«Denuncio con forza l’impoverimento dei servizi che colpirà la montagna, nel caso si verifichino le chiusure ipotizzate del Tribunale di Pavullo, dell’ufficio del Giudice di Pace e di molti uffici postali in Appennino». Il Sindaco di Pavullo, Romano Canovi, pur non negando l’esigenza indifferibile di limitare le spese dello Stato e, nel caso specifico, della giustizia, invita tutte le parti in causa a riflettere con attenzione. «La mia – prosegue – non è classica la battaglia di retroguardia di chi arrocca a difendere il proprio orticello, ma è una presa di posizione che si basa su dati oggettivi e difficilmente contestabili. Ho letto con molta attenzione, i precisi e puntuali ragionamenti del Sostituto Procuratore Marco Imperato, con i quali egli accoglie con favore l’accorpamento dei Tribunali e mi rendo conto che il proliferare di sedi distaccate, spesso molto piccole, può dare un illusorio senso di maggiore efficienza, mentre spesso accade il contrario.

Lo stesso dottor Imperato, però, a mio avviso, centra il problema quando dice: “Quali uffici si salvano e quali vanno chiusi e con quali criteri”? Penso che i criteri che vadano presi in considerazione, oltre a quelli numerici, siano quelli della distanza, della vastità del territorio servito e della capacità della popolazione di muoversi con facilità. Afferma ancora il dottor Imperato: “La possibilità di spostarsi si è evoluta e 40/60 chilometri non sono più un’odissea”. Vero, ma in pianura, forse. Non certo in montagna, dove gli inverni sono lunghi, ne abbiamo avuto un esempio pochi mesi fa, dove le distanze percepite, per usare un termine di moda, sono diverse da quelle reali, dove la maggior parte dei cittadini è anziana, dove, per esempio, da Fiumalbo a Modena i chilometri sono una novantina, su strade spesso risalenti a due secoli fa. Attenzione, quindi, a non cadere nel ragionamento opposto di chi, a priori, si schiera contro qualsiasi razionalizzazione, calando la mannaia dei tagli in modo lineare e senza pensare alle conseguenze. Su Pavullo gravita quasi un terzo della provincia di Modena, il terzo più svantaggiato e che corre il rischio di essere ulteriormente indebolito, se i servizi andranno sempre più diminuendo».

«In quest’ottica, quindi – prosegue Canovi – ritengo assolutamente inaccettabili anche gli ulteriori tagli che Poste Italiane ha in previsione in Appennino e nel Frignano in particolare. A Pavullo abbiamo già dovuto subire la chiusura dell’ufficio postale di Coscogno, ora si parla di quello di Benedello. Noi, scusate, abbiamo già dato. Faccio mie le parole del vicepresidente della Regione Simonetta Saliera che ha detto: “Un’ulteriore riduzione dell’offerta peserebbe su persone che già vivono in situazioni di fragilità e precarietà”. Lei si riferiva soprattutto a chi è stato colpito dal recente sisma, ma il ragionamento si può allargare anche, se pur con prospettive diverse, alla nostra montagna. Non è possibile, quando si parla di servizi essenziali come gli uffici postali, liquidare il tutto solamente facendo riferimento all’aspetto economico e invocando l’utilizzo delle nuove tecnologie, viste come la soluzione dei problemi, quando, invece, in presenza di un’età media molto avanzata, i problemi li creano».

«Invito quindi – conclude il Sindaco Canovi – a ragionare con calma, senza preconcetti, affinché la giusta esigenza di contenere le spese, della quale siamo tutti consapevoli, non si trasformi in un’altra occasione di riduzione del già poco che la montagna ha».