La vendita da parte del Comune di Modena di azioni HERA e il progetto di fusione tra l’azienda emiliano romagnola e la veneta ACEGAS-APS rappresentano altrettanti colpi ai referendum dello scorso anno, quando la maggioranza assoluta degli italiani si è espressa in modo inequivocabile contro la possibilità di fare profitti con l’acqua e per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato.

Sono operazioni che rendono più difficile il percorso per riportare sotto il pieno controllo del pubblico e dei cittadini la gestione di beni essenziali per la vita di tutti emettono in pericolo la maggioranza pubblica nel capitale azionario di HERA, con il rischio di farla scendere sotto il 51%.

Non c’è nessuna garanzia che questo non accada, i patti di sindacato tra gli azionisti pubblici non sono eterni, quello attuale scade il prossimo anno, e il loro rinnovo dipende dalla volontà politica degli enti contraenti. Da questo punto di vista, non si può guardare che con grande preoccupazione al progetto di fusione tra HERA e ACEGAS APS che farà scendere la partecipazione dei comuni emiliano romagnoli sotto il 50 %, oltre ad allontanare ancor di più dal territorio l’azienda, rendendone più difficile il controllo da parte degli enti locali.

La vendita delle azioni HERA, sia pure quelle non vincolate al patto di sindacato, rappresenta anche una operazione di corto respiro: permette forse di tappare i buchi del bilancio di quest’anno, ma non consente all’ente locale di potere contare per il futuro sulle risorse.Cosa si venderà il prossimo anno per fare quadrare i conti?

I tagli dei trasferimenti agli enti locali sono parte di quelle politiche di austerità, portate avanti dal Governo attuale e da quello precedente, con le quali si obbligano i Comuni a cedere il loro servizi e il loro patrimonio ai privati e ai grandi gruppi economici.

Non si possono accettare passivamente e vanno contrastate politicamente. Anche gli enti locali devono attivarsi, chiamando i cittadini alla discussione e allamobilitazione per respingerle.

Per potere contare su risorse certe che non pesino ulteriormente su bilanci già precari è necessario battersi per restituire alla Cassa Depositi e Prestiti la funzione, che ha perso in seguito privatizzazione avvenuta nel 2003, di unico ente finanziatore a tassi calmierati degliinvestimenti degli Enti Locali.

E’ poi necessario agire in tutte le sedi istituzionali affinchè gli investimenti finalizzati a garantire il welfare locale e gli investimenti nei servizi pubblici locali siano sganciati dal Patto di Stabilità interna.

Ma non basta, alla luce delle recenti sentenze della Corte costituzionale (n.199 e n.200 del 2012) che hanno ribadito che il rispetto del referendum è un obbligo per tutti, occorre avviare al più presto il percorso per la ripubblicizzazione del servizio idrico, prendendo a modello l’Azienda speciale di diritto pubblico, l’unica forma giuridica che permette alle comunità di riferimentoun effettivo controllo sulla qualità e finalità dei servizi erogati.

 (Comitato Modenese per l’Acqua Pubblica)