Desta non poca preoccupazione tra le PMI modenesi del commercio e dei servizi la ‘deregulation’ prospettata dal Governo Monti in tema di orari ed apertura degli esercizi commerciali, liberalizzati dal 2 gennaio 2012. A pochi giorni dalla bozza definitiva della Manovra economica, Confesercenti Modena ribadisce con fermezza che, “In materia esiste già un‘esaustiva normativa regionale, a cui ciascun Comune modenese è tenuto al rispetto. Fermo restando che eventuali modifiche ad orari e aperture vanno concertate con associazioni e sindacati. Col potere di acquisto ai minimi storici la liberalizzazione selvaggia finirebbe per avvantaggiare solo la grande distribuzione”.

“Che la necessità di mettere in sicurezza i conti dello Stato per recuperare credibilità a livello internazionale ci renda più indulgenti verso la manovra Monti è un dato acquisito. Non possiamo tuttavia fare a meno di rilevare però come alcuni provvedimenti contenuti nella finanziaria possano direttamente e indirettamente creare nuovi gravi contraccolpi per le piccole e medie imprese del commercio e dei servizi già stremate dalla fase recessiva in atto. E’ indubbio infatti che, l’adozione di misure quali: la reintroduzione dell’ICI sulla prima casa con l’adeguamento degli estimi catastali, il blocco della rivalutazione di una parte delle pensioni che recuperi l’aumento del costo della vita, l’inflazione in crescita costante rispetto l’aumento di salari e stipendi, l’IVA – già al 21% – in aumento di due punti percentuale nel secondo semestre 2012, contribuiranno a deprimere ulteriormente i consumi, così come del resto, l’incremento prossimo della pressione fiscale locale, nei confronti di cittadini e famiglie. Situazione che metterà a dura prova non solo la tenuta, ma di conseguenza anche e soprattutto la sopravvivenza di tante, troppe piccole imprese, anche sul territorio modenese”, tiene a precisare Confesercenti.

“Inoltre in questo contesto fin da ora con poche, se non addirittura privo, di prospettive si andranno ad inserire alcuni nuovi provvedimenti di liberalizzazione, che graveranno ulteriormente sul settore del commercio e dei servizi – già liberalizzato del resto con la Legge Bersani (1998) – quando invece sarebbe stato opportuno liberalizzare sì, ma ben altri settori. Ritenere quindi che la liberalizzazione degli orari 24/24h e 7/7gg, in una fase recessiva e di forte contrazione dei consumi porti benefici alla crescita, è cosa, oltre da dimostrare – in considerazione anche dei problemi di ordine pubblico che potrebbero derivarne – destinata se perpetuata, a favorire solamente la grande distribuzione. Col rischio oltretutto e nemmeno tanto latente di innescare per contro, quel meccanismo di espulsione dalla rete commerciale di migliaia di piccole e medie imprese. Elementi la cui valutazione, vien da pensare, sia stata quanto meno sommaria; in particolare da coloro che nel Governo sostengono l’importanza della concorrenza e delle logiche di mercato. Non si può prescindere dunque se concretamente l’auspicio è quello di spingere la crescita, dall’introdurre regole certe, volte a tutelare e a sostenere i soggetti economici più deboli del mercato nel confronto con quelli più grandi. Pertanto sulla liberalizzazione degli orari dei negozi come del resto sulle aperture domenicali auspichiamo ci sia da parte di tutti i Comuni del territorio modenese la volontà di seguire quanto stabilito in materia dall’attuale normativa regionale vigente e di concordare assieme alle associazioni imprenditoriali di categoria, ed ai sindacati dei lavoratori dipendenti, percorsi condivisi. Che potranno diversificare da comune a comune, ma che dovranno mantenere il tratto della concertazione e del consenso delle parti sociali. Un passaggio indispensabile e opportuno per salvaguardare una parte importante dell’ossatura economica sia del territorio che dell’intero paese”.