Il Comune di Modena definirà un Piano abitativo sociale con forti caratteristiche di sostenibilità economica e ambientale, finalizzato ad estendere il più possibile il diritto alla casa. A Erp, Peep e forme di sostegno all’affitto, che rimangono strumenti privilegiati, si aggiunge il social housing, cioè l’affitto a canoni calmierati destinato prevalentemente a giovani coppie e a lavoratori precari. Verranno rivisti i regolamenti per l’accesso alla casa, saranno garantiti percorsi partecipativi (in particolare per le aree di via Canizzaro e via Aristotele), e verrà avviato entro giugno il percorso per l’elaborazione del nuovo piano urbanistico generale della città (Psc, Piano strutturale comunale).
Lo ha deciso il Consiglio comunale nella seduta di lunedì 19 marzo approvando, dopo un dibattito di quasi quattro ore, le linee di indirizzo per un nuovo Piano abitativo sociale, presentate in Aula dall’assessore alla Programmazione e gestione del territorio Daniele Sitta. Hanno votato a favore della delibera Pd, Sinistra per Modena e Udc, contro Modenacinquestelle.it, Lega nord, Pdl, Lega moderna e Idv.
“L’atto di indirizzo è frutto di un ampio confronto con sindacati, associazioni imprenditoriali, inquilini, ordini professionali e altri organismi che hanno condiviso indirizzi e obiettivi del Piano”, ha affermato l’assessore. Riferendosi al social housing, Sitta ha precisato che il Comune farà la sua parte mettendo a disposizione l’Agenzia casa e attuando accordi di pianificazione con aree a costo zero e bassi oneri di urbanizzazione, “ma alle imprese costruttrici – ha aggiunto dovremo chiedere soluzioni tipologiche più contenute e al mondo della finanza la disponibilità ad intervenire accettando livelli di rendimento più bassi rispetto a quelli di mercato”.
Insieme alla delibera è stato approvato anche un emendamento presentato da Udc, Pd e Sinistra per Modena che ha raccolto l’astensione di Modenacinquestelle.it, Lega nord, Pdl, Lega moderna e Idv. La modifica impegna la commissione tecnico-operativa che sarà istituita per redigere i nuovi regolamenti relativi ai Peep a lavorare in stretto raccordo con le Commissioni prima dell’approdo in Consiglio e a intervenire “sulla verifica della gestione dei criteri di accesso con forme di controllo o di gestione diretta” da parte del Comune, oltre che sui criteri per la determinazione del prezzo finale di vendita. La revisione dovrà essere operativa in vista dell’assegnazione degli alloggi convenzionati nelle cosiddette Aree F. “Rivedere il regolamento dei Peep ci garantisce di rispondere davvero all’esigenza sociale di abitazioni, perché oggi occorre essere più selettivi e puntuali”, ha affermato Davide Torrini dell’Udc presentando la modifica. L’emendamento inserisce inoltre l’obbligo di revisionare i regolamenti di assegnazione, conduzione e rilascio degli alloggi Erp per consentire una puntuale verifica dei requisiti reddituali e incrementare la rotazione dell’accesso agli alloggi. La modifica impegna inoltre il Comune a richiedere una semplificazione della normativa regionale e nazionale per il recupero del patrimonio esistente e a coinvolgere le Commissioni consiliari nell’esame dei piani particolareggiati.
L’Aula ha invece respinto i cinque emendamenti proposti da Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it, “che riguardano più le parti non dispositive della delibera e hanno l’obiettivo di spingerla nella direzione della salvaguardia e del riutilizzo del territorio”, ha affermato il consigliere. I primi due, che hanno ottenuto anche il voto favorevole di Idv, contrario del Pd e l’astensione di Lega nord, Pdl, Lega moderna, Sinistra per Modena e Udc, prevedevano l’impegno a “non utilizzare terreno non urbanizzato” e ad adottare in via esclusiva le soluzioni definite dal Consiglio comunale sul versante del recupero edilizio e della edificazione in zone già urbanizzate. Il terzo emendamento, che ha registrato il voto favorevole del proponente, contrario di maggioranza e Idv e l’astensione di Lega nord, Pdl, Lega moderna e Udc, chiedeva l’acquisto “in forma gratuita o con l’emissione di Boc da parte dell’Amministrazione comunale” di parte di terreni privati già edificati e dismessi da utilizzare per l’offerta di alloggi in affitto a canoni calmierati. Il quarto introduceva il vincolo a procedere con singole delibere per l’utilizzo di ogni area già edificabile in possesso dell’Amministrazione. Hanno votato a favore Modenacinquestelle.it e Pdl, contro Pd e Idv, e si sono astenuti Lega nord, Lega moderna, Mpa e Udc. L’ultimo emendamento proponeva di realizzare il Piano “in modo graduale a partire dalle aree che vanno recuperate e riqualificate, e dopo la prevista verifica della sostenibilità economica, ambientale e sociale, nel quadro del vigente Psc”. Ha ottenuto il voto favorevole anche di Lega nord, Lega moderna, Pdl e Idv, contrario del Pd e l’astensione di Udc e Sinistra per Modena.
Respinto, infine, anche l’ordine del giorno presentato in corso di seduta da Sergio Celloni, Mpa, che chiedeva di riconsiderare la riqualificazione delle zone e dei contenitori dismessi, sia pubblici che privati, e di istituire in Consiglio comunale un tavolo di confronto tra i responsabili delle tre centrali cooperative edilizie e delle organizzazioni imprenditoriali “per essere messi a conoscenza degli sviluppi urbanistici in città”. Ha votato a favore il Pdl, contro Pd, Sinistra per Modena e Idv e si sono astenuti Modenacinquestelle.it, Lega nord e Lega moderna. “Mi chiedo se vogliamo una città di qualità o di quantità”, ha affermato Celloni. “E’ giusto rispondere ai bisogni delle giovani coppie, ma bisogna portare avanti il piano abitativo con un piano di servizi e un’adeguata viabilità. Inoltre – ha concluso – ritengo che il Piano di edilizia sociale del Comune sia sbilanciato a favore del mondo delle cooperative”.
IL COMUNE PUNTA SUL SOCIAL HOUSING
Rafforzamento degli strumenti di sostegno all’affitto, come l’Agenzia per la casa, prosecuzione delle politiche di incentivo all’uso del patrimonio abitativo esistente, all’affitto a canoni calmierati e a patti concordati, riduzione dell’Ici/Imu. Ma anche, conferma delle politiche Erp, Peep e di edilizia convenzionata, che verranno affiancate da una terza fascia di offerta, definita di social housing (affitto sociale) destinata alle utenze a reddito medio-basso e con minore possibilità di accesso ai mutui per l’acquisto o agli affitti di mercato (giovani, lavoratori precari).
Lo ha deciso il Consiglio comunale nella seduta di lunedì 19 marzo approvando le linee di indirizzo per un nuovo Piano abitativo sociale che avrà come obiettivo l’estensione massima del diritto all’accesso alla casa, in proprietà o in affitto.
Sulla base del documento, l’Amministrazione, in stretto raccordo con Acer, proseguirà con le politiche di ristrutturazione e incremento del patrimonio Erp, destinato alle utenze con fascia di reddito più limitata, comprese le azioni volte all’aumento del turnover attraverso l’intensificazione dei controlli reddituali e patrimoniali dei beneficiari. Opererà inoltre una revisione dei regolamenti di assegnazione, conduzione e rilascio degli alloggi Erp finalizzata anche a consentire una più puntuale verifica dei requisiti di reddito familiari per il mantenimento dell’alloggio, volta ad incrementare la rotazione a vantaggio dei nuclei più bisognosi.
Saranno rivisti i regolamenti relativi ai Peep, in modo da rendere più puntuali i criteri di verifica dei requisiti di accesso e sulle modalità di vendita e di riscatto. A tal fine verrà istituita, da subito, una commissione tecnico-operativa che lavorerà in stretto raccordo con le competenti Commissioni consiliari, completando la revisione prima dell’assegnazione degli interventi convenzionati previsti nelle cosiddette “Aree F”, definendo anche i criteri per la determinazione del prezzo di vendita. La percentuale di alloggi Peep destinati all’affitto continuerà ad essere, come dal 2005 ad oggi, mediamente superiore al 30% (50% per la parte convenzionata delle aree ad attrezzature generali) e con livelli di canone ancor più contenuti.
Sarà individuato un adeguato stock di alloggi per l’affitto sociale (social housing) permanente o di lunga durata con canoni significativamente inferiori a quelli dei patti concordati (350 euro mensili per alloggi con una camera e mezzo e 400 per alloggi con due camere). Questa tipologia di offerta abitativa dovrà essere cofinanziata da pubblico e privato-sociale (investitori disponibili a condividere progetti specifici e ad accettare bassi rendimenti del capitale investito). Sarà programmata all’interno delle aree pubbliche definite dal Piano regolatore, che dovranno essere messe a disposizione in forma gratuita e verranno previsti interventi con bassi costi di urbanizzazione e costruzione. L’offerta sarà indicativamente di 400-500 alloggi nel breve periodo e mille a medio termine. La prima fase, per contenere il costo degli alloggi, si svilupperà prevalentemente su aree libere, mentre nella seconda si dovrà puntare, anche con finanziamenti pubblici, al recupero e alla riqualificazione di territorio già edificato. La gestione potrà essere affidata al Comune tramite l’Agenzia casa, o a privati sulla base di apposite convenzioni o concessioni. Le assegnazioni saranno regolate sulla base di graduatorie che tengono conto della ricchezza e di altri parametri idonei.
Il Comune proseguirà inoltre nel rafforzamento operativo e finanziario dell’Agenzia per la casa come strumento del patrimonio abitativo esistente a canoni calmierati, attiverà l’Ufficio casa dell’assessorato alle Politiche sociali affinché rafforzi il suo ruolo di mediazione sociale ed economica tra inquilini e proprietari e farà un’azione di verifica delle politiche per l’affitto a canoni calmierati finora sostenute, anche al fine di introdurre nuovi strumenti e nuove modalità attuative.
L’Amministrazione governerà anche la programmazione dell’edilizia privata con l’obiettivo di calmierare il mercato complessivo, predisponendo una precisa mappa delle aree private e pubbliche non ancora utilizzate sul territorio comunale con le relative capacità edificatorie. Sarà rafforzato il controllo nei cantieri per verificare il rispetto delle normative urbanistiche e delle regole sulla sicurezza sul lavoro.
Saranno avviate azioni concrete di confronto con cittadini e organizzazioni sociali, in particolare per le aree di via Canizzaro e via Aristotele, sulle quali saranno completate tutte le analisi di carattere ambientale a seguito delle quali, se i pareri saranno positivi, verrà avviato un percorso partecipato volto ad ottenere la massima condivisione nella scelta delle soluzioni. Anche se non previsto da parte della normativa nazionale, l’Amministrazione coinvolgerà a pieno le Commissioni competenti nell’esame dei piani particolareggiati.
Il Comune proseguirà e rafforzerà l’impegno per il recupero del patrimonio urbano esistente, richiedendo formalmente una modifica delle norme regionali e nazionali (con particolare riferimento alle normative regionali in materia antisismica), tale da semplificare i percorsi amministrativi e burocratici pur nel rispetto delle esigenze di sicurezza e trasparenza.
Sarà attivato un monitoraggio dell’attuazione del Piano e, annualmente, sarà presentato in Consiglio comunale un rapporto di realizzazione, per consentire l’aggiornamento degli obiettivi e degli strumenti del Piano.
Entro giugno sarà infine avviato il percorso per l’elaborazione del nuovo piano urbanistico generale della città (Psc, Piano strutturale comunale), preceduto da un documento che ne anticipi principi, criteri e indirizzi, con modalità orientate alla partecipazione e al coinvolgimento di cittadini e organizzazioni sociali e con forte attenzione allo sviluppo di una programmazione coordinata di area vasta.
IL PIANO CASA E’ UNA PRIORITÁ PER MAGGIORANZA E UDC
Lungo e articolato il dibattito che lunedì 19 marzo ha preceduto l’approvazione del Programma per l’edilizia sociale in Consiglio comunale. Per il Pd, Michele Andreana ha affermato che “la delibera dà il via libera a una serie di importanti interventi sulle aree F, il cui recupero rappresenta uno strumento fondamentale senza il quale non si può realizzare il piano casa. Per Giulia Morini inizia “l’iter per il nuovo Psc, il Piano comunale strutturale” e “non è sufficiente far fronte all’emergenza abitativa, ma occorre farsi carico della qualità della vita degli abitanti”, così come “un piano per l’edilizia sociale non può sottovalutare il bene comune, di cui fa parte il territorio”. Stefano Prampolini ha ribadito il valore dello strumento Peep, “l’unica possibilità per acquistare o avere in locazione a prezzi contenuti” e ha parlato di “trasparenza” e “duplice controllo” nell’assegnazione degli alloggi, ma si è detto favorevole a cambiare il regolamento d’accesso. Maurizio Dori, dopo aver evidenziato “il coinvolgimento di associazioni sindacali e organizzazioni nell’elaborazione del piano”, si è soffermato “sull’importanza del social housing, sulla necessità di rafforzare l’Agenzia casa e di introdurre nuove modalità, come l’autocostruzione”. Per Franca Gorrieri “la delibera, che ha messo al centro il problema dell’affitto e social housing, creerà sinergia tra diversi assessorati”. Inoltre, “occorrono tecnologie in grado di abbattere i costi di costruzione senza però andare a scapito del risparmio energetico”. Stefano Rimini, in qualità di presidente della Commissione servizi, ha detto di condividere nello spirito e nel merito la delibera e “gli elementi alla base del prossimo Psc, per esempio risparmio del territorio, recupero dell’esistente e green economy. E ha concluso: “C’è ancora spazio per discutere, le Commissioni sono a disposizione per coinvolgere tutte le forze politiche”. Salvatore Cotrino si è soffermato sugli emendamenti, che egli stesso ha firmato, finalizzati “a dare concretezza alla delibera”. E ha precisato che, con la riconversione delle aree F da attrezzature generali a residenziali, traendone più di 350 alloggi, il Comune abbatte i costi della rendita fondiaria e distribuisce il risparmio sui chi compra o affitta, da qui l’importanza “di raggiungere il migliore accordo possibile con i privati proprietari delle aree e di controllare i regolamenti di accesso all’acquisto e all’affitto”. Per il capogruppo del Pd Paolo Trande la delibera cerca di superare “la contrapposizione tra chi pensa che costruire sia un attentato all’ambiente e chi vorrebbe edificare ovunque, cercando un punto di equilibrio ispirato ai modelli del nord Europa con una nuova attenzione all’affitto”.
Fortemente critico il Pdl. Per Michele Barcaiuolo “la delibera non è frutto di confronto politico e gli emendamenti tentano di risolvere problematiche rimaste irrisolte, innanzitutto per quanto riguarda Peep e aree F, che hanno creato contrasti anche nella maggioranza”. Sandro Bellei ha affermato che “sotto un manto demagogico si vuole far passare un provvedimento che coprirà la città con l’ennesima colata di cemento”. E si è detto d’accordo con la richiesta, avanzata da Celloni, di un tavolo “che dica la verità su quanto Modena ha bisogno in termini di edilizia”. Il capogruppo Adolfo Morandi ha sottolineato le criticità legate alle aree F “considerate l’unico strumento per affrontare l’esigenza abitativa, mentre dovrebbero essere conservate” e ha denunciato “il rischio di creare distorsioni sul mercato immobiliare”.
Eugenia Rossi dell’Idv ha detto di condividere alcune considerazioni su piano casa e social housing, non le premesse al documento, che dimostrano l’assenza “di un lavoro condiviso con le parti politiche, né nelle Commissioni. La legge regionale – ha ribadito – prevede un confronto aperto con i cittadini e la partecipazione deve esser fatta prima”. Per Vittorio Ballestrazzi di Modenacinquestelle.it la delibera “ha un vulnus di fondo: parla di costruire su terreno non edificato, mentre la crisi sarebbe l’occasione per rivedere quanto fatto fino ad ora e recuperare le aree dimesse” individuando le risorse necessarie attraverso la partecipazione dei cittadini con i Buoni ordinari comunali, oltre che della Regione e delle Fondazioni. Per Lega moderna, il capogruppo Nicola Rossi ha motivato la propria sfiducia nella delibera biasimando “quanto fatto fino ad oggi dall’Amministrazione in materia di politica abitativa”. Ha ricordato “le critiche interne alla maggioranza” e ha definito il Peep uno “strumento superato che ha spesso portato disequilibri nel mercato immobiliare”. Sergio Celloni di Mpa ha detto che è “fondamentale la riqualificazione dei contenitori dimessi e un’urbanistica più attenta al territorio, poiché per creare sviluppo non sono sufficienti le case”. Anche per Stefano Barberini di Lega nord l’opposizione non è stata coinvolta. “Forse – ha detto – avremmo potuto trovare un accordo, invece, per l’ennesima volta si svolge il teatrino della politica che vede la maggioranza decidere e l’opposizione votare contro”. Invece per Davide Torrini dell’Udc “c’era bisogno da tempo di questa delibera e sulla vicenda arriviamo lunghi per il tempo perso all’inseguimento degli alleati. Chiedo – ha aggiunto – che non si perda un altro anno e si vada celermente verso l’obiettivo per dare case ai cittadini che ne hanno bisogno e respiro all’edilizia”.
In conclusione, il sindaco Giorgio Pighi ha sottolineato il valore “dell’ampia convergenza raggiunta dalla maggioranza, oltre che dell’apertura di una parte politica che ha proposto emendamenti condivisibili, su un tema tanto importante come la casa e lo sviluppo della città”. E ha aggiunto: “Le città devono tutelare ambiente e welfare, hanno case in proprietà e in affitto, edifici da recuperare e nuovi comparti. Il difficile è trovare il punto di equilibrio e di questo chi governa si deve far carico”.

