essa stabilisce che i proprietari di queste aree possano chiedere al Comune la trasformazione della destinazione d’uso a condizione che accettino di mantenere in proprietà solo il 20% e cedano la parte restante, quindi l’80%, gratuitamente al Comune. Si tratta di una condizione particolarmente vantaggiosa per la collettività, addirittura migliorativa rispetto agli accordi che si fanno sulle aree Peep.

4) La calunniosa illazione di “Modenaqui” secondo cui società immobiliari si sarebbero attivate ancor prima della delibera del Consiglio comunale per acquisire le aree a prezzi di favore è totalmente falsa. Il 75% dell’area è sempre stato di proprietà di una società della Banca Popolare dell’Emilia Romagna (immobiliare Nadia) e il restante 25% è stato acquisito sempre da società collegate alla stessa banca (immobiliare Reiter, che vede nella compagine societaria Acea di Mirandola e Cdc di Modena) ben tre anni dopo la delibera comunale. Inoltre, tutti i proprietari delle aree, anche quelli che in seguito hanno provveduto alla cessione delle loro proprietà, sono stati fin da subito informati e coinvolti dall’Amministrazione comunale e sono anche firmatari dell’accordo finale citato da “Modenaqui”. E’ quindi completamente falso ciò che il giornale ha affermato e cioè che le aree sarebbero state vendute prima della delibera comunale e che i venditori sarebbero stati all’oscuro delle opportunità offerte dalla nuova normativa comunale.

Consigliamo, infine, al sottosegretario Carlo Giovanardi di scegliere meglio i suoi informatori modenesi per evitare brutte figure. Per quanto riguarda “Modenaqui”, il Comune si riserva di valutare il ricorso alle vie legali.