ondata_calore_4Archiviato il 2012, si può ora tracciare un bilancio meteo-climatico definitivo per quanto riguarda le rilevazioni che si raccolgono da oltre 180 anni presso la stazione storica del Torrione di Levante dell’ex Palazzo Ducale, dove ha sede l’Osservatorio Geofisico del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

Va detto subito che il 2012 non smentisce la progressiva tendenza denunciata dagli esperti al riscaldamento del clima globale e locale: con una temperatura media annuale di 15,6°C l’anno appena passato è stato il terzo anno più caldo da quando a Modena si effettuano le rilevazioni. “Deve far riflettere – fa notare il metereologo Luca Lombroso dell’Osservatorio Geofisico universitario di Modena – che il podio degli anni più caldi sia concentrato, soprattutto, negli ultimi anni: il 2007 (15,9°C) al primo posto, il 2011 (15,8°C) al secondo, mentre questo terzo posto del 2012 è da condividere col 2000, col 2008 ed il 2009, a cui seguono i 15.5°C del 2005 ed i 15,2°C del 1997, del 2002 e del 2006. E’ notevole come l’unico anno veramente caldo non appartenente al XXI secolo sia stato il 1997 e che fra i venti anni più caldi troviamo tutti gli altri anni dell’attuale secolo, nonché anche il 1998 e 1999. Così come il global warming è ritenuto inequivocabile per la letteratura scientifica, anche il <Modena warming> è, dati alla mano, incontestabile. E viene da dire che la sua entità non è spiegabile per il solo apporto dell’isola di calore urbana e per l’espansione della città. Infatti a ben vedere sono saltati tutti i riferimenti climatici, poiché fra il 1961 e il 1990 la temperatura media annua di Modena era di 13.6°C, saliti a 14.3°C nel periodo 1981-2010, ma dal 2000 a oggi la media è salita a 15.2°C”.

Peraltro – rilevano dall’Osservatorio Geofisico universitario di Modena – mentre nell’ultimo secolo il pianeta si è riscaldato di circa 0.8°C, a Modena il riscaldamento è stato doppio, in quanto fa parte del cosiddetto “hot spot Mediterraneo”, una delle zone più sensibili al global warming per ragioni geografiche e meteorologiche.

Per quanto riguarda le piogge, il pluviometro posto sul torrione di Palazzo Ducale ha raccolto nel corso di tutto l’anno 435 mm, molti meno dei 658.4 mm di media climatica. Il 2012, pertanto, è stato il sesto anno più siccitoso. Il più secco risulta essere stato il 1834, ma è notevole che l’anno appena trascorso segua a ruota proprio il 2011, che con 420.7 mm è il quinto anno più avaro di precipitazioni piovose. “Per le piogge però – spiega Luca Lombroso – i segnali di cambiamento sono più complessi: mediamente le piogge non sono cambiate in modo apprezzabile, ma il 2011 e 2012, che con 824.7 mm complessivi sono il biennio più siccitoso dal 1830 a oggi, contrapponendosi ad un 2010 che, viceversa, è stato l’anno più piovoso dal 1896”.

Nonostante la scarsità di precipitazioni e le temperature mediamente ben più alte della media, il 2012 passa anche alla storia come l’anno del “nevone di febbraio”: complessivamente le precipitazioni nevose sono risultate pari a 90 cm, superando abbondantemente i 25 cm di media climatica, anche se nel 2010 è nevicato ancor di più con 113 mm. Prima del 2010 per trovare un anno nevoso come il 2012 bisogna risalire al 1956, mentre solo nel 1932 si è annotata più neve che nel 2010.

Per quanto riguarda gli estremi del 2012: il giorno più freddo è stato il 6 febbraio con -7°C, il giorno più caldo il 22 agosto con +37,3°C; il giorno più piovoso l’11 novembre con 46,5 mm e il giorno più nevoso l’1 febbraio con 24 cm. “Nessuno di questi giorni – precisa ancora Luca Lombroso – è stato da record: non lo sono i -7°C, usuali fino a fine anni ’60, anche rari ultimamente; non sono record i 37,3°C che, per contro, erano rari fino al 2000, mentre ora sono la normalità di quasi ogni estate. Di conseguenza il 2012, però, è stato uno degli anni recenti con la maggiore escursione termica fra il giorno più freddo e quello più caldo, ovvero 44.3°C. E’ andata peggio nel 2009 con 45°C, che tuttavia non è un record assoluto. Va comunque osservato che nel lontano passato la forte escursione annua era dovuta al gran freddo invernale, che era la normalità, mentre ora la causa va ricercata nel gran caldo estivo”. Ancor più estrema la situazione al Campus di Ingegneria in via Vignolese: fra i -13.6°C del 6 febbraio e i 39,6°C del 22 agosto lo sbalzo è impressionante, ben 53,2°C di differenza.

Previsione. Passata la perturbazione del 2 gennaio con la prima nevicata dell’anno in Appennino, ora assisteremo all’espandersi di un enorme e robusto campo di alta pressione e per l’Epifania le temperature sono previste in netto aumento, soprattutto in montagna, con giornate quasi primaverili in Appennino. Le nebbie in pianura potranno presentarsi in banchi nelle ore più fredde, ma in Emilia e, soprattutto, nelle città le temperature saranno ben oltre la media. Al momento per almeno 8-10 giorni non sono in previsione né freddo né neve. E in futuro? “Curiosamente – fa sapere il metereologo Luca Lombroso – per motivi complessi, è più facile formulare scenari sul clima futuro che previsioni stagionali: il riscaldamento previsto è fra 1,8 e 5°C circa entro il 2100. Per poterci adattare agli ormai inevitabili eventi estremi dovremmo restare entro una <soglia di sicurezza> di 2°C. La forbice di previsione sembra ampia, ma l’incertezza dipende soprattutto da scenari socio-economici, nonché dalle scelte quotidiane di noi tutti”.