E’ falso e ingiusto accusare i sindaci di non aver dato seguito al referendum. Come abbiamo avuto modo di affermare in un incontro con l’associazione Acqua Bene comune, in Emilia-Romagna, nel 2009, è stata compiuta una revisione tariffaria di dettaglio in cui la Regione ha riconosciuto che il 6,31% dei capitali acquisiti per realizzare gli investimenti (acquedotti e depuratori) fosse inserito in tariffa per pagare gli interessi.
A Reggio Emilia, dunque, non esiste una remunerazione garantita del 7% (abolita con il referendum a livello nazionale), che secondo la normativa precedente al voto di giugno poteva essere “regalata” ai gestori indipendentemente dagli investimenti realizzati. Questa condizione non esiste a Reggio Emilia: abbiamo, invece, un piano di investimenti di 5 anni (2009-2013) e cancellare l’interesse sul capitale anticipato vorrebbe dire, come nel caso di qualsiasi mutuo, fermare ogni investimento. Parliamo di circa 25 milioni di euro l’anno di nuovi depuratori, fognature ed acquedotti.
Quindi eliminare gli interessi sui capitali investiti (che non rappresentano l’utile del gestore, cosa ben diversa) avrebbe generato un blocco degli investimenti che avrebbe compromesso l’efficienza delle nostre reti producendo nel medio periodo costi ben superiori. Il Piano 2009-2013, frutto della revisione tariffaria regionale, avrebbe previsto per il 2012 un aumento del 4,7%, l’Assemblea Ato ha ridimensionato questa cifra al 3,9%.
Nonostante ciò l’Assemblea dei sindaci non si è fermata: il 16 dicembre è stata infatti votata la proposta di analizzare le modalità con la quale è calcolata la remunerazione del capitale allo scopo di comprendere, con trasparenza, se esistano le condizioni per ridurla per le prossime annualità. La struttura tecnica della nuova Ato regionale avrà il compito di svolgere questa verifica senza pregiudicare gli investimenti in essere. Crediamo che il 68% di cittadini che ha votato Sì al referendum (tra i quali quasi tutti i sindaci) abbia a cuore innanzitutto il fatto che continuino ed esserci depuratori, fognature e reti che funzionino.
Infine l’assemblea ha deliberato di effettuare, nei primi mesi del 2012, un percorso di approfondimento per comprendere la miglior scelta gestionale possibile, non escludendo – proprio in ragione del segnale politico del referendum – alternative alle gare. Una prima conseguenza del referendum 2011 è stata quella di non avviare alcuna procedura di gara a differenza di altre Ato, anche della nostra regione. Per quanto ridotto, un segnale in questa direzione è stato dato deliberando la proposta all’Ato regionale di rinnovare l’attuale gestione in-house di Toano.
(Antonella Incerti, Presidente dell’Assemblea Ato – Mirko Tutino, Assessore all’Ambiente della Provincia di Reggio Emilia)