La Provincia di Modena ha in esame la revisione del Piano Operativo degli Insediamenti Commerciali (meglio conosciuto come POIC), e si appresta alla deliberazione definitiva che avverrà presumibilmente entro il prossimo mese di luglio. Le ripercussioni del POIC si avranno anche nell’Area Nord, basti pensare al nuovo ipermercato “non alimentare” di 5mila mq che dovrebbe sorgere a Concordia, proprio di fianco al casello della futura Cispadana. La revisione del Piano Operativo, poi, avviene in un momento economico estremamente delicato di costante e sensibile calo dei consumi e si rischia, puntando solo sulle grandi strutture di vendita, di rendersi conto in ritardo che i centri storici si sono svuotati con un grave danno non solo al “cuore” di ogni città, ma anche alle esigenze dei cittadini e dei rapporti sociali. In base ai documenti presentati in sede di conferenza provinciale di pianificazione, si registrano previsioni di nuove aree per insediamenti commerciali di grandi strutture e sommando tutti gli interventi proposti si arriva a circa 30mila mq di superficie per le grandi strutture di vendita, che si aggiungono ai 185mila mq previsti dal POIC 2006 e non ancora attuati.

Per la lista civica “I Mirandolesi”, “tale programmazione è sovradimensionata alle esigenze del territorio e rischia di portare gravi conseguenze alle attuali imprese del commercio già oggi in evidenti difficoltà. Infatti – prosegue il capogruppo Alberto Bergamini – a Mirandola, Concordia e Carpi, la rete distributiva commerciale è in equilibrio e prima di consentire l’apertura di nuove iperstrutture di vendita, bisogna che la Provincia faccia una seria programmazione, procedendo alla revisione del POIC valutando le dinamiche dei consumi e la loro effettiva ripresa, oltre alle reali esigenze dei consumatori”.

A tal fine, la lista ha presentato, nei giorni scorsi, un ordine del giorno nel consiglio dell’Unione Area Nord per invitare la Provincia “ad esercitare pienamente il ruolo attivo di programmazione degli insediamenti commerciali sulla base di una visione generale dello sviluppo della rete distributiva, abbandonando l’idea di insediare nuove iperstrutture che avrebbero un impatto negativo”. Secondo Bergamini “occorre ripensare all’organizzazione del commercio alla luce della mutata realtà, facendo attenzione a non contrapporre quelli che appaiono gli “innovatori” delle grandi superfici di vendita con gli interessi di bottega, poiché la chiusura dei piccoli negozi non si ripercuote solo sul commercio ma anche sui centri storici ormai sempre più vuoti e con poca vitalità”.