Adesso che lo statuto della Fondazione Cresci@mo è stato approvato dal Consiglio comunale, è assolutamente necessaria una seria riflessione. Ascoltando i vari interventi di esponenti di maggioranza e opposizione degli ultimi giorni, dobbiamo purtroppo constatare che le premesse non sono buone: si interviene in materia senza avere una visione di prospettiva di trasformazione del welfare locale, spesso senza conoscere i fondamentali, quasi sempre con intenti strumentali e in modo contraddittorio.

Se l’orizzonte in cui ci dobbiamo muovere è quello di avere un modello pluralistico fatto da diversi tipi di gestioni (scuole comunali, paritarie, convenzionate, private, etc), serietà imporrebbe di verificare le condizioni in cui queste tipologie si trovano ad operare, valutando oneri, trattamenti e qualità del servizio. Se non si parte da lì, una vera comparazione non è compatibile con la verità dei fatti e quindi non ci si pone il problema di un sistema pluralistico bensì quello di svuotare le gestioni pubbliche invocando il solo criterio economico.

Da questa comparazione emerge che le scuole comunali costano di più per maggiori oneri (impropri) e maggior costo del personale rispetto al privato e al privato sociale (contratti di lavoro peggiori).

Altroché violazione della concorrenza da parte del pubblico, semmai l’opposto, quantomeno si può dire che siamo in regime di dumping sociale a favore del privato e del privato sociale. Chi accetta questa logica pensa ad una continua erosione dei servizi pubblici e forse anche agli interessi di chi si propone di ricevere dal pubblico la gestione di questi servizi.

E’ accettabile tutto questo? Per noi no!

Occorre trovare soluzioni valide per risolvere, come si è fatto in questo caso, il problema contingente e che abbiano allo stesso tempo la valenza di riforma e trasformazione del welfare locale per assicurare ad esso una prospettiva.

Inoltre non si è ancora compreso che il vincolo sul personale imposto dal Governo, seppur attenuato nei numeri, è peggio dei tagli lineari in quanto il mantenimento o meno del servizio pubblico, soprattutto quello sostenuto da personale specializzato, dipende dal numero delle uscite del personale di quel servizio. E’ chiaro a tutti che non possiamo far dipendere il mantenimento di un servizio, specialmente quelli più delicati e sensibili, dal comportamento e/o dal livello di pensionamento del personale, ecco perché occorre continuamente riorganizzare e trasformare per garantire la continuità dei servizi stessi.

Infine, ci sembra altrettanto chiaro che stiamo parlando, in ogni caso, di servizio pubblico e che al pubblico è assegnato il compito di governo e controllo del sistema; se non vogliamo che governo e controllo diventino funzioni vuote e facilmente aggirabili, il pubblico deve poter gestire in proprio una certa massa critica del sistema mantenendo il know-how necessario.

E’ difficilmente immaginabile un efficace ruolo del pubblico, anche sul sistema delle tariffe e delle rette, annullando il ruolo di produttore del Comune e attribuendo alle altre gestioni il ruolo di semplici fornitori.

(Cristian Favarin – Coordinatore Circolo SEL Modena, Gianni Ballista – per Coordinamento Federale SEL)