Mercoledì scorso, quattordici luglio 2011, a metà pomeriggio, nella zona di Rondinara (Scandiano) si e’ verificato un altro incidente connesso a lavori eseguiti in ambienti confinati, incidente che solo per puro caso non si e’ trasformato nell’ennesima tragedia, analoga a tante altre verificatesi in Italia.
Un pensionato ex muratore stava effettuando lavori di impermeabilizzazione e verniciatura all’interno di una cisterna interrata di raccolta dell’acqua piovana, presso la casa della figlia.
La carenza di ossigeno e l’elevata concentrazione di vapori di solventi neurotossici ne hanno provocato la perdita dei sensi e il genero che lo assisteva dall’esterno, dopo aver inutilmente tentato di soccorrerlo entrando a sua volta nella cisterna, e’ riuscito ad attivare i soccorsi, dopo essere uscito a fatica dalla cisterna stessa.
Il generoso intervento del genero (che in questa occasione ha salvato la vita al suocero) ha però rischiato di risultare vano e controproducente: egli stesso, infatti (come succede quasi sempre), poteva perdere coscienza per la carenza di ossigeno o per l’atmosfera carica di vapori tossici senza la possibilità di essere soccorso.
Genero e suocero, quindi, hanno rischiato entrambi di morire.
Alla luce di questo episodio che per fortuna si e’ risolto positivamente, ma che richiama nella sua dinamica decine di altri casi tramutati in tragedie, il Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro ( SPSAL) dell’Azienda USL di Reggio Emilia ritiene necessario richiamare l’attenzione su alcuni aspetti:
1. Gli ambienti confinati, cioe’ ambienti o spazi circoscritti con limitate aperture di accesso e una ventilazione naturale pressocchè assente (cisterne, silos, depositi chiusi e non areati, fogne, ….) costituiscono anche nella nostra provincia luoghi di lavoro molto diffusi, dei quali le aziende interessate devono valutare con attenzione la pericolosità in previsione dell’accesso di persone al loro interno (per manutenzione o altre lavorazioni).
2. Queste condizioni di pericolo sono spesso rappresentate anche in realtà diverse dai luoghi di lavoro, come nelle comuni abitazioni: ma non per questo, come abbiamo visto, sono meno pericolose.
3. In ogni caso occorre ricordare che l’accesso a tali luoghi va consentito solo dopo aver adottato una serie di cautele:
– verificare al loro interno la presenza di atmosfera respirabile e sicura (adeguata concentrazione di ossigeno, assenza di gas venefici o tossici o esplodenti),
– assicurare l’aiuto dall’esterno da parte di almeno un compagno di lavoro che assista il collega impegnato all’interno del luogo confinato,
– la persona che entra in un ambiente confinato pericoloso va assicurata ad un sistema di recupero ancorato all’esterno con cui poterla agevolmente estrarre anche se svenuta,
– dotare le persone interessate di adeguati mezzi di protezione e di ausilio alla respirazione (respiratori con mandata d’aria dall’esterno); le comuni maschere antipolvere o anti gas non sono da utilizzare (se manca l’ossigeno non possono certo produrlo !!!),
– incaricare di tali attività solo persone esperte ed efficacemente addestrate sulle modalità operative da adottare per impedire il verificarsi degli incidenti su richiamati.
Queste ed altre istruzioni fanno parte di un documento per la sicurezza dei lavori in luoghi confinati che il nostro SPSAL sta predisponendo e che, a breve, sarà divulgato il più capillarmente possibile dopo la sua definitiva approvazione presso l’Organismo provinciale di coordinamento per la Sicurezza sul Lavoro.
Dal prossimo mese di settembre avrà inizio anche un’azione di vigilanza degli Enti preposti in alcuni comparti produttivi, considerati da questo punto di vista ad alto rischio, per verificare le modalità dei lavori che si svolgano in luoghi con atmosfere pericolose.
(Il Direttore del SPSAL, Ing. Carlo Veronesi)