La Federazione modenese di Sinistra Ecologia Libertà ha attivato, a partire dal Forum provinciale “Legalità, Diritti umani e civili, Intercultura” e dal Circolo di Modena, una riflessione seria e approfondita ed un confronto con le realtà associative modenesi sul tema del contrasto al radicamento mafioso nei nostri territori.
SEL è da sempre attiva e vigile, a livello nazionale come a quello locale, nella battaglia per la legalità e da tempi non sospetti ha denunciato, sollecitato, richiamato l’attenzione delle istituzioni su casi e fatti sempre meno episodici che rendevano evidente quanto l’infiltrazione mafiosa nei nostri territori stesse radicandosi e diventando potente e invasiva.
Abbiamo raccolto e rilanciato gli appelli provenienti talvolta dalla Magistratura, dai sindacati, dalla società civile per una azione di contrasto più incisiva e plaudito ogni volta che le istituzioni locali, o la politica più in generale, hanno messo in campo strumenti e dato segnali in questa direzione.
Si pensi, in questo senso, all’adesione del Comune di Modena e di altri Comuni della provincia (Vignola, Marano, Savignano, Maranello, Soliera) ad Avviso Pubblico, la rete degli Enti Locali per la formazione civile contro le mafie, da noi salutata con grande favore.
Un fatto grave e negativo (ovvero le minacce al giovane giornalista Giovanni Tizian), nella sua drammaticità, ha avuto il positivo risultato di fare aprire a tutti gli occhi, di rendere evidente la dimensione del problema e di fare parlare con una certa continuità di mafie a Modena.
Ora bisogna mantenere la stessa attenzione nel tempo.
Le tante iniziative che hanno visto Giovanni protagonista, il Consiglio Comunale di Modena che ha espresso solidarietà al giornalista e dedicato una seduta straordinaria al tema sono segnali importanti ma non sufficienti. Lo stesso Procuratore Zincani parla da tempo di radicamento mafioso per le nostre zone.
E’ dunque ora di fare un salto di qualità e di rendere permanenti le iniziative di contrasto politico, giudiziario e culturale con il coinvolgimento pieno di tutta la cittadinanza nel presidio civile e democratico del territorio.
Nulla va dato per scontato. Ancora oggi, nonostante i fatti, le testimonianze, le dichiarazioni della Magistratura, qualcuno tenta di ridurre e minimizzare. La diatriba non solo linguistica in Consiglio Comunale tra chi ha utilizzato il termine “infiltrazione” e chi “radicamento” la dice lunga.
Forse per scarsa consapevolezza, tendenza alla sottovalutazione, fatica ad ammettere qualche responsabilità della politica e di parte delle istituzioni nel riconoscere ed affrontare per tempo il problema: tanti e complessi i motivi che ancora oggi inducono alcuni a minimizzare, mentre Modena conta diverse persone sotto scorta per le minacce dei clan della criminalità organizzata, frequenti arresti per reati connessi alle mafie e tanti fatti (incendi dolosi, etc) decisamente sospetti.
La logica del confino, avviata dallo Stato nei decenni passati, ha fallito. La speranza che bastasse allontanare i mafiosi dai loro territori per impedirgli di nuocere, ne ha favorito l’insediamento in altre zone del Paese dove, nel tempo, sono state attivate reti criminali, alleanze, sviluppati nuovi settori di affari. Le cosche hanno potuto, nella distrazione dei più, spartirsi affari e territori, a volte in modo pacifico ed altre in modo violento. Hanno coinvolto i locali: non solo malavitosi ma professionisti disponibili e imprenditori in difficoltà. Hanno trattato con le nuove cosche provenienti dall’estero.
Certo non è la mafia con la coppola e la lupara. E questo la rende meno “visibile” e crea meno allarme sociale. Ma è altrettanto se non più pericolosa. Al nord le mafie, coscienti del diverso tessuto sociale e culturale, si sono vestite da uomini d’affari e si sono inserite nel traffico di rifiuti, nel settore commerciale e della ristorazione, nell’edilizia, negli appalti pubblici. Hanno ampiamente utilizzato l’usura, spingendo aziende in crisi ad indebitarsi e poi a vendere.
Oggi ad un radicamento permanente nel nostro tessuto economico e sociale, occorre contrapporre modalità di contrasto forti e strutturate.
A Modena, in Emilia, abbiamo istituzioni sane (con le dovute eccezioni, da Parma a Serramazzoni) e una società civile organizzata e dotata degli anticorpi. Da queste bisogna partire, creando collaborazioni, sinergie, facendo sintesi e sistema degli strumenti già attivi per fare di questa battaglia una battaglia comune, capace di sollecitare l’uscita allo scoperto e di offrire supporto a quella parte di mondo imprenditoriale che subisce il ricatto mafioso.
Il nostro Forum, aperto alla partecipazione e al confronto con gli esterni al partito, ha intessuto, insieme a diverse realtà associative e sindacali e ai singoli interessati, un percorso per definire proposte concrete alle istituzioni e alla città.
In primis stiamo studiando la proposta di una Commissione Consiliare Antimafia permanente per il Comune di Modena. Una commissione eventualmente supportata da un comitato di “esperti” che svolga funzioni di “comitato scientifico”: persone con una visione nazionale ed internazionale del problema, disponibili a mettere gratuitamente a disposizione le proprie competenze all’Amministrazione.
Ruoli della Commissione Consiliare potrebbero essere: effettuare monitoraggio costante, elaborare proposte, fare approfondimenti, essere punto di riferimento e contatto con tutti i soggetti istituzionali e associativi attivi, effettuare periodiche audizioni ed elaborare relazioni.
Un’altra ipotesi di lavoro, che vogliamo approfondire con il contributo di tutti, è l’attivazione di un “tavolo permanente di confronto unico” che raccolga tutti i soggetti che, a diverso titolo, si occupano di mafie e di contrasto alla criminalità (associazioni economiche, Prefettura e forze dell’ordine, istituzioni locali, associazionismo). Sono infatti fondamentali sia lo scambio di informazioni che la possibilità di condivisione dei percorsi e degli strumenti.
Occorre infine superare la logica “securitaria” con cui il tema della legalità è stato negli ultimi anni affrontato. Non ha prodotto risultati. Inseguire la destra sul suo terreno, cercare facile consenso con parole d’ordine, ordinanze, azione politica e controllo del territorio concentrato sull’immigrazione e sulla microcriminalità ha distratto le necessarie energie dalla lotta alla cosche mafiose. Riteniamo più utile dedicare persone ed energie, per fare solo un esempio, ai controlli sui cantieri edili alla ricerca di lavoro nero, evasione, infiltrazione mafiosa nei sistemi di subappalto, piuttosto che accanirsi sui bevitori di birra nei parchi.
Occorre, in questa fase di scarse risorse e personale contato, una definizione delle priorità. A nostro avviso, anche per salvaguardare – lo diciamo senza enfasi retorica – la nostra democrazia, la lotta alle mafie è al primo posto.
Per questo continueremo a elaborare e dettagliare le proposte sopra accennate, insieme alle associazioni, ai sindacati e a tutti coloro che vorranno partecipare e contribuire, per proporre alla città e alle sue istituzioni un piano di contrasto complessivo ed efficace sia sul livello politico che culturale, auspicando che sul fronte giudiziario la nuova sede DIA di Bologna sia realizzata e dia i risultati che tutti auspichiamo.
(Sinistra Ecologia Libertà – Federazione di Modena, Forum “Legalità, diritti umani e civili, Intercultura” – Sinistra Ecologia Libertà – Circolo di Modena)