Sotto accusa IMU e l’aumento delle accise. La base imponibile della nuova IMU (Imposta Municipale Unica) è costituita, sia per i terreni che per i fabbricati, dal valore immobiliare ai fini ICI aumentato del 60%. A questo elevatissimo incremento della base imponibile si affianca la eliminazione di una serie di agevolazioni già previste dalle normative IRPEF e ICI in favore dei terreni agricoli e dei fabbricati aventi i requisiti di ruralità.

La sommatoria di queste novità si traduce in un aumento di imposizione assolutamente insostenibile per il comparto agricolo.

L’IMU così come delineata da questo decreto non è sostenibile per le nostre aziende. Le agevolazioni ed esenzioni previste dalla norma ICI in favore dei terreni agricoli e dei fabbricati rurali sono giustificate dalla particolare funzione sociale e di difesa del territorio svolta dalle aziende agricole.

Mantenere le aziende agricole nel territorio è infatti un investimento per la nazione e l’attività svolta quotidianamente dagli imprenditori agricoli costituisce un valore inestimabile per l’intera società.

In considerazione degli elevati costi di produzione e dei prezzi in continua discesa dei prodotti agricoli se si vogliono mantenere attive le realtà aziendali esistenti, bisogna riconoscere loro un regime di agevolazioni che ne permetta la sopravvivenza.

Le Organizzazioni Professionali Agricole sono unitariamente mobilitate, affinché alla norma istitutiva dell’IMU contenuta nel decreto “Salva Italia”, siano apportate alcune modifiche che rendano gli aumenti impositivi maggiormente sostenibili.

Anche il rincaro del gasolio dovuto all’incremento delle accise previsto dal decreto, avrà effetti devastanti nel settore. Le conseguenze non saranno solo per le serre, che in questi ultimi mesi hanno già subito danni drammatici.

Nell’ultimo anno, anche a causa del maltempo e di una stagione invernale molto fredda, è cresciuto il ricorso al riscaldamento delle strutture serricole e ciò ha fatto registrare un incremento di consumi di carburanti, con il relativo aggravio per la gestione aziendale.

Non solo. Il periodo delle grandi raccolte, con l’inevitabile utilizzo massiccio di macchinari, ha provocato problemi di carattere economico per tutte le imprese agricole, che continuano a fare i conti con costi produttivi pesanti e con prezzi non certo remunerativi.

LE NOSTRE PROPOSTE

Riteniamo che per i terreni agricoli non si possa prescindere dalla reintroduzione della riduzione prevista dalla normativa ICI nei confronti dei coltivatori diretti e IAP, monetariamente adeguata all’aumento dei coefficienti catastali. In questo modo le aziende agricole pagherebbero imposte più elevate, ma complessivamente sostenibili.

E’ inoltre indispensabile che sia reintrodotta in modo chiaro, anche ai fini IMU, la previsione ICI di tassabilità delle aree edificabili utilizzate dai coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, su base catastale.

Per i fabbricati strumentali all’attività agricola in possesso dei requisiti di ruralità previsti dalla legge, occorre prevedere un chiaro regime di esenzione totale dal pagamento delle imposte

Nei confronti dei fabbricati rurali ad uso abitativo si potrebbe prevedere una tassazione con applicazione dell’aliquota ridotta dello 0,2%. In questo modo, il settore agricolo non si sottrarrebbe al pagamento dell’IMU sulle abitazioni, subendo un impatto meno devastante per l’economia aziendale. Fra i fabbricati ad uso abitativo con aliquota agevolata si dovrebbero considerare quelli utilizzati dai familiari coadiuvanti e dai soci delle società agricole.

Ci appelliamo, infine, al Governo affinché provveda nei confronti del settore primario, all’introduzione di una sorta di “bonus” produttivo sia per le serre e per tutte le aziende agricole, garantendo così costi meno onerosi. Altrimenti, si esce dal mercato, con pesanti conseguenze sociali ed economiche.

L’agricoltura non si può e non si vuole sottrarre allo sforzo che tutti dobbiamo compiere per salvare l’economia del nostro paese.

Gli agricoltori ne sono consapevoli, ma chiedono che i sacrifici loro richiesti tengano conto delle particolari condizioni del settore primario e siano commisurati alla loro effettiva capacità contributiva, nel rispetto dei principi fissati dalla nostra Costituzione

(CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI – CIA, COLDIRETTI, CONFAGRICOLTURA, COPAGRI)